“Dire che nella trattativa con la Basell qualcosa non abbia funzionato potrebbe apparire un eufemismo, ma tutti possiamo constatare che la situazione, dopo lunghi mesi nei quali le istituzioni dovevano monitorare da vicino quanto stesse effettivamente accadendo, rischia di finire in un ginepraio di sospetti che sembrano anticipare la stagione delle accuse reciproche e dello scaricabarile”. Lo afferma Alfredo De Sio, consigliere regionale di Fratelli d’Italia-Centrodestra nazionale, evidenziando l’involuzione delle trattative che dovevano portare alla cessione delle aree da parte della Basell. A suo giudizio, “su questa vertenza c’è stata una stagione di grande mobilitazione e attenzione, sostituita poi da trattative di istituzioni e soggetti interessati all’acquisto delle aree, le cui parole d'ordine in pratica dicevano: lasciateci lavorare, evitiamo inutili protagonismi”.

 

“La conseguenza – continua - è stata la diminuzione del livello di attenzione generale e, al momento, dell’allontanarsi di una soluzione in grado di dare futuro alla rinascita di un polo nazionale dedicato alle produzioni della chimica verde. La decisione di Terni Research di rinunciare alla trattativa per l'acquisizione delle aree non può essere liquidata come un dettaglio perché rischia di diventare invece la pietra tombale di ogni prospettiva produttiva. Fratelli d’Italia chiede che si adottino tutte le misure possibili affinché la vicenda abbia un futuro, recuperando anche le zone grigie dove occorre fare luce per arrivare ad una positiva soluzione. Il governo regionale ha sposato la strada che oggi sembra traballare –sottolinea l’esponente di Fd’I - accantonando anche altre opzioni che potevano essere valutate. Siamo convinti che la strada scelta possa essere ancora percorsa, ma è il momento di fare chiarezza. Non bastano solo i soldi, occorre una strategia industriale e soggetti capaci di svilupparla altrimenti non vi sarà futuro possibile. Esiste certamente un modo scorretto e dilatorio da parte della multinazionale al quale va contrapposta maggior fermezza, anche minacciando il ricorso a strumenti estremi di tutela che possano convincere la proprietà a non tirare ulteriormente la corda”.

 

Alfredo De Sio conclude: “si tratta di un problema di sovranità degli interessi dell’Italia nei confronti della multinazionale con forti ripercussioni sociali delle quali il Governo in carica, o quello che forse si formerà, devono rispondere con atti concreti e non con parole”.

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