di Maurizio Acerbo 

Salutiamo con sollievo le dimissioni di Draghi, un presidente che non ci mancherà. Speriamo che non ci ripensi. 
Il bilancio del suo governo è fallimentare come il complesso di una carriera costruita con la svendita del nostro paese e poi lo strangolamento della Grecia. 
Anche nella scelta di dimettersi evidenzia la solita malcelata arroganza e il suo disprezzo per la democrazia costituzionale. Già è accaduto che altri partiti - Lega e Italia Viva - non votassero importanti provvedimenti. Perché non si è dimesso allora? Evidentemente ora usa M5S come scusa per lasciare.
La caduta del governo della guerra è una buona notizia. Rimangono i problemi che il governo Draghi non ha voluto affrontare: carovita, precarietà del lavoro, bassi salari, crescita della disuguaglianza e della povertà, questione ambientale, mancato rilancio del settore pubblico a partire da sanità e scuola. Il M5S ora sia coerente e rompa col Pd che è il partito più guerrafondaio e draghiano. 
Il casus belli è stato l'inceneritore di Gualtieri su cui si è compattata tutta la coalizione di governo.
Ma va ricordato che Draghi e Orlando hanno di fatto detto no a salario minimo. 
Lavoriamo per un'alternativa popolare e pacifista a questa classe dirigente che ha impoverito il paese e ci ha portato in guerra.

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