di Isabella Rossi - C’è un albergo in fiamme proprio qualche fila di scale sotto via Podiani. Alla seconda stanza di “Burning hotel”- progetto itinerante di Cristiano Carotti - ha dato spazi e continuazione la Galleria Miomao di Perugia con una mostra dal titolo: “Sospesi tra il circo e la notte. Burning Hotel 02”. A fruirne è innanzitutto una sensibilità maturata in scenari multimediali e comune ad una generazione di trentenni spesso più fruitrice che protagonista di contesti artistici difficilmente aperti al rischio. Un generazione che in Italia fa fatica a raccontarsi al grande pubblico. La visione che ne emerge si propone come preziosa chiave di lettura - e antidoto contro cliché giovanili assorbiti dai reality - di riti e linguaggi, di paure e visioni. Si comincia con un aperitivo. Ad attendere i visitatori ci sono, fra gli altri, un lui e una lei sullo sfondo di un’evocativa fabbrica tradotta in icona. Due bocche spalancate in un grido, fotogrammi su cui la pittura ha scolpito delle maschere servendo, in pratica flûte, un pretesto quotidiano per l’“happy hour”. Teste reinventate, sfigurate, incendiate, spogliate di ogni membrana o ricoperte da maschere e parrucche. Elemento costante, insieme ai palombari, agli scafandri e alle uniformi, di un immaginario popolato da visioni “surreal pop” e irrimediabilmente sedotto dalle infinite varianti liberate dalla legge della contaminazione. Basta scendere qualche scalino e il progetto pittorico trova nell’allestimento della stanza numero due del Burning Hotel un’interessante interpretazione spazio-temporale. Da subito diventa efficace l’invito ad entrare in un racconto del reale, in un immaginario in cui è fermentata la lezione dell’inconscio. Un magma da cui affiorano nostalgie e feticci, e si fanno largo lontani echi di conoscenze e ciclici desideri di illusione. Categorie che, per esplicita volontà di Carotti, dialogano tra loro ipotizzando un prima e un dopo e un durante “sospesi tra il circo e la notte”. Dopo la prima stanza, “istallazione site specific presso il centro culturale Palmetta” – e la numero 2, a Perugia sino 6 gennaio, il progetto dell’artista ternano vuol proseguire in Italia e all’estero.

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