I dati diffusi dalla CGIA di Mestre ci dicono che: “In quindici anni, il valore aggiunto reale dell’industria dell’Umbria è sceso del 28,3%, con una variazione in negativo di 1,5 miliardi”.

Si è passati da un valore aggiunto annuo di 5 miliardi e 641 milioni a poco più di 4 miliardi, una variazione più alta rispetto alla media nazionale, che è di -8,4%, ma anche di quella delle regioni del centro, che è -14,2%. Questo a conferma, come più volte è stato sostenuto da più parti, della debolezza dell’apparato industriale umbro e delle gravi difficoltà che ha l’Umbria nel produrre ricchezza. A niente valgono le espressioni ottimistiche, surreali, propagandistiche della Giunta regionale sullo stato dell’economia regionale.
Inoltre, è arrivato anche il dato dell’evasione fiscale in Umbria, che raggiunge l'iperbolica cifra stimata di 2 miliardi e 876 milioni. Un report dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, elaborato sui dati del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) conferma, appunto, una cifra iperbolica per la nostra piccola regione: un’evasione che ammonta a 2 miliardi e 876 milioni, che è circa il 13,8% del PIL, mentre le altre regioni del centro sono le Marche, con il 13,4%, la Toscana, con il 12,5%, il Lazio con l’11,8%. Questo sta a dimostrare che non solo c’è una debolezza economica, ma c’è anche un’evasione fiscale molto radicata e diffusa. Un’evasione fiscale di cui la Guardia di Finanza ha reso conto: nel 2023, in Umbria, è stato trovato un evasore fiscale totale ogni tre giorni, per complessivi 96 evasori totali. Se consideriamo che sempre la CGIA di Mestre stima che in Umbria sono 44.800 i lavoratori irregolari, pertanto al di fuori di ogni versamento fiscale, previdenziale eccetera, questo sta a dimostrare lavoro precario, lavoro in nero, evasione fiscale, incapacità di produrre ricchezza. Altro che essere ottimisti!

La Redazione

Condividi