(AVInews) – Bastia Umbria, 12 apr. – “Filiera tabacco tra nuove sfide e prospettive” è stato il focus del convegno sul comparto tabacchicolo, che si è tenuto per il terzo anno consecutivo nel contesto di Agriumbria, durante il quale l’Organizzazione produttori italiani tabacco (Opit) e l’Organizzazione nazionale tabacco (Ont) hanno voluto fare il punto sulla coltivazione di tabacco Bright in Italia. “L’appuntamento ad Agriumbria – ha commentato Alberto Mantovanelli, presidente di Opit – serve a fare il punto della situazione rispetto alla campagna chiusa e a quella in avvio. Veniamo da campagne piuttosto complesse da più punti di vista, agronomico e di mercato, dal lato dell’approvvigionamento dei mezzi tecnici che hanno registro incrementi importanti e per gli eventi avversi di natura climatica che, nelle ultime campagne, non ci hanno risparmiato. Dalla nostra, l’importante lavoro di squadra con l’intera filiera Philip Morris, Coldiretti, Ont e Opit che ci porta a pensare di poter continuare a fare il nostro lavoro con una prospettiva e di poter contare sulla giusta marginalità alle imprese”.

Il rapporto tra gli attori della filiera è stato ripreso anche Gennaro Masiello, presidente Ont e vicepresidente di Coldiretti. “È un decennio che stiamo lavorando con questo accordo di filiera insieme a Philip Morris – ha aggiunto Masiello – e abbiamo una serie di opportunità dal punto di vista della prevedibilità e della sostenibilità dell’intera filiera. C’è prevedibilità perché abbiamo dei contratti pluriennali che, quindi, consentono la programmazione da parte delle imprese e degli attori della filiera, e c’è sostenibilità non solo economica ma anche ambientale e lavorativa. Su questo stiamo introducendo tantissime innovazioni che rendono la filiera tabacchicola italiana unica nel mondo, quindi, credo che il crescere nella direzione dell’innovazione sia sempre più interessante e possa garantire un futuro adeguato e diverso alla filiera intera”.

Al convegno ha partecipato anche Cesare Trippella, Head of Leaf per l’Europa di Philip Morris il quale ha posto l’accento sull’accordo di Pmi-Coldiretti. “È di fatto una strategia a lungo termine – ha spiegato Trippella – con accordi pluriennali con il Ministero dell’agricoltura che per adesso sono rinnovati fino al 2027, ma che abbiamo intenzione di rinnovare fino al 2033. Il nostro accordo di lungo termine, che vede come cardini fondamentali sostenibilità, biodiversità e prevedibilità, è essenziale per dare prospettive ai coltivatori, è importante per favorire il ricambio generazionale e consentire alle imprese di fare investimenti con la certezza della durata del contratto di acquisto. Philp Morris si sta impegnando in modo particolare nella formazione dei giovani attraverso un programma di formazione loro riservato, il Digital Farm. Le prospettive ci sono e avendo anche ottenuto la sostenibilità economica adesso guardiamo avanti per consolidare questi investimenti”.

Nel corso del convegno è stato anche fatto il punto sulle sfide che la tabacchicoltura italiana sta affrontando: un nuovo approccio per il controllo fitosanitario della coltura e quello della gestione del rischio. Negli ultimi anni la Ue ha revocato diverse sostanze attive utilizzate per la gestione fitosanitaria delle colture tra queste la molecola storicamente utilizzata per il controllo dei nematodi che, al netto della deroga per utilizzo eccezionale, è di fatto bandita. Nel corso dei lavori, Martina Cappelletti di Ont ha illustrato una nuova strategia per il controllo dei nematodi attraverso la combinazione di prodotti diversi (chimici e naturali) e pratiche agronomiche. Altro tema attenzionato, le coperture assicurative per la gestione dei rischi di natura climatica, indispensabili per la tabacchicoltura. Francesco Martella, responsabile organizzativo di Opit, ha messo in evidenza il fatto che, se da un lato le novità introdotte con l’approvazione del nuovo Pgra (piano di gestione dei rischi in agricoltura) impongano ai tabacchicoltori una ancor maggiore oculatezza nella scelta delle garanzie assicurative per trovare il giusto compromesso copertura/costi, dall’altro si registri una minore disponibilità da parte di alcuni gruppi assicurativi a coprire i rischi del tabacco.

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