Di Ciuenlai – Stavolta i Mohicani sono più di uno. Anzi sono la maggioranza del gruppo consiliare del Pd nella Regione Umbria. Resistono e continuano a perseguire il loro obiettivo di respingere le dimissioni della Governatrice inducendola a ritirale per proseguire la legislatura fino alla sua conclusione.

Prendere un anno  “sabbatico” e ben retribuito, sperando che tra 12 mesi, “come spesso capita di questi tempi”,  l’aria sia cambiata e che quindi tutto e tutti  possano tornare in ballo, compresi  gli oggi senza speranza della specie Chiacchieroniana.  Una tesi “ di profonda strategia politica” che però nasconderebbe, secondo alcuni membri della segreteria del Pd, anche una manina “romana”, che avrebbe tutto l’interesse a creare una situazione di caos, per la felicità del nuovo segretario Zingaretti.

Eh si perché è difficile comprendere come, si sia potuti arrivare al 18 maggio, ad una settimana prima delle elezioni, per prendere una decisione che, comunque vada, cadrà come una tegola sopra le sorti del PD alle prossime amministrative. Se, infatti,  decidono di accettare le dimissioni e la fine della legislatura, decretano il loro fallimento, se vanni avanti si espongono a sette giorni di propaganda sulla sindrome “democratica” di “poltronismo acuto” .

Romizi e compagnia non sanno chi ringraziare per questo indiretto apporto di voti che lo avvicina sempre più a quel fatidico 51%, che fino a qualche mese fa, tutti ritenevano impossibile, commenta un dirigente di via Bonazzi. Ed è difficile capire questa resistenza in una situazione nella quale i numeri sono ballerini. Ci vogliono 11 voti per approvare una mozione che respinge le dimissioni. Complessivamente la maggioranza può contare su 13 possibili consensi. Sulla carta perché Leonelli  terrà duro e non voterà il documento, Paparelli è in bilico tra il no e l’adesione critica, un po' come Solinas; La Marini votà?  Barberini partecipa? Quindi i sicuri sono solo 8. A meno che, i contatti che ci sarebbero stati in questi giorni (qui il condizionale è d’obbligo) con alcuni membri dell’opposizione, portino al voto segreto, nel quale si potrebbero recuperare alcuni consensi extra maggioranza .

Se non fosse così a che porterebbe un voto che fa deflagrare il gruppo del Pd e la maggioranza in tanti pezzi ? Al caos e ad una nuova e storica sconfitta alle amministrative.  Orlando dovrà scongiurarlo, ma se davvero esiste qualcuno che ha il detonatore “a distanza” in mano pronto ad usarlo, potrà fare poco, anzi niente, perché il suo sarebbe un fallimento che ricadrebbe non su chi pigia il bottone , ma su di lui che non è riuscito ad evitare il botto-

P-S. 1 - E’ un caso che non si sia scomodato il segretario. O si è pensato che tenerlo al coperto era meglio?

P.S. 2 – E’ singolare che quelli che, oltre ad onorare, inascoltati,  le proprie convinzioni, rispettano le indicazioni “del partito” sono un perugino  di area repubblicana (Leonelli) e un ex saraggattiano di Terni (Paparelli), mentre le disattendono tutti quelli che vengono dall’ex Pci. 

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