di Clara Statello 

Le elezioni presidenziali in Ucraina non si terranno. Né a marzo 2024 né dopo, finché il Paese sarà in guerra e sarà in vigore la legge marziale. Dopo mesi di valutazioni, con i partner statunitensi e europei disposti a sostenerne i costi, arriva il “niet” di Zelensky: “Dobbiamo stabilire che ora è il tempo della difesa, il tempo della battaglia da cui dipende il destino dello Stato e del popolo, e non delle rimesse in gioco che solo la Russia si aspetta dall'Ucraina. Credo che ora non sia il momento delle elezioni”.

In soldoni, a differenza degli altri Paesi democratici, nella “giovane democrazia ucraina” – come viene definita unanimemente sui media occidentali – il voto non è il momento supremo dell’espressione della volontà del popolo, ma “prematuro” e “vantaggioso per la Russia”.
 “E se è necessario porre fine a questa o quella disputa politica e continuare a lavorare solo in unità allora lo Stato dispone di strutture capaci di porvi fine e di dare alla società tutte le risposte necessarie. In modo che non rimanga spazio per i conflitti e per il gioco di qualcun altro contro l’Ucraina”, prosegue Zelensky, ammettendo forse per la prima volta l’esistenza di divisioni all’interno del regime di Kiev.

I fatti suggeriscono che sia arrivato il momento della resa dei conti tra vertici politici e militari, tra il presidente ucraino e il comandante in capo delle forze armate, Valery Zaluzhny.Giallo sulla morte di Chastyakov

La chiusura definitiva di Zelensky sulle elezioni arriva la sera di lunedì 6 novembre, durante il quotidiano discorso serale del presidente ucraino. Pochi minuti prima sul canale Telegram di Strana era stata lanciata la notizia della morte a causa di un’esplosione di Gennady Chastiakov, assistente di Zaluzhny.

“Nel villaggio di Chaiki, un militare di 39 anni è morto in casa a causa di un maneggio imprudente di una granata. Suo figlio di 13 anni è rimasto gravemente ferito ed è stato ricoverato in ospedale", ha detto Maryana Reva, portavoce del Ministero degli Interni.

La notizia è stata confermata subito dallo stesso Zaluzhny, che però ha smentito la versione del ministero degli Interni. Il suo assistente sarebbe stato ucciso da un pacco bomba. L’esplosione è avvenuta quando ha scartato uno dei regali ricevuti. Era il suo compleanno.

Questa versione, riportata anche dalla rivista Espresso vicina a Poroshenko, è confermata anche dalla moglie, che si trovava in casa. Il regalo gli è stato consegnato dall'assistente senior del vice comandante in capo delle forze armate Timchenko. Secondo una prima versione avrebbe dovuto contenere una bottiglia con bicchieri shot, poi una bottiglia con bicchieri a forma di granate, poi una bottiglia con delle granate vere, secondo le versioni di polizia e ministero degli Interni.

“Tirò fuori una scatola regalo con dentro delle granate e cominciò a mostrare una delle munizioni a suo figlio. Queste erano nuove granate in stile occidentale. Per prima cosa, il figlio ha preso le munizioni tra le mani e ha iniziato a girare l'anello. Il soldato ha poi preso la granata dalle mani del bambino e ne ha estratto l'anello, provocando una tragica esplosione. Nell'appartamento, la polizia ha trovato altre 5 granate inesplose di questo tipo. Verranno inviati per l'esame”, ha dichiarato in una comunicazione ufficiale il ministro Igor Klimenko.

Perché un militare dovrebbe tirare l’anello di una granata con il figlio accanto, per il giorno del suo compleanno? Le fonti ufficiali non lo spiegano, il giornalista Tsaplienko si limita ad ipotizzare che il maggiore avrebbe scambiato la bomba a mano con un bicchiere souvenir. La versione è debole rispetto a quella dell’attentato, riferita dalla moglie e da Zaluzhny, considerato uno dei principali avversari politici di Zelensky, in caso di elezioni presidenziali.

L’attentato o sabotaggio suonerebbe come un avvertimento chiaro: queste elezioni “non s’hanno da fare”. Pochi dubbi sugli esecutori, la firma è chiaramente dell’SBU.

La caduta degli dei

Risalta la tempestività tra l’annuncio di Zelensky e la morte misteriosa dell’assistente del suo principale rivale in una possibile corsa per la presidenza. Interpellato dall’Antidiplomatico per un commento, il colonnello Vitaly Kiselev della Repubblica Popolare di Lukansk ricorda che la rivalità tra Zelensky e Zaluzhny va avanti dal tritacarne di Bachmut “sotto pressione dei servizi occidentali”. L’ipotesi dello scontro tra servizi britannici e statunitensi è sostenuta anche da Mikahil Kononovich, dissidente politico di Kiev. Come si ricorderà, Zelensky era irriducibile sul mantenimento della “fortezza Bachmut”, mentre Zaluzhny voleva ripiegare dalla città per concentrare le forze su punti più strategici del fronte, presumibilmente su indicazione della Casa Bianca e della NATO.

