Ast: consiglio Umbria, Governo si confronti con Tk

PERUGIA - “Il Governo nazionale, in un confronto diretto con la multinazionale, verifichi e acquisisca la reale volontà di Thyssen-Krupp di considerare l'Ast sito strategico delle sue produzioni e a tal fine si impegni a sostenere tale volontà con la predisposizione di un piano industriale che preveda il potenziamento delle lavorazioni a freddo, salvaguardi la capacità produttiva e i volumi produttivi almeno in linea con quelli verificati negli ultimi tre anni”. Questi i punti centrali della risoluzione sulla vicenda Thyssen-Krupp AST di Terni, proposta e firmata da tutti i gruppi politici, approvata stamani all'unanimità dall'Assemblea legislativa dell'Umbria.
Il testo chiede inoltre “al Governo di riattivare il tavolo di confronto nazionale con le istituzioni, l’azienda e le organizzazioni sindacali che definisca un accordo tra le parti finalizzato a utilizzare a tutela dei lavoratori tutti gli strumenti, anche di solidarietà, degli ammortizzatori sociali a disposizione al fine di scongiurare costi sociali insostenibili per i lavoratori stessi e per la comunità regionale”. Prevista infine l'adesione ufficiale dell'Assemblea legislativa dell'Umbria allo sciopero generale della provincia di Terni proclamato dai sindacati per venerdì 17 ottobre.
La risoluzione è scaturita da un confronto in Aula cui hanno partecipato rappresentanti degli schieramenti di maggioranza e di opposizione, seguito alla comunicazione della presidente della Regione Umbria che, in apertura di seduta, ha aggiornato l'Aula sugli sviluppi della vertenza dell'industria ternana.
CATIUSCIA MARINI (presidente Giunta regionale dell'Umbria): “Quella delle acciaierie di Terni non è una semplice vertenza e richiede una presa di posizione ufficiale anche da parte dell'Assemblea legislativa. L'Ast ha una dimensione e delle caratteristiche particolari, svolge una funzione strategica per il sistema industriale dell'intero Paese e dell'Europa ed ha un impatto enorme sull'intero sistema produttivo regionale, per quanto riguarda la produzione, l'indotto, la rete commerciale e i posti di lavoro. Un ruolo centrale sulla vicenda può essere giocato dal Governo nazionale, dato che ci troviamo di fronte ad una multinazionale. Un ruolo che solo il livello nazionale può svolgere, dato che non serve un arbitro, ma un protagonista della interlocuzione industriale con Thyssen- KKrupp. Non si può dunque accettare il percorso che l'azienda intende intraprendere. Il confronto non può essere locale o regionale, dopo che sono state attivate le procedure della legge '323'. Giovedì ci sarà un incontro tra Regione Umbria e Governo per definire proposte operative per gestire la trattativa con Thyssen-KKrupp. Venerdì ci sarà la mobilitazione decisa dai lavoratori e la Regione dovrà essere presente in modo ufficiale. Va ribadita una vicinanza che non è solo fisica e va stabilita la strategia che vogliamo mettere in campo. La questione Ast ha più livelli: il ruolo svolto e da svolgere da parte della Commissione europea, che per ora è stato pesante e negativo. Nel momento in cui Thyssen ha deciso di dismettere la produzione dell'acciaio, la Commissione si è mostrata poco incline ad affrontare il tema delle acciaierie dal versante industriale della politica industriale, rinchiudendosi essenzialmente nel tema della concorrenza di mercato e quindi più sulla vicenda delle regole, piuttosto che su quelle strategiche dell’industria e della produzione.
Oggi ci troviamo a gestire anche il confronto con le scelte che Thyssen-Krupp ha compiuto, di affidare l’azienda a un amministratore delegato caratterizzato essenzialmente da un profilo manageriale di politiche delle risorse umane, di gestione economico-finanziaria rispetto a una storia della direzione strategica di Ast dove si è avuto 'un acciaiere', una figura cioè più orientata all’industria, alla capacità commerciale e con una visione strategica sulla siderurgia. La sfida sull'acciaio è di dimensione nazionale ed europea e diventa ancora più centrale dato che l'Italia si trova ad affrontare anche le vicende di Taranto e Piombino. C'è il tema generale dell'energia e del sostegno in questo senso dell'industria pesante. C'è la questione del costo del lavoro e degli strumenti nazionali attivati in altri casi. Politiche industriali, energetiche e del lavoro hanno come unico protagonista il Governo nazionale, fondamentale per l'interlocuzione diretta con Thyssen.
