di Antonio Torrelli

TERNI - L’azienda può essere il nuovo volano del settore che ora vede in ginocchio Basell e Meraklon. E tutto grazie all’impennata delle vendite di bio-shopper, raddoppiate dopo la disposizione europea che ha reso obbligatoria la biodegradabilità del prodotto.

Negli ultimi tempi, infatti, le aziende produttrici di bio-shopper sono passate da 20 a 40, un incremento che fa ben sperare per l’intero settore. Ma non solo.

La possibilità di imporsi meglio all’interno del mercato, deriva dal fatto che la stessa Novamont gode della fortuna apportata dal brevetto ideato da Catia Bastioli, la foligante che di fatto ha inventato il composto a base di amidi e oli vegetali (il Mater-bi) con cui vengono realizzati i bio-shopper. Un insieme di green-economy e rilancio della chimica che potrebbe far ben sperare per il futuro di Basell e Meraklon. E i numeri, a tal proposito, parlano chiaro.

Con 80 mila tonnellate di sacchetti prodotti fino ad oggi, una quota di mercato nazionale pari al 60 per cento e 214 occupati (nel 2010 erano 173), si può dire che l’azienda non ha nulla da temere.

Soprattutto in un momento di crisi estrema che sta mettendo in pericolo il futuro di Basell e Meraklon (quest’ulitma ha annunciato ieri l’avvio delle procedure per 240 licenziamenti), le quali invece potrebbero un giorno rientrare nel gruppo nascente delle aziende produttrici di bio-shopper.

Un risultato che salverebbe non solo centinaia di lavoratori, ma che determinerebbe anche una grande conquista per il futuro dell’economia. E portare l’Umbria ad essere una delle regioni capofila nel campo della green-economy.
 

Condividi