di Elio Clero Bertoldi

ASSISI - Ecco il volto di San Francesco (1181-1226). Come lo ha ritratto Cimabue (1240-1302) sulla scorta di testimonianze di persone e confratelli che avevano visto o vissuto con il “poverello di Assisi”. Dopo dodici mesi di intensi e delicati lavori - pagati grazie allo sponsor “Ferrari” (300mila gli euro versati dal “Cavallino rosso”) - nel transetto di destra della chiesa inferiore della basilica di Assisi torna a splendere, con i colori originali (o almeno il più vicino possibile a quelli utilizzati dal pittore toscano), la figura per intero del patrono d’Italia. Il restauro è il frutto della fatica, della competenza e dell’abilità della équipe della Tecnireno e del restauratore capo della basilica, Sergio Fusetti. 

Francesco, nell’opera, presenta un volto magro, lungo, orecchie a sventola e le stigmate sulle mani e sui piedi, il primo tra i santi di tutti i tempi a mostrare i segni, sul proprio corpo, della sofferenza patita da Cristo in croce.

Il figlio del ricco commerciante di stoffe Pietro Bernardone e di Madonna Pica, forse una provenzale, venne ritratto nel grande affresco noto come la “Maestà di Assisi” o, anche, “La Madonna in trono con Bambino”, eseguito da Cimabue tra il 1285 e il 1290. “Abbiamo liberato la figura del santo dai rifacimenti e dalle aggiunte, non sempre rispettose dell’originale (venne aggiunta anche la barba sul volto del “poverello”, nda) succedutesi nel corso dei secoli...”, ha chiarito Fusetti.

Ma è davvero questo il “vero volto” del santo? Proprio ad Assisi si conserva il “ritratto” opera del misterioso (solo perché non si hanno notizie certe sull’autore) “Maestro di San Francesco” (gli esperti lo ritengono operativo tra il 1269 ed il 1280). Proprio su questo artista verrà inaugurata una mostra tra qualche giorno, che resterà aperta dal 9 marzo sino al 6 giugno, nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. Chi vorrà potrà farsi una idea più precisa confrontando l’opera di Cimabue e quella, di qualche lustro precedente, del “Maestro di San Francesco”. Qualche studioso sostiene che quest’ultimo artista, forse allievo di Giunta Pisano (1190-1260), fosse un religioso.

Chi ha studiato “Storia Francescana” (et quorum ego) rammenta la descrizione che di Francesco propose il francescano Tommaso da Celano (1200-1260), poeta e scrittore e che i docenti universitari Stanislao da Campagnola, come il suo predecessore Ilarino da Milano, amavano ricordare. Eccola: “Era di statura mediocre, accostantesi al piccolo. Aveva testa regolare e rotonda, viso un po’ lungo e sporgente, piccola e piana la fronte, di giusta grandezza gli occhi neri e pieni di semplicità, capelli neri, sopracciglia diritte, naso regolare sottile e diritto, orecchie staccate ma piccole, tempie piane...” Ed ancora: “Uniti i denti uguali e bianchi, labbra piccole e sottili, barba nera e rada, collo fine, spalle diritte, braccia corte, mani scarne, dita lunghe, unghie snelle, piedi piccoli, pelle delicata”. 

Avesse o no, gli orecchi a sventola, bello, insomma, Francesco non lo era. Tuttavia sapeva ammaliare, con i suoi modi eleganti e la parola fluente, i grandi della terra (papi, imperatori, il Saladino) e gli ultimi, gli intellettuali e gli analfabeti, i religiosi e i laici. 

Ed il suo fascino resta vivo ancora oggi. Non solo tra i credenti, col pontefice gesuita tra i primi, tanto da aver assunto il suo nome.

 

 

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