Germania 7 - Padoan 1

Il vertice dell'Ecofin, la riunione dei ministri dell'economia e delle finanze dell'area euro, è finito un po' come Brasile-Germania ieri sera. La proposta italiana di scorporare gli investimenti dal calcolo del deficit, avanzata non si sa con quanta convinzione dal presidente di turno, il ministro italiano Padoan, è stata bocciata dal solito asse degli "austeriani", composto dalla Germania e dai suoi satelliti.
Eppure Matteo Renzi, parlando da Venezia dove ha intrattenuto la platea raccontando la vita di Meucci in lingua anglotoscana, aveva persino circoscritto lo scorporo ai soli investimenti hi-tech. Ma hai voglia a parlare di "agenda digitale", "società della conoscenza" o "strategia di Lisbona", in Germania non si ragiona così: il debito è debito, le regole sono regole, sul 5 a zero si continua ad attaccare anche se l'avversario è già sepolto.
Ovviamente alla fine il vertice ha dato un po' di ragione anche agli italiani. Certo, ci vuole la crescita, lo dice pure il patto di Stabilità. Certo, un po' di flessibilità ci può stare, ma prima vogliamo vedere le riforme attuate: aprite i vostri mercati, cari italiani, cari greci, cari portoghesi. Noi tedeschi nel frattempo mettiamo un pedaggio autostradale solo per gli stranieri. E quanto alla flessibilità, vi ricordiamo che dovete mettere i conti a posto già a partire dal 2014. Vi faremo sapere, ci vediamo a settembre, venite preparati che interroghiamo.
E così Padoan, tutto raggiante, ha potuto raccontare di aver quasi vinto segnando l'ultimo gol. Ah, se non fosse stato per quelle altre sette reti...

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