di Stefano Vinti
La storia è maestra, ma non ha scolari. Però quella di TIM è impressionante. In poco più di 20 anni: nel 1999 Tim fattura a 27 miliardi di euro, oggi appena 15; aveva 8 miliardi di debiti netti, oggi 17; contava 120 mila dipendenti, oggi 40 mila. Sono 300 milioni l'ammontare di stipendi e buonuscita agli ineguagliabili manager che si sono succeduti alla guida dell'azienda. Veri e propri carnefici industriali.
Questa incredibile privatizzazione ha inizio nel 1997 con il governo Prodi e direttore del ministero del tesoro, Mario Draghi. Lo Stato incassa 26 mila miliardi di lire ma la FIAT con lo 0,6% delle azioni dirige le operazioni. Nel 1999, Roberto Colaninno, scala l'azienda con 30 miliardi spalleggiato dal premier D'Alema. Il debito schizza in alto. Nel 2001 arriva Marco Tronchetti Proverà e il debito continua a crescere. Nel 2007 compra la cordata formata da Mediobanca, Generali e Intesa, e si ritrovano l'azienda già spolpata. Poi è arrivata Vivendi. Oggi con l'ipotesi Kkr siamo difronte al probabile e tragico 'spezzatino' con la separazione della rete fissa dai servizi.
Un furto senza precedenti ai danni dei contribuenti italiani.
 

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