Il capogruppo di Rifondazione comunista - Fds a Palazzo Cesaroni, Damiano Stufara, ha presentato una interrogazione all'Esecutivo regionale che parte dalla vicenda riguardante il territorio di Avigliano umbro, “dove sono stati avviati i lavori di costruzione di una centrale a biomasse, la cui potenza, di poco inferiore ad 1megawatt elettrico, ha consentito lo svolgimento delle procedure di valutazione e di autorizzazione tramite procedura autorizzativa semplificata (Pas)”. Per Stufara anche in seguito a questa vicenda “si pone la necessità, nell’ambito delle energie rinnovabili e soprattutto degli impianti a biomasse, di inquadrare ogni iniziativa imprenditoriale all'interno del contesto produttivo e ambientale locale, al fine di garantire, anche attraverso una maggiore trasparenza e accessibilità dei documenti progettuali, la realizzazione di impianti di potenza compatibile con il territorio e scongiurare così il determinarsi di un saldo negativo tra l'energia prodotta e la sommatoria delle emissioni dovute all'impianto, al trasporto delle biomasse e alla loro eventuale produzione dedicata”. Nello specifico il consigliere chiede di capire come si è giunti a ritenere l'impianto di Avigliano compatibile con il vigente regolamento regionale, di valutare l'attendibilità delle quantità stimate di biomasse reperibili in quel territorio; di ritirare la delibera di Giunta n. 494/2012; di rendere trasparenti e verificabili le richieste di procedure autorizzative semplificate.

 

L'IMPIANTO DI AVIGLIANO. “Stando alla comunicazione relativa all'approvvigionamento della società realizzatrice dell’impianto, la Genera spa, verranno utilizzati 'tutti gli scarti di lavorazione del legno vergine dell’azienda 4MB, situata a circa 800 metri dall'impianto, che ad oggi ammontano a circa 6mila tonnellate annue', a cui si aggiungeranno ulteriori “5mila tonnellate necessarie al funzionamento dell’impianto, reperite da fornitori locali in un raggio d’azione non maggiore dei 30 chilometri, composte da cippato proveniente dai residui di lavorazione boschiva' e quantità non definite derivanti dalla 'raccolta delle potature e degli scarti agroforestali legnosi nei comuni limitrofi'. Benché i quantitativi siano corrispondenti alla potenza dell'impianto, la loro stima appare largamente sovradimensionata sia rispetto all'entità degli scarti derivanti dalle attività produttive presenti nell'area, sia rispetto alle altre fonti rinvenibili nel territorio, senza considerare il fatto che nulla vieta, stando alla normativa attuale, il reperimento di biomasse di provenienza anche extranazionale”.

 

IL DISPOSITIVO. Nell'atto ispettivo Stufara chiede conto alla Giunta di Palazzo Donini di ragioni e verifiche, compiute anche da parte della Regione, che hanno indotto a valutare l’impianto di Avigliano compatibile con le disposizioni del regolamento regionale n. 7/2011, con gli strumenti urbanistici e con la normativa igienico-ambientale. Della necessità di verificare l'attendibilità dei quantitativi e delle tipologie di biomasse indicati dalla società realizzatrice per l'approvvigionamento dell'impianto, alla luce sia degli scarti di lavorazione delle aziende locali, sia della produzione locale di biomasse. Della necessità di ritirare la delibera n. 494/2012, a cui sono in gran parte imputabili queste vicende, ripristinando, come proposto dal gruppo del Prc con la mozione presentata lo scorso ottobre, il dettato originario del regolamento regionale n. 7/2011. Della necessità di adottare opportuni provvedimenti per rendere immediatamente consultabili attraverso la rete le procedure autorizzative relative agli impianti ricadenti sotto il regime della Pas a partire dalla data di presentazione delle istanze. Il consigliere regionale di maggioranza interroga infine la Giunta “sull’opportunità, in vista del nuovo sistema di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili ed a garanzia di un più adeguato livello di salvaguardia del territorio, di indicare la potenza di 200 Kw quale soglia per l’assoggettamento a Pas per gli impianti alimentati a biomasse che, pur avendo capacità di generazione massima inferiore a 1 Mw, non prevedono assetto cogenerativo”.

 

IL CONTESTO. Stufara spiega che “il decreto legislativo 28/2011 ha introdotto la procedura autorizzativa semplificata (Pas) per l'installazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, in sostituzione della Denuncia di inizio attività (Dia). La Pas deve essere presentata al Comune almeno 30 giorni prima dell'inizio lavori, accompagnata da una dettagliata relazione, a firma di un progettista abilitato, e dagli opportuni elaborati progettuali, attestanti anche la compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici e i regolamenti edilizi vigenti, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie. Per la procedura semplificata vale il meccanismo del silenzio assenso, secondo il quale, una volta trascorso il termine di 30 giorni dalla presentazione dell'istanza senza riscontri o notifiche da parte del Comune, è possibile iniziare i lavori. La riduzione dei tempi per la valutazione dei progetti, unitamente alle difficoltà tecniche incontrate dalle amministrazioni locali, determina da tempo difficoltà nella capacità di risposta della pubblica amministrazione e diffuse proteste della cittadinanza nei confronti di alcuni impianti, in particolare verso quelle alimentate da biomasse”.

 

Il capogruppo del Prc rimarca che “le novità introdotte con il decreto del 6 luglio 2012, 'Sistema di incentivazione della produzione di energia da impianti a fonti rinnovabili diversi dai fotovoltaici' (dal prossimo anno potranno accedere direttamente ai meccanismi di incentivazione solo gli impianti di potenza fino a 200 kW in luogo dell'attuale soglia di 1Mw) sta determinando la proliferazione di proposte progettuali di impianti a biomasse di potenza di poco inferiore ad 1Mw in tutto il territorio umbro. Numerose assemblee pubbliche, promosse dalla cittadinanza locale per affrontare le problematiche relative a questi impianti, non hanno chiarito importanti aspetti tecnici, come ad esempio le modalità di impiego del calore derivante dalla cogenerazione, l'impatto sui centri abitati e, in particolare, il piano di approvvigionamento dell’impianto. Un aspetto questo particolarmente importante in quanto nel novero di biomasse possono rientrare sia quelle che costituiscono la produzione primaria destinata a fungere da combustibile, che le altre che invece rappresentano lo scarto di una lavorazione, di un processo, di una filiera, fino alla parte biodegradabile dei rifiuti industriali”.

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