Baciare il giaguaro?

“Se il presidente Napolitano, saggiamente, non avesse fatto scendere la tensione nominando i due comitati di esperti, una sorta di micro-bicamerale, non ci sarebbe stato l’incontro di ieri fra Bersani e Berlusconi”. Così, su la Repubblica di oggi, Piero Ignazi, che di seguito insiste: “Grazie alla pausa di riflessione ‘presidenziale’ è maturato un clima meno gladiatorio”.
Ecco dunque che il giornale di Carlo De Benedetti aggiusta il tiro e, messe da parte le (sacrosante) bordate del vicedirettore Massimo Giannini contro le manovre “inciuciste” del capo dello Stato, si dispone a sposarne la linea, invitando il segretario del Pd a “baciare il giaguaro”. Cosa che, per quello che si può capire, Bersani si accinge, sia pure controvoglia, a fare, dopo avere sostenuto per tutta la campagna elettorale di volere “smacchiare” il suo antagonista, di condividere una proposta di legge che ne sancisse l’ineleggibilità e, sino a ieri, di considerare Pd e Pdl alternativi e incompatibili.
Su un punto, però, Ignazi ha ragione: il merito è tutto di Napolitano, per la verità coadiuvato da molti dei maggiorenti del Pd che all’abbraccio con il Pdl hanno guardato sin dall’inizio. Non soltanto per l’elezione del presidente della Repubblica, ma anche per la formazione del prossimo governo.
Del resto, a differenza di ciò che pensa la maggioranza dei commentatori, pare evidente che Napolitano attribuisce ai due comitati di saggi una funzione nient’affatto ornamentale, nulla che somigli ad una innocua “melina”, in attesa che la situazione decanti. Al contrario, Napolitano spinge con ogni determinazione affinché i saggi trovino davvero quel denominatore comune che possa consentire la nascita di un “governo di scopo”, o delle “larghe intese” o comunque lo si voglia chiamare. Napolitano sa che più passa il tempo e più la situazione di stallo lavora ai fianchi di Bersani e ne prepara la resa. Questo è il lascito politico che Napolitano ci consegna.
Un altro scenario potrebbe aprirsi se il M5S, una volta resosi consapevole del disastro incombente, avanzasse in proprio una proposta, tanto per il presidente della Repubblica, quanto per un programma e per un’alleanza di governo. Ma pare che Grillo abbia riconquistato il controllo della sua pattuglia, impegnandola in sterili giochini da movimentismo istituzionale. Roba da post-catechismo oratoriale.
A sparigliare davvero le carte servirebbe una mobilitazione sociale, del mondo del lavoro, per esempio. Che invece non c’è: tutti a guardare attoniti a ciò che matura dentro le manovre di palazzo. La sola iniziativa sindacale prevista è la manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per il 18 maggio. Sia benedetta, ma a quel tempo i giochi saranno fatti.
Dino Greco

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