"Comportamento anti-sindacale e costituzionalmente illegittimo": sone le accuse che la Flc Cgil rivolge al Governo attraverso un ricorso presentanto presso il Tribunale di Roma con il quale si chiede, ancora una volta, lo sblocco dei contratti pubblici, fermi dal 2010. 

"Il Governo, con i provvedimenti normativi adottati in questi anni, ha negato ai lavoratori pubblici dei comparti della conoscenza il diritto al rinnovo dei contratti - si legge in una nota della Flc Cgil - Un atto illegittimo che compromette quanto sancito dalla Costituzione, negando a tutti i lavoratori il diritto a una retribuzione sufficiente e proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto, con la conseguente grave perdita del potere d’acquisto dei salari e un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro".

Una perdita, quella dovuta al blocco dei contratti dal 2010 al 2014, quantificabile, secondo i calcoli della Flc Cgil, in un 9% della retribuzione per i lavoratori della scuola, dell’università, della ricerca e dell’Afam (accademie e conservatori). 

LA TABELLA SULLE PERDITE SALARIALI

"In uno stato di diritto le battaglie alla fine approdano anche nelle aule giudiziarie – afferma Domenico Pantaleo, Segretario Generale Flc Cgil – e il ricorso presentato dalla Flc contro il blocco dei contratti rafforza la rivendicazione legittima dei lavoratori per la riconquista del Ccnl, contro l’ostinato blocco riconfermato dal governo Renzi. Non ci può essere miglioramento della qualità dei settori della conoscenza senza valorizzare in termini salariali e professionali il lavoro. È ormai chiaro – continua Pantaleo - che la ripresa economica non è ostacolata dal rinnovo dei contratti e che, al contrario, il mancato rinnovo contribuisce a ostacolare la ripresa, in quanto aggrava la crisi dei consumi e impoverisce i lavoratori della conoscenza". 

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