Gambacorta: "Meglio moltiplicarsi che dividersi"

“….se la sinistra fosse brava nelle moltiplicazioni come nelle divisioni il corso della storia sarebbe stato diverso….”
Lessi molto tempo fa questa frase in un articolo pubblicato da “Il manifesto”. Era il commento del giornalista relativo all’uscita dell’area “cossuttiana” da Rifondazione Comunista, dopo che la direzione nazionale di quel partito aveva votato a maggioranza l’opposizione al Governo Prodi e l’uscita di fatto da quello che allora rappresentava il centrosinistra.
Ci si opponeva allora, a mio avviso giustamente, alle politiche neo liberiste che il governo Prodi attuava in campo sociale ed economico (la privatizzazione della Telecom avvenne pochi mesi dopo), all’imminente attacco bellico in Serbia, attuato dal successivo governo D’Alema, alla continua ed infinita precarizzazione del lavoro.
Oggi possiamo dire con assoluta certezza che quella scelta di campo era non solo obbligata, ma necessaria.
Credo che la crisi finanziaria, economica e politica che stiamo vivendo in questo nostro tempo abbia origine negli anni ’90, dall’idea egemone che c’era dell’Europa, più economica che politica, e dalla sconfitta storica che subirono, dietro la spinta demagogica di tangentopoli, i partiti di massa protagonisti della lotta di Liberazione e della nascita della nostra Repubblica.
La velocità con cui si manifestarono eventi epocali, come la caduta del muro di Berlino, il crollo dei paesi comunisti (Cecoslovacchia, Romania, Ungheria, Polonia) e dell’URSS non dettero neanche il tempo di analizzare e diagnosticare con serietà e necessari approfondimenti le cause di quel fallimento. La propaganda ebbe il sopravvento e l’ emotività sfruttata come speculazione politica.
E quindi, in una situazione così difficile, rilanciare istanze di uguaglianza e di giustizia sociale e ricostruire una forza politica di massa antiliberista, era impresa alquanto complicata. Non potevamo e non dovevamo essere subalterni e allo stesso tempo non potevamo isolarci.
E in questo difficile e controverso contesto storico, nonostante si ruppe l’alleanza con il centro sinistra e cadde il primo Governo Prodi, il partito fu abile a separare le questioni nazionali ed internazionali da quelle locali. Il PRC continuò ad essere presente in quei esecutivi (regionali, provinciali e comunali) e ad essere un elemento fondamentale ed importante per queste realtà territoriali, dove ne esistevano le condizioni.
Questa politica contribuì all’importante crescita che il partito registrò dall’elezioni regionali del 2000 a quelle politiche del 2006.
Oggi la crisi economica aggrava pesantemente le condizioni materiali di molti cittadini. E’ in crisi un modello di sviluppo ed industriale basato principalmente, quasi esclusivamente, sulla piccola media impresa. Molti cinquantenni sono senza lavoro con difficoltà estreme di ricollocarsi nel mondo del lavoro. Il sistema industriale umbro e fortemente in crisi e non si avvistano progetti per uscirne (vedi AST), la disoccupazione giovanile è altissima.
Da recenti studi viene fuori una realtà regionale dove si evince la funzionalità del ruolo pubblico della regione, soprattutto nella sanità che resta pubblica in un contesto nazionale dove l’ideologia delle privatizzazioni è ancora egemone; viene perseguita una politica abitativa rivolta alle fasci sociali meno abbienti, si propone con forza un intervento pubblico per salvare le acciaierie di Terni.
Credo che tutto questo sia stato possibile per la presenza nell’esecutivo e nel Consiglio Regionale di una forza politica come RC che ha saputo, con forza e determinazione, indicare queste istanze come priorità.
Ma oggi seguo un dibattito che definirei stantivo: fuori o dentro il centro sinistra.
Credo che siamo fuori tema.
La sinistra deve stare “nel gorgo”. Non possiamo disinteressarci ed estraniarci a quello che succede intorno a noi. Dobbiamo continuare invece ad essere protagonisti in Umbria, dove siamo al governo nella Provincia e nella Regione e in molti comuni, tranne che nei capoluoghi delle province, credo per valutazioni politiche elettorali sbagliate.
Dobbiamo essere incisivi e determinati, non dare per scontato niente. Ma dichiararci preventivamente fuori dal centrosinistra è, secondo me, un errore politico.
Non possiamo dividerci su questo, ma, al contrario, tutta la sinistra in Umbria dovrebbe convergere in una proposta politica unitaria, su temi d’attualità come la legge elettorale regionale, l’elezione del Presidente e del Consiglio Provinciale, sul futuro delle acciaierie di Terni.
Facciamo come nel 1998 distinguiamo le questioni nazionali da quelle locali. Le recenti elezioni europee ci hanno dato un’altra chance, non sprechiamola malamente. Dobbiamo trarre da questa esperienza l’insegnamento che dall’unità si deve ripartire, che dialogare è necessario, che avere rappresentati istituzionali aiuta la nostra causa, che per far questo è necessaria una buona legge elettorale.
Se abdichiamo preventivamente a questo compito andremo incorso, secondo me, ad una certa sconfitta. Evitiamolo!
Attilio Gambacorta
(Coordinatore Associazione Culturale Umbrialeft)

Recent comments
5 anni 23 weeks ago
5 anni 28 weeks ago
5 anni 28 weeks ago
5 anni 29 weeks ago
5 anni 29 weeks ago
5 anni 29 weeks ago
5 anni 29 weeks ago
5 anni 29 weeks ago
5 anni 30 weeks ago
5 anni 30 weeks ago