PERUGIA – Dopo tanto parlare, infine i giochi sono fatti, a giugno inoltrato la giunta di centro destra ce la fatta ad approvare il bilancio di previsione per l’anno corrente e ne ha immediatamente riferito i contenuti nel corso di una conferenza stampa a Palazzo dei Priori. Un documento che è facile riassumere con poche parole: tagli, tagli e ancora tagli.

Nascosta dalla parola magica “rimodulazione” si scopre infatti la realtà di una spesa corrente che è stata falciata di oltre 12 milioni, passando dai 186 dell’anno passato ai 174 attuali. Il tutto però, assicurano il sindaco Romizi e i suoi assessori, senza che i cittadini non ne siano minimamente colpiti. Intanto, però, della promesso riduzione delle tasse sbandierata in campagna elettorale non se ne parla più, per quest’anno ci dovremo accontentare della cosiddetta “invarianza fiscale” che vuol dire poi, bene che vada, che non un euro in meno uscirà dalle tasche dei contribuenti per entrare nelle casse del Comune. E qui i conti cominciano a farsi sospetti: se i perugini verseranno al Comune quanto  avevano versato nel 2014 che bisogno c’era di risparmiare?

Per poter fare maggiori investimenti!: è stata la risposta tranquillizzante. Ma come e quali? Visto che dalla lunga relazione fatta da sindaco e assessori non è emersa nessuna anticipazione, mentre limatura per limatura, il bilancio di previsione mette in chiaro – parola dell’assessore Bertinelli – che (per fare solo qualche esempio), si spenderà di meno per i trasporti, minimetrò in testa (sempre senza che la cosa venga avvertita dai cittadini), mentre 2 milioni circa di risparmi si otterranno dal pensionamento di personale non sostituito, 1 milione arriverà dal ridimensionamento del servizio di igiene urbana (leggasi Gesenu) che proprio in questi giorni sta esprimendo non poche fibrillazioni e, udite udite, 2,4 milioni saranno “limati” dal capitolo strade, visto che le buche sono state ormai tutte tappezzate e per Perugia si circola senza più avvertire fastidiosi attriti, come sull’olio. Ed anche la cultura, nel suo piccolo, non esce indenne dalla mannaia brandita dal centrodestra perugino con  200 mila euro di contributi che verranno negati ai grandi eventi. Poca cosa si dirà,  ma non tanto visto che il bilancio di questo settore è da sempre sacrificato sull’altare della efficienza amministrativa perché, si sa, “con la cultura non si mangia”.

Il risultato finale? La soddisfazione dell’assessore Calabrese che, bontà sua, afferma di averci evitato che il sangue scorresse per le strade di Perugia. Contento lui, ma non certo i giovani perugini che spererebbero in qualcosa di meglio per la loro città e per il loro futuro.

Infine non ci resta che registrare l’assoluto silenzio, finora, del Pd su tutto questo, a dimostrazione che ormai il capoluogo umbro versa in uno stato di completo abbandono: senza più governo e senza opposizione.

P.E.

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