Italia paese di tartassati. Nel nostro paese sono ben 162 i giorni 'divorati dal fisco' ogni anno. Ad affermarlo è la Confesercenti in vista del 'Tax Freedom Day', tradotto con il "Giorno della libertà fiscale", che nel 1990 poteva essere festeggiato il 20 maggio e nel 2013 dovrà attendere il 12 giugno. Colpa anche dell'aumento delle tasse locali, frutto del federalismo. Se nel 1990 bastavano infatti 8 giorni per pagarle ora ne servono 26 e dunque, per Confesercenti occorre "invertire una tendenza che penalizza le famiglie e le imprese del nostro Paese".

"Lo ha certificato, da ultimo, lo stesso Governo, con il recente Documento di economia e finanza: il nostro è il paese delle tasse, delle troppe tasse. - rimarca Confesercenti in una nota- abbiamo appena segnato il record della pressione fiscale, con il 44% del 2012, e già siamo pronti a superarlo di slancio con l'ulteriore aumento atteso per il 2013 (44,4%). E il futuro, sempre stando alle valutazioni ufficiali, non promette nulla di buono: le previsioni 'tendenziali' (quelle che diventeranno realtà se non si farà nulla) ci dicono che la 'maledizione' del 44% ci accompagnerà (decimo piu', decimo meno) almeno fino al 2017".

Comparando il nostro peso fiscale con gli altri Paesi emerge l'insostenibilità di quello italiano. L'Italia e' infatti "al primo posto in Europa nel 'total tax rate' (somma delle imposte sul lavoro, sui redditi d'impresa e sui consumi), con un 68,3% che ci vede quasi doppiare i livelli di Spagna e Regno Unito e ci colloca bel oltre quello della Germania (46,8%)". Inoltre siamo ai piu' alti livelli europei quanto a numero di ore necessarie per adempiere agli obblighi fiscali (269): 2,5 volte il Regno Unito, il doppio dei paesi nordici (Svezia, Olanda e Danimarca) e della Francia, un terzo in piu' rispetto al Germania. E in coda, fra i paesi Ocse, nella graduatoria di efficienza della Pubblica Amministrazione, con un valore (0,4) pari a un quarto di quello misurato per la Germania e il Regno Unito.

Il nostro, secondo Confesercenti, "è il paese delle tasse, delle troppe tasse". Abbiamo appena segnato il record della pressione fiscale, con il 44% del 2012, "e già siamo pronti a superarlo di slancio con l'ulteriore aumento atteso per il 2013 (44,4%)". E il futuro, sempre stando alle valutazioni ufficiali, non promette nulla di buono: "le previsioni "tendenziali" (quelle che diventeranno realtà se non si farà nulla) ci dicono che la "maledizione" del 44% ci accompagnerà (decimo più, decimo meno) almeno fino al 2017", avverte l'Associazione guidata da Marco Venturi.

L'Italia, poi, si colloca al primo posto in Europa nel "total tax rate" (somma delle imposte sul lavoro, sui redditi d'impresa e sui consumi), con un 68,3% che ci vede quasi doppiare i livelli di Spagna e Regno Unito e ci colloca bel oltre quello della Germania (46,8%). Siamo, poi, ai più alti livelli europei quanto a numero di ore necessarie per adempiere agli obblighi fiscali (269): 2,5 volte il Regno Unito, il doppio dei paesi nordici (Svezia, Olanda e Danimarca) e della Francia, un terzo in più rispetto al Germania. Infine siamo "in coda, fra i paesi Ocse, nella graduatoria di efficienza della Pubblica Amministrazione, con un valore (0,4) pari a un quarto di quello misurato per la Germania e il Regno Unito".

Nella "vorace" crescita della tassazione, un ruolo nuovo e certamente non secondario - denuncia Confesercenti - è stato rivestito dalla finanza locale. All'ombra del federalismo, si sono registrate "abnormi impennate del prelievo". Per fronteggiarle, il cittadino medio ha dovuto impegnare una quota crescente dei frutti del proprio lavoro: se nel 1990 le imposte locali assorbivano l'equivalente di meno di 8 giorni di lavoro annuale, nel 2002 l'impegno risultava triplicato e nel 2013 finirà per toccare i 26 giorni. "Una crescita, insomma, di quasi il 250% in poco più di venti anni".

Fonte: rassegna.it

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