Dal com­pas­sato gover­na­tore, Igna­zio Visco, arri­vano dolori. Il bol­let­tino della Banca d’Italia ieri ha gelato il governo, abbat­tendo le spe­ranze di una ripresa: la cre­scita pre­vi­sta, con un taglio dra­stico delle pre­ce­denti stime, è solo dello «0,2% per il 2014» (a gen­naio si pre­ve­deva un +0,7%), peral­tro «con rischi al ribasso». La famosa “luce in fondo al tun­nel”, che soli­ta­mente si spo­sta sem­pre in avanti, pure in que­sto caso è visi­bile da qui a un anno, ovvero nel 2015, quando il dato di pre­vi­sione di Ban­ki­ta­lia segna «+1,3%»: rivi­sto anche que­sto, ma al rialzo (in gen­naio si sti­mava +1%).

Male, se pen­siamo che il governo è ancora fermo a un otti­mi­stico +0,8% di cre­scita quest’anno: e Ban­ki­ta­lia è solo uno degli isti­tuti che vede nero, per­ché ad esem­pio già l’Istat e l’Fmi, nei giorni scorsi, ave­vano dise­gnato un qua­dro a tinte fosche, con stime che si avvi­ci­nano molto più allo 0 che non all’1%, se non addi­rit­tura – nel peg­giore degli sce­nari – di poco negative.

Altri numeri, sem­pre dif­fusi da Ban­ki­ta­lia, si pos­sono incro­ciare con un’analisi di Con­f­com­mer­cio, che ieri ha valu­tato i primi effetti degli 80 euro, in par­ti­co­lare sui saldi. Secondo il bol­let­tino dell’istituto gui­dato da Igna­zio Visco, l’effetto del bonus voluto dal pre­mier Renzi si potrà avere «nella seconda parte dell’anno». L’effetto espan­sivo netto degli 80 euro «è valu­tato in circa due decimi di punto per­cen­tuale sui con­sumi (un decimo sul Pil) nel bien­nio 2014–15, una stima che tiene conto – spiega Ban­ki­ta­lia – anche dell’effetto restrit­tivo degli inter­venti di coper­tura già inclusi nello stesso provvedimento».

Le misure di ridu­zione della pres­sione fiscale sul lavoro, aggiun­gono gli eco­no­mi­sti di Via Nazio­nale, «potreb­bero avere un effetto più accen­tuato se saranno man­te­nute negli anni a venire, come già annun­ciato dal governo, e per­ce­pite come parte di un orien­ta­mento dura­turo di poli­tica economica».

Cauti sugli 80 euro anche i com­mer­cianti: secondo i primi dati sui saldi di Fede­ra­zione Moda Ita­lia (asso­ciata di Con­f­com­mer­cio), «l’effetto bonus è molto debole, pro­se­gue la crisi del set­tore». I saldi 2014 a due set­ti­mane dall’avvio regi­strano un mode­sto miglio­ra­mento, solo un «+0,78% sul 2013». Il 60% delle imprese riscon­tra un incre­mento o una sta­bi­lità degli incassi, con­tro il 40% che al con­tra­rio vede un peg­gio­ra­mento. Lo scon­trino medio è pas­sato dai 92 euro del 2013 a poco meno di 98 euro.

«A una prima ana­lisi, il bonus degli 80 euro non ha avuto quell’effetto di sti­molo ai con­sumi che le imprese, soprat­tutto quelle del com­parto della moda, si aspet­ta­vano», con­clude scon­so­lato il pre­si­dente di Fede­ra­zione Moda Ita­lia, Renato Borghi.

Tor­nando alla Banca d’Italia, si pre­ve­dono tempi ancora duri per l’occupazione, con primi segnali di ripresa solo nel 2015: l’occupazione, secondo il bol­let­tino di Via Nazio­nale, «si sta­bi­liz­ze­rebbe nel corso di quest’anno per poi tor­nare a espan­dersi lie­ve­mente nel 2015 (dello 0,3%)». Dato posi­tivo, la disoc­cu­pa­zione arre­sta la sua cre­scita: nella media del bime­stre maggio-giugno, «è al 12,6%, non aumen­tando per la prima volta da tre anni».

«Un sostan­ziale rista­gno della pro­du­zione indu­striale» si pre­vede anche nel secondo tri­me­stre del 2014, men­tre lo spread «reste­rebbe sta­bile attorno ai 170 punti base» nella seconda metà di quest’anno e nel 2015.

Quanto ai conti pub­blici, il con­so­li­da­mento «pro­se­gue»: l’indebitamento netto «si ridur­rebbe nel 2015», men­tre l’avanzo pri­ma­rio «rimar­rebbe supe­riore al 2% del Pil quest’anno e nel pros­simo». Il rap­porto debito/Pil «tor­ne­rebbe a scen­dere dal 2015».

«Sono numeri impie­tosi che col cuore noi vor­remmo diversi ma, pur­troppo, sono i dati reali», ha com­men­tato il pre­si­dente di Con­fin­du­stria, Gior­gio Squinzi. «La ripar­tenza sem­bra spo­starsi un po’ in là: i dati che arri­vano dall’economia non ci con­sen­tono tan­tis­simo ottimismo».

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