Ormai si avvia una stagione che ci porterà al rinnovo di molte Amministrazioni: tantissime Amministrazioni comunali in Umbria, il rinnovo dell’Amministrazione regionale, oltre alle elezioni politiche europee, e non escluderei il ritorno al suffragio popolare per l’elezione dei Consigli provinciali. Pertanto, si apre una stagione, nel 2024, di grandi scelte per i governi locali.
Rispetto a questa possibilità, credo che siamo di fronte alla necessità e all’urgenza di modificare molti degli assetti di governo locale, in particolare quelli egemonizzati dalla Destra, che, a mio modesto avviso, non sono riusciti a cambiare in maniera positiva tante situazioni delle città, dei territori e soprattutto della regione. Assistiamo a una svolta che non c’è stata e a un declino conclamato, dal punto di vista economico e sociale, di moltissime città e della regione.
Credo che occorra una risposta innovativa, in grado di aggredire le diseguaglianze crescenti e il dolore sociale e di prospettare un modello di sviluppo imperniato su una nuova qualità del lavoro, che dia la prospettiva di un orizzonte economico e sociale differente alle città e alla nostra regione.
Per fare questo, credo, in maniera realistica, che occorra costruire una coalizione progressista in grado di confrontarsi con la coalizione della Destra. Una coalizione progressista significa, innanzitutto, l’unità e l’accordo programmatico tra il Movimento 5 Stelle e il PD e, per quanto mi riguarda, anche le forze della Sinistra. Anzi, credo che occorra una coalizione progressista in cui le forze a sinistra del Partito Democratico raggiungano un livello di unità tale da costruire, nelle città, alla Regione ed eventualmente alla Provincia, delle liste unitarie.
Ciò significa che le forze politiche, le associazioni, le liste civiche già esistenti, su un programma di massima, scegliendo in maniera democratica e partecipata i propri rappresentanti, devono essere un punto di riferimento per l’elettorato di sinistra, che in Umbria resta al di sopra delle due cifre percentuali. Se i 5 Stelle andranno da soli, come partito, e manterranno le regole vigenti, è chiaro che non potranno essere un punto di riferimento per la Sinistra, una Sinistra diffusa, larga, in alcune situazioni molto innovativa, che evidentemente ha una sua storia e anche una sua possibilità di
successo elettorale che può dare un senso alla coalizione progressista.
Quindi, penso che occorra formare una coalizione progressista e, dentro la coalizione progressista, le liste unitarie della Sinistra. Perciò, è necessario che i partiti esistenti non abbiano la boria di partito, che i gruppi dirigenti di partiti e partitini si mettano a disposizione di un progetto più largo, per fare cosa? Solo due esempi. A Perugia, per fermare questo declino così marcato, dopo dieci anni di governo della Destra, che non ha invertito una tendenza che esisteva da prima, ma ha ripercorso strade già battute: penso al proliferare dei centri commerciali, ma anche alle questioni della
sicurezza urbana e del traffico, tutti problemi non risolti, così come la decadenza e il declino del centro storico della città. Per Perugia e per l’Umbria, penso a una politica che rilanci la centralità della Sanità pubblica, rafforzandone la presenza sul territorio, anche attraverso nuove assunzioni, e soprattutto garantendo l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla malattia; politica che oggi, invece, non è portata avanti dalla Giunta regionale guidata dalla Tesei, il cui obiettivo è sviluppare una Sanità privata dove la salute è garantita anche attraverso la possibilità di acquistare le cure.
Pertanto, occorre che sulla Sanità, in particolare, la Sinistra trovi un modo unitario di organizzarsi, di pensarsi e di avanzare delle proposte, sviluppando e rilanciando così una tradizione della Sinistra, in Umbria, la cui presenza sarebbe importante nelle Istituzioni cittadine, provinciali e regionali.
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