A fine gennaio 2023, Zaluzhny aveva devoluto all’esercito un milione di dollari ricevuti in eredità da un cittadino ucraino-statunitense. Alcuni commentatori hanno considerato la donazione come un primo passo per la conquista di Bankova. Nel corso dei mesi la sua popolarità è aumentata a scapito di quella di Zelensky, che potrebbe perdere la sfida con il suo generale.

Lo scontro tra il capo politico e il capo militare dell’Ucraina si è fatto più acceso dopo il fallimento della controffensiva estiva. Come rivelato dalla premier Giorgia Meloni ai prankster russi Vovan e Lexus, c’è una certa stanchezza dei partner occidentali e si cerca una exit strategy per l’Ucraina. Non possiamo sapere se questa exit strategy si chiami Valery Zaluzhny, che alcuni giorni ha dichiarato a The Economist che la “guerra è ad un punto morto” e che senza una svolta tecnologica non ci sarà un esito positivo.

Kiev ha inteso queste affermazioni come disfattismo e tradimento. Zelenzky ha dunque rimosso dal suo incarico il comandante delle forze speciali ucraine, Viktor Khorenko, un uomo di Zaluzhny. Il giorno dopo un ordigno esplosivo esplode misteriosamente tra le mani del suo assistente, uccidendolo. Poi ha confermato l’annullamento delle elezioni, probabilmente per chiudere definitivamente la strada al suo avversario, dopo i due “avvertimenti”.

“A Zaluzhny fu più volte ventilata la possibilità di essere rimosso dall'ufficio di Zelensky. La morte dell'aiutante di Zaluzhny non è un caso raro in Ucraina”, commenta Kiselev, aggiungendo che l’attentato a casa serva a Zelensky per “confermare il suo potere e la sua forza. Avrà certamente un impatto sul potere della giunta di Kiev”.

Secondo Readovka la “battaglia in corso sposterà l’equilibrio tra i gruppi di influenza britannici e americani nel governo ucraino”. Zaluzhny rappresenta il “blocco filoamericano”.

La corsa di Arestovich

C’è un terzo attore in questa intricata vicenda: l’ex consigliere dell’Ufficio politico del presidente, Alexey Arestovich, che dopo aver annunciato la sua candidatura alle presidenziali, lunedì è volato negli Stati Uniti alla ricerca di un endorsement.

Arestovich è una figura eccentrica nello scenario politico ucraino e non sembra avere la forza per diventare un capo di Stato. Potrebbe invece essere un candidato da “sparring” per delle elezioni con un esito scontato.

Dopo la morte di Chastiakov ha pubblicato sul suo profilo Facebook un messaggio per Zelensky, dal minaccioso titolo: “Ultimo appello alla sanità mentale del Presidente”.

Nel post scrive che solo Zelensky ha la “chiave” della vittoria o della sconfitta.

“La chiave è cambiare la propria politica in una più efficace” e da ciò dipenderanno gli aiuti statunitensi, afferma.  “Non c'è altra scelta. – prosegue - Un'ultima possibilità”. Poi l’avvertimento: “E non fare l'ultimo errore. Non toccare Zaluzhny”.

L’impressione è quella di una manovra a tenaglia contro Zelensky.

Il nodo delle elezioni

Zelensky aveva sospeso le elezioni con la legge marziale ma, su pressione statunitense, a fine agosto aveva riaperto a questo possibilità ponendo tre condizioni, tra cui un finanziamento da 5 miliardi di dollari. Inizialmente contrario, il consigliere capo dell’Ufficio del Presidente, Mikhailo Podolyak, recentemente aveva parlato della possibilità di andare alle urne.

"Non chiudiamo questa pagina. Il presidente dell'Ucraina sta valutando e soppesando diversi pro e contro", aveva detto il ministro degli Esteri Dmitro Kuleba venerdì in conferenza stampa.

La decisione si sarebbe dovuta prendere entro un mese, un mese e mezzo. Poi, domenica, la fuga in avanti del deputato Goncharenko, che in una dichiarazione rivela la data delle elezioni: il 31 marzo 2023. Questa mossa sembra aver messo Zelensky con le spalle al muro. Lunedì annuncia che le elezioni sono premature e farebbero il gioco della Russia.

Sulla questione è intervenuta subito la Corte Costituzionale, mettendo in dubbio la stessa “legittimità di un presidente eletto durante la guerra” per via “degli ucraini che vivono nei territori occupati”, a cui verrebbe preclusa la possibilità di partecipare alle elezioni, sia con il voto sia candidandosi.

Questa dichiarazione, rilasciata dal rappresentante del presidente alla Corte costituzionale Fyodor Venislavsky, suona come la confessione dell’incostituzionalità del voto nel 2014 e nel 2019 e dunque degli incarichi prima a Poroshenko e poi Zelensky. Tuttavia la ratio è utilizzata dal giudice costituzionale solo per impedire le future elezioni, non ha valore retroattivo.

La decisione delle autorità ucraine di non tenere elezioni nel Paese sarebbe coerente con la costituzione del paese, ritiene il portavoce del Dipartimento di Stato, Vedant Patel. Le sue parole sembrano essere la pietra tombale sulle presidenziali. Ma non allo scontro tra Zelensky e Zaluzhny.

Fonte: l'Antidiplomatico

 

 

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