di Antonio Sciotto

Un pos­si­bile incon­tro, dopo mesi di porte chiuse: ria­prendo per l’occasione la “sala verde” di Palazzo Chigi (quella della con­cer­ta­zione). La con­ferma degli 80 euro. Il Tfr in busta paga dal 2015. Un miliardo e mezzo per gli ammor­tiz­za­tori. Ma, dall’altro lato, il bia­simo per chi resta attac­cato a "tabù" risa­lenti a "44 anni fa". Il bastone e la carota per il sin­da­cato, nel suo discorso alla Dire­zione Pd, Mat­teo Renzi li dosa bene: tanto più dopo che ieri il ver­tice di Cgil, Cisl e Uil si è con­cluso con un flop, dopo un con­fronto di oltre 3 ore.

"Il sin­da­cato ha biso­gno di essere sfi­dato", ha detto il pre­mier, asse­gnando un potere sal­vi­fico alla poli­tica “gio­vane” del suo Pd nei con­fronti dei “Flin­tsto­nes” Cgil, Cisl e Uil. Senza dimen­ti­care l’attacco a "chi difende l’articolo 18, ma poi non lo applica al suo interno". E una striz­za­tina d’occhio a Mau­ri­zio Lan­dini, che chissà forse spera di sepa­rare da Camusso: con la pro­po­sta di discu­tere come primo punto, nella ria­perta “sala verde”, la legge sulla rap­pre­sen­tanza a cui tanto tiene il lea­der Fiom (gli altri due punti sono il raf­for­za­mento del secondo livello con­trat­tuale e il sala­rio minimo).

Susanna Camusso ha repli­cato che la Cgil "è pronta ad appli­care l’articolo 18 ai pro­pri dipen­denti, anche se la Costi­tu­zione non lo pre­vede". In serata, con una nota, la Cgil ha poi riba­dito che "con­ti­nua a pre­pa­rare la grande mani­fe­sta­zione del 25 otto­bre", pur dichia­ran­dosi "aperta al confronto".

L’intervento di Renzi, secondo la Cgil, ha sì "toni diversi dal pas­sato", ma nono­stante que­sto è apparso "vago, inde­fi­nito e con­trad­dit­to­rio, a par­tire dalle affer­ma­zioni sull’articolo 18". Ancora: "Non si tra­duce in pro­po­ste vere di ridu­zione delle forme contrattuali". La Cgil apprezza i rife­ri­menti del pre­mier alla mater­nità e all’estensione delle tutele, ma poi nota che «le risorse indi­cate non fanno intra­ve­dere, pur­troppo, un’effettiva universalità". Susanna Camusso, Raf­faele Bonanni e Luigi Ange­letti ieri non sono riu­sciti a fis­sare una mobi­li­ta­zione comune, ma hanno fatto sapere che «il con­fronto pro­se­gue per una piat­ta­forma unitaria».

Cer­ta­mente ha pesato la deci­sione di Camusso di acce­le­rare, spinta dal suo interno, sulla mani­fe­sta­zione del 25 otto­bre, che farà con tutte le sue cate­go­rie: inclusa la Fiom, i lavo­ra­tori del pub­blico impiego (arrab­biati per un con­tratto fermo da oltre 5 anni) e i tanti pen­sio­nati dello Spi, che chie­dono a gran voce gli 80 euro. Un magma di pro­te­ste che non pote­vano certo atten­dere i distin­guo di Bonanni e Ange­letti, peral­tro inde­bo­liti dall’imminente sosti­tu­zione al ver­tice delle rispet­tive confederazioni.

Ma su que­sta per­si­stente divi­sione tra i tre sin­da­cati, ha pesato anche la dif­fe­rente valu­ta­zione, soprat­tutto della Cisl, sulle riforme annun­ciate da Renzi, le mag­giori aper­ture mostrate rispetto alla can­cel­la­zione dell’articolo 18 – in cam­bio magari di più tutele per i pre­cari – e infine la volontà di aspet­tare la con­clu­sione della Dire­zione Pd. Che infatti, con l’offerta avan­zata da Renzi a ria­prire la “sala verde”, ha pro­ba­bil­mente ritar­dato ulte­rior­mente un pos­si­bile accordo su una mobi­li­ta­zione uni­ta­ria. Le let­ture restano insomma ancora diverse, sep­pur non si possa par­lare di vera e pro­pria “rot­tura” tra i tre.

Camusso, com­men­tando le parole di Renzi a Che tempo che fa, aveva mostrato ad esem­pio di non cre­dere alle pro­messe del pre­mier: "Si può fare pro­pa­ganda o fare un ragio­na­mento serio ma non mi pare ci sia, né nella delega né nelle sue parole, l’intenzione vera di ridurre il pre­ca­riato – ha detto la lea­der Cgil – Renzi non sa nep­pure che i co​.co​.co non esi­stono più, che val­gono solo per i pen­sio­nati. Esi­stono invece altre forme con­trat­tuali: i vou­cher, i con­tratti a pro­getto e le asso­cia­zioni in partecipazione".

Infine, l’affondo: "Renzi ha detto una cosa che non era mai stata detta in que­sto Paese: il punto è la garan­zia alle imprese della libertà di licenziare".

Al con­tra­rio Bonanni ha notato nelle parole del pre­mier una mar­cia verso la dire­zione che lui stesso ha indi­cato più volte, ovvero la volontà di disbo­scare la “giun­gla del pre­ca­riato”: nodo che preme alla Cisl, più dell’articolo 18. Non che alla Cgil que­sto non importi: ma quest’ultima ritiene che se dovesse cadere la tutela con­tro i licen­zia­menti ingiu­sti, cadrebbe qual­siasi altro sistema di garan­zie, comun­que lo costruisci.

Ange­letti ieri avrebbe ten­tato di mediare. Nei con­te­nuti, la Uil si è mostrata più vicina alle posi­zioni Cgil: "Non ha nes­sun senso – ha detto Ange­letti – ipo­tiz­zare uno scam­bio tra le tutele dell’articolo 18 e l’eliminazione di forme con­trat­tuali che ali­men­tano il pre­ca­riato. Se biso­gna inter­ve­nire, la dire­zione deve essere quella di non togliere niente a nes­suno, esten­dendo invece le pro­te­zioni a chi non le ha: que­sto sarebbe sensato".

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