Thyssen ha ribadito che questo assetto proprietario è transitorio, dato che la produzione dell'acciaio non rappresenta più uno degli elementi centrali del futuro della multinazionale in Europa. Bisogna quindi capire anche se ci sarà una accelerazione del passaggio dell'assetto proprietario. Il nostro compito è di costruire una rete unitaria del confronto. Mi auguro, pur comprendendo la rabbia e la preoccupazione dei lavoratori, che si possa costruire un fronte comune, istituzionale e sociale di Terni e dell'Umbria, un percorso condiviso, strategico e rispettoso dei diversi interessi. Dobbiamo chiarire i nostri obiettivi: pretendere un piano industriale che metta in campo certezza degli investimenti e dei volumi produttivi 'del caldo e del freddo'. Dentro cui c’è anche la rete delle partecipate, che sono chiamate in causa, la Società delle Fucine, il Tubificio, la società dei sistemi informatici industriali Aspasiel, cioè l’insieme di quei soggetti che sono dei primi punti del piano industriale. Se Thyssen dimostrerà di credere nelle acciaierie dovrà presentare un altro piano industriale. La fase transitoria scelta dalla Thyssen vede l'attivazione della legge 'n.323' e 550 esuberi ma c'è anche un'altra strada, che riduca l'impatto sui lavoratori e sui costi sociali che ne derivano. L'Assemblea legislativa deve chiedere al Governo di attivare i contratti di solidarietà, per evitare il ridimensionamento industriale di Ast, la sua permanenza nella strategia europea e nazionale dell'acciaio. Il piano industriale deve dare certezza a volumi e investimenti. Serve un rafforzamento delle produzioni a freddo, dare certezza dei volumi delle produzioni a caldo. Va resa evidente la strategia commerciale per il prossimo triennio. Si deve chiarire come ottenere la riduzione dei costi e l'aumento dell'efficienza anche sul versante materie prime. Come gestire fase transitoria sostituendo esuberi e le uscite incentivate prendendo in considerazione i contratti di solidarietà”.
INTERVENTI
RAFFAELE NEVI (Forza Italia): “IL VERO AVVERSARIO È UN'EUROPA SORDA VERSO VICENDE FONDAMENTALI PER IL SUO STESSO FUTURO - Siamo di fronte ad una vicenda particolarmente preoccupante, per la quale auspichiamo un positivo epilogo. Siamo tutti chiamati a mettere in campo la massima responsabilità. No a disperazione o rassegnazione. In questa fase l'avversario non è rappresentato dalla Regione, dalla Provincia o dal Comune, ma da un'Europa sorda che continua a fare orecchie da mercante verso vicende fondamentali per la sua stessa sorte futura. Quanto affermato dalla presidente Marini è incoraggiante e condivisibile. È necessario che cambi il comportamento del Governo nazionale che non può continuare a guardare a questa vicenda con un ruolo di terzietà, ma deve essere protagonista perché ci si sta giocando il futuro industriale e produttivo del Paese. Va detto che ci sono ancora aperte questioni che l'Azienda chiede da tempo e che il governo è chiamato a risolvere. Totale vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie, ma intorno a questa vicenda vedo purtroppo agitarsi alcuni 'sciacalli' che cercano di sfruttarla a livello politico. Bisogna costruire un clima sociale favorevole. Il Governo è chiamato a gestire la questione con maggiore serietà, perché soltanto l'Esecutivo nazionale, coadiuvato dalle istituzioni locali, può realmente risolvere la vertenza. Siamo per questo disponibili a mettere in atto una risoluzione unitaria del Consiglio regionale al quale documento dobbiamo legare un fortissimo messaggio indirizzato al Governo affinché possa trovare giuste e concrete risposte . Ed anche per questo è importante la partecipazione di tutti allo sciopero generale del prossimo venerdì”.
DAMIANO STUFARA (Rifondazione comunista per la Federazione della sinistra): “UNA VICENDA CHE RENDE PALESE LA DEBOLEZZA DELLA POLITICA NEI CONFRONTI DEL POTERE DELL’ECONOMIA E DELLE MULTINAZIONALI - Siamo tutti consapevoli di trovarci sull'orlo di un baratro e del dramma che centinaia di famiglie nella città di Terni vivono. Una chiusura negativa della vicenda segnerebbe inevitabilmente il declino socioeconomico non soltanto della città di Terni, ma di un contesto decisamente più ampio. Questa vicenda rende palese la debolezza complessiva della politica nei confronti del potere dell’economia e delle multinazionali. Esprimo solidarietà ai sindacati e non soltanto ai lavoratori perché, di fronte a una proposta inaccettabile della Thyssen-Krupp e all'inaccettabile lodo governativo, hanno saputo tenere la schiena dritta e mantenuto il loro ruolo. La terzietà del Governo è basata sullo sposare e prendere per buone le tesi della multinazionale, perché anche nel lodo che è stato proposto nell’ultima coda del negoziato, la gran parte di quegli elementi erano già contenuti nella proposta dell’Amministratore delegato di AST. Al Governo dobbiamo chiedere invece cosa intende mettere sul tavolo per favorire l’accordo. Il riferimento riguarda le infrastrutture, il costo dell’energia, forme che possano attenuare il costo sociale di questa vicenda. Si è parlato dei contratti di solidarietà, ma neanche quelli si è stati in grado di garantire. Siccome da questa vicenda dipende il profilo industriale del Paese, è lecito domandarsi se qualcuno ha fatto i conti e abbia deciso che rispetto alla sovrapproduzione siderurgica europea, siano stati già individuati i siti da mettere a riposo. E questo è immaginabile che possa avvenire a livello delle multinazionali, ma che tutto ciò avvenga con la complicità di un Governo che dovrebbe tutelare e garantire il profilo industriale del Paese, è assolutamente inaccettabile. Dobbiamo essere più risoluti e più decisi anche di fronte al fatto che ThyssenKrupp, all’esito della rottura del negoziato, ha agito buttando ettolitri di benzina sul fuoco. Dire meno 20 per cento dei contratti su tutte le ditte che lavorano dentro il polo siderurgico ternano significa determinare immediatamente un numero ancora superiore ai 550 licenziamenti diretti. Su questa vicenda dobbiamo costruire l’unità del territorio e delle Istituzioni. Lo scorso 29 luglio, all’indomani