di Alfonso Gianni 

I recenti dati Istat rivelano in termini statistici quello che peraltro si piò rilevare empiricamente, Se quest'anno i prezzi salissero al di sopra del 6% (la stina del governo è già un inquietante 5,8%) il nostro paese conterebbe un milione di poveri assoluti in più, equivalenti a oltre 400mila famiglie che non ce la fanno a tirare la fine del mese. Tra questi peggio va per chi vive al Sud, per i minori d'età, per le famiglie numerose, per gli stranieri, per i disoccupati. L'inflazione non è uguale per tutti. Nel 2021 a fronte di un’inflazione di +1,9% (dato generale), si registra un + 2,4% per le famiglie più povere e un +1,6 per quelle più abbienti. Nel primo trimestre 2022 il dato generale è +6% (indice Ipca, quello usato per rinnovare i contratti), mentre diventa +8,3% per le famiglie povere contro un +4,9% per quelle più abbienti: le prime acquistano più beni che servizi e i primi sono aumentati di più. La spesa per questi beni per le famiglie povere non si era ridotta neppure nel 2020, perché si tratta di beni essenziali e irrinunciabili. Se la guerra continua la situazione non potrà che peggiorare. Pace e questione sociale si tengono per mano. Molti sono i contratti da rinnovare. Senza un aumento dei salari, - non una semplice difesa dall'inflazione, visto che avevano già perduto il 2,9% del loro potere d'acquisto nell'ultimo trentennio - la situazione sociale diventa drammatica. "Pane, pace, lavoro" do you remember?

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