CITTA' DI CASTELLO - “Un ulivo per mons. Schivo” è il quarto appuntamento del ciclo “L’Italia è una repubblica democratica” che sta accompagnando Città di Castello da 25 aprile verso il 2 giugno, la Festa della Repubblica.

Lunedì 14 maggio alle 11.30 presso il parco verde di via Leopoldo Franchetti sarà messo a dimora un ulivo per onorare la memoria del sacerdote tifernate, morto lo scorso 30 gennaio e insignito del titolo di “Giusto tra le nazioni” per aver salvato dalla persecuzione nazista la famiglia dei Korn durante il passaggio del fronte in
Alta Valle del Tevere. L’onorificenza, conferita dalla Suprema corte israeliana, prevede la menzione tra i nomi del Giardino dei Giusti a Gerusalemme ma anche la piantumazione di un albero in segno di ricordo perpetuo. Nel giorno della morte di don Schivo, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, in un commosso messaggio, giunto per il tramite dell’onorevole Walter Verini, propose di rendere omaggio al sacerdote con la messa a dimora di un ulivo, che, giunto da Gerusalemme attraverso l’associazione Keren Kayemet le Israel, lunedì sarà piantato nel corso di una cerimonia presso viale Leopoldo Franchetti. “Abbiamo scelto questo posto” spiega il sindaco Luciano Bacchetta “perché è un’area di recente qualificazione che sarà
presto luogo di ritrovo per anziani, bambini e famiglie. Inoltre la cinta urbica ospita segni della nostra storia patria e vogliamo espandere questo perimetro punteggiato da simboli condivisi”.

Saranno presenti il sindaco, il vescovo mons. Domenico Cancian, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, il rabbino Alberto Funaro, Lorella Zarfati, rappresentante dell’associazione Keren Kayemet le Israel. Nell’iniziativa è stata coinvolta anche la scuola ebraica di Roma che parteciperà con la quarta elementare ed eseguirà il canto di un salmo, e la parigrado tifernate della scuola di San Filippo, che invece proporrà il Codice della pace. A seconda delle condizioni metereologiche, nella giornata di lunedì probabilmente poco favorevoli, dopo la messa a dimora e lo scoprimento di una targa, gli interventi delle autorità e la rievocazione della figura di don Schivo da parte del vescovo Cancian si terranno nel luogo della messa a dimora o nella sala del consiglio comunale. “Mons. Schivo ha saputo vedere e scegliere il bene quando farlo significava mettere a repentaglio la propria vita. Il suo alto valore civile lo trasfigura tra gli esempi locali di grandezza morale” conclude il sindaco “spero che la cittadinanza vorrà unirsi alle istituzioni nell’omaggio a questo sacerdote, giusto tra le nazioni e medaglia d’oro al valor civile per aver salvato una famiglia ebrea dalla deportazione, rifiutandosi di essere complice della barbarie nazifascista”.

 

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