di Daniela Preziosi

Pippo Civati, lei chiede un refe­ren­dum interno sull’art.18. È pre­vi­sto nello sta­tuto del Pd, ma non c’è un rego­la­mento. Quindi non si può fare, almeno per ora.

La man­canza del rego­la­mento non mi sem­bra una grande argo­men­ta­zione per i nemici della buro­cra­zia. Se il pro­blema è quello, io molto tempo fa ne ho pro­po­sto uno: lo metto a dispo­si­zione. Il pro­blema è che Renzi non si rende conto che can­cel­lare l’art.18 è un pas­sag­gio epo­cale per il Pd. Alle pri­ma­rie e alle ele­zioni nes­suno ha mai fatto una pro­po­sta simile. Que­sta è una svolta che ha il valore di una pri­ma­ria, non su un nome ma su una scelta.

Crede che se Renzi si rimet­tesse al giu­di­zio degli iscritti perderebbe?

Se è così sicuro di vin­cere lo fac­cia. Vuole imporre una svolta radi­cale verso le posi­zioni del cen­tro­de­stra. Allora per­ché non abbiamo votato Ber­lu­sconi nel ’94? Comun­que con­fron­tia­moci. Non solo in una dire­zione in cui le posi­zioni, ci fanno sapere i ren­ziani, sono già decise. E dove c’è una mag­gio­ranza dispo­sta sem­pre a votare tutto.

Una svolta radi­cale? L’art.18 è già stato modi­fi­cato due anni fa da Fornero.

Ma que­sto è uno spo­sta­mento di senso defi­ni­tivo. Oggi la For­nero dice che non c’è biso­gno di andare oltre: e se lo dice lei. Dav­vero ci vogliamo col­lo­care alla destra di Monti?

La sua posi­zione è oppo­sta a quella di Renzi.

Ma è Renzi è che sta cam­biando linea. Mi accu­sano ogni set­ti­mana di fare una scis­sione. Ma chi mena? Chi ha uscite pro­vo­ca­to­rie e scis­sio­ni­ste? È Renzi che rompe. Solo lui può soste­nere che Ber­sani è un uomo divi­sivo. La mia pro­po­sta è: un Pd unito su una legge più civile. Teniamo quel che resta dell’art.18 nel con­tratto a tutele pro­gres­sive. Pur­ché le tutele non arri­vino dopo dieci anni. Se invece Renzi vuole acce­le­rare per ripo­si­zio­narsi e andare al voto, è un’altra storia.

Per defi­ni­zione le scis­sioni non le fanno le mag­gio­ranze. Sta pen­sando di rom­pere, magari di andare da Vendola?

Sto pen­sando che se passa anche que­sta sul cen­tro­si­ni­stra ci met­tiamo una lapide. Io non vado in Sel ma vor­rei un cen­tro­si­ni­stra unito con­tro la destra e le sue pro­po­ste. Sono con­tro il tra­sfor­mi­smo: siamo stati votati con un pro­gramma e ne rea­liz­ziamo un altro. Se passa così que­sta legge, si cam­bia la col­lo­ca­zione sto­rica e poli­tica del Pd. Ma non vole­vamo rap­pre­sen­tare le forze del lavoro? Lo chiedo a chi, come Orfini, teo­rizza che un par­tito debba essere di parte. Di quale parte?

Del resto l’Italicum ha uno sbar­ra­mento al 4,5 per i par­titi coa­liz­zati: addio Sel. Non è que­sta la lapide sul centrosinistra?

Quello sbar­ra­mento ha un anda­mento oppor­tu­ni­stico. Nell’estate Renzi ha fatto capire che voleva aprire una sta­gione più plu­rale. Ma non so se è così intel­li­gente per Renzi sce­gliere l’applauso corale della destra. Si è accorto che ha gli apprez­za­menti di Libero e le nostre cri­ti­che? Se gli sta bene, vuol dire che ha già deciso.

Gue­rini dice che non ci sarà libertà di voto sul jobs act, come chiede Bersani.

Modo di ragio­nare peri­co­loso. Potrebbe essere neces­sa­rio un cam­bio di mag­gio­ranza: escono per­sone come me e Ber­sani e entrano per­sone come Berlusconi.

Ammetta: un’idea di rom­pere ce l’ha.

Se vanno avanti così la rot­tura la pro­vo­cano loro. Io vor­rei una riforma fatta bene. Se è un pro­blema mio per­so­nale si va in com­mis­sione garan­zia, se riguarda cento par­la­men­tari si va dal pre­si­dente della Repubblica.

Il rituale della dire­zione sarà: la mino­ranza in schiac­ciante mino­ranza si dovrà ade­guare. Lei che farà?

Un par­tito che discute non ha sem­pre e comun­que una mag­gio­ranza già deter­mi­nata. Io ulti­ma­tum non ne do. Ma una dire­zione per riba­dire che Renzi ha vinto il con­gresso ce la pos­siamo anche rispar­miare: ci guar­diamo in strea­ming e ci man­diamo i video. Un par­tito si tiene unito, diri­genti ed elet­tori, con la discus­sione. O ormai vogliamo vin­cere solo con gli elet­tori della destra?

La media­zione potrebbe essere man­te­nere il rein­te­gro sul posto di lavoro per il licen­zia­mento discriminatorio?

Da solo no. È sbri­ga­tivo dire che due miliardi, ammesso che ci siano, bastano per i nuovi ammor­tiz­za­tori sociali. Poi ci sono le odiose norme sul demansionamento.

Vote­rete in dire­zione men­tre il senato già vota la legge.

A furia di cor­rere non hanno sin­cro­niz­zato gli oro­logi. E allora i sena­tori sono liberi.

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