Di Prof. Daniele Mantucci (su folignonews)

FOLIGNO - Gli edifici, soprattutto quelli più prestigiosi, non sono soltanto dei neutrali contenitori di persone e cose, gli anodini e casuali spazi in cui i fatti avvengono, ma sono anche parte integrante di quei contenuti e di quei fatti: testimoniano cioè il cammino percorso e, soprattutto, rafforzano la volontà di proseguirlo.
Non è un caso che molte grandi istituzioni siano legate a determinati palazzi o addirittura vengano con essi identificati: basti pensare a Palazzo Chigi o a Palazzo Madama. Spessissimo, del resto, importanti fondazioni italiane, storici college inglesi, al pari di famose università americane utilizzano come logo l’edifico in cui hanno sede. Le scale di Palazzo Bernabò sono state salite da generazioni di studenti. Alcuni di loro hanno poi avuto un ruolo di primo piano nell’amministrazione della città, in importanti istituzioni nazionali e comunque nei settori professionali in cui si sono impegnati. Quasi tutti hanno ricevuto da quell’esperienza un’impronta formativa preziosa ed indelebile, per l’innegabile rilievo che gli studi classici conservano e per l’eccezionale valore culturale e umano di tanti docenti. Ognuno, al riguardo, avrebbe episodi da ricordare, emblematiche testimonianze da offrire.

Il Liceo Classico fu introdotto nell’ordinamento scolastico italiano con la generale riforma ideata e attuata, in soli sei mesi, dal grande filosofo Giovanni Gentile, che Mussolini, subito dopo la Marcia su Roma, aveva nominato Ministro della Pubblica Istruzione. Da quell’epoca lontana, la rivoluzione gentiliana e il Liceo Classico, che ne costituiva asse portante, sono arrivati ai nostri giorni, con variazioni in sostanza modeste. Durante il ’68 il Liceo Classico fu visto con sospetto, in quanto scuola di elite, cioè negativamente meritocratica ma soprattutto classista. In effetti lo era, anche se la soluzione andava cercata semplicemente nel senso di offrire a chiunque veramente lo meritasse, e non soltanto a chi proveniva da determinate famiglie, la possibilità di frequentarlo. Ed è quanto, tutto sommato, oggi avviene.

A Foligno, il Liceo Classico Comunale Federico Frezzi fu istituito, a Palazzo Bernabò, il 21 dicembre 1927. Quel liceo e quel palazzo hanno rappresentato, ma soprattutto potranno in futuro rappresentare, una preziosa bussola culturale per l’intera città. Sarebbe un fatto gravissimo, comunque, se Palazzo Bernabò cessasse di essere la sede e il simbolo del Liceo Classico, per divenire, come da qualcuno progettato, l’anonimo raccoglitore di attività eterogenee sotto il profilo istituzionale e difficilmente compatibili sul piano pratico. Peraltro, come ha ricordato Omar Proietti, il ritorno del Liceo a Piazza Spada darebbe nuova vita ai vicini esercizi commerciali e ad una parte importante del nostro sofferente centro storico.

Naturalmente sono consapevole dei problemi al riguardo evidenziati dal Sindaco Mismetti, secondo cui il restauro di Palazzo Bernabò, ormai di prossima ultimazione, sarebbe stato realizzato con l’obbiettivo di ospitare uffici comunali, provinciali e giudiziari. Tuttavia, prima di considerare ineluttabili tali variopinte destinazioni, si dovrebbe chiedere agli uffici tecnici del Comune un esatto preventivo delle opere e dei costi che sarebbero necessari per una (più opportuna) utilizzazione scolastica dell’edificio. Del resto, il centro storico è pieno di palazzi, ristrutturati con i contributi del terremoto, nei quali potrebbero forse trovare adeguata sistemazione gli uffici previsti a Palazzo Bernabò.

Si tratta certamente di una sfida difficile, una delle tante che attendono la città: ma unendo le forze, superando contrapposizioni esasperate e sterili, forse possiamo farcela. E a vincere sarebbe Foligno. 

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