Festival delle Nazioni/Ambasciatore Armenia: c'e' una campagna di demonizzazione

(di Paolo Occhiuto) (Ansa) - CITTA' DI CASTELLO - A cento anni dal genocidio del popolo armeno, esiste ancora il problema di una sua "deumanizzazione e demonizzazione, e mi riferisco in particolare alla massiccia campagna armenofoba promossa dal governo dell'Azerbaijan", anche se naturalmente con altri strumenti rispetto al passato. Lo sostiene l'ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia, Sargis Ghazaryan, in Umbria per fare visita al Festival delle Nazioni di Citta' di Castello. La cui edizione 2014 e' dedicata proprio alla "terra delle pietre urlanti".
Inevitabile il riferimento, oggi, ad altre persecuzioni di cristiani, e l'ambasciatore e' molto esplicito. "Da cento anni, non senza una certa frustrazione - dice all'ANSA -, mettiamo in guardia la societa' civile e la comunita' internazionale sulla necessita' sia di una prevenzione che di una condanna di crimini di questo genere affinche' non possano piu' ripetersi. Questa denuncia e' diventata ancora piu' forte con la nascita della nostra repubblica. Abbiamo da tempo indicato i segni premonitori di altri genocidi in preparazione. Certamente – aggiunge Ghazaryan - noi oggi siamo schierati in modo forte contro ogni sopruso perpetrato contro una comunita' in quanto tale, mi riferisco in particolare, alle comunita' cristiane e agli yazidi in Medio Oriente. Infatti, e' imminente l'invio del contingente armeno alla missione Unifil, sotto comando italiano, in Libano del sud".
E' per questo evidente che il centenario del genocidio per gli armeni rappresenta un pezzo fondamentale della propria identita'. Il Paese puntera' sull'informazione, sul sistema dei media, sulla scuola e l'Universita' per preservare la memoria e combattere il negazionismo.
"Quel crimine - sostiene ancora l'ambasciatore - ha plasmato e condizionato la nostra identita', sia per il fatto in se' che per i valori universali che vi sono legati. Allo stesso tempo ha segnato il nostro riscatto, l'indipendenza dell'Armenia, appunto". E ricorda che Hitler prese il genocidio armeno come una sorta di "modello di riferimento". "Ecco - sottolinea - ricordare quelle vicende e' oggi la nostra risposta a Hitler".
Il Festival delle Nazioni in corso a Citta' di Castello sta esplorando la variegata composizione della cultura musicale armena, sia dal lato piu' "colto" (il Concerto per violino di Aram Khachaturian che ieri sera ha aperto il festival) sia da quello piu' popolare (Jordi Savall con il suo Hesperion XXI questa sera). Una cultura musicale molto forte nei suoi tratti originali ma nello stesso tempo aperta alle influenze delle culture circostanti.
"Le interazioni con identita' e culture diverse - spiega l'ambasciatore - ci hanno portato a contaminazioni culturali che ci hanno rafforzato e arricchito, si tratta di processi a doppio senso, ma non abbiamo mai dimenticato chi siamo stati e vogliamo essere".
Ovviamente, con alcune, ma notevoli, eccezioni, e l'ambasciatore cita prima di tutti l'Impero Ottomano. Un centenario che non sa di passato, quindi, anche perche' i problemi per gli armeni non sono finiti, se si pensa, come sottolinea ancora Ghazaryan, che "di quattro stati confinanti, due, Turchia e Azerbaijan, hanno chiuso unilateralmente le frontiere con l'Armenia". "E che in particolare - aggiunge – i segnali di ostilita' da parte dell'Azerbaijan sono continui soprattutto per la questione del Nagorno Karabakh. Mi riferisco all'escalation militare messo in atto da Baku contro l'Armenia e il Nogorno Karabakh poche settimane fa, all'uccisione di civili armeni, alle minacce di guerra circolate via twitter dal presidente azero e agli arresti di massa delle poche ed ultime voci audaci della societa' civile azera, impegnati in processi di riconciliazione con gli armeni. Ma adesso - conclude - vi e' una solidarieta' trasversale nell'arena internazionale, nella condanna di tutto cio'".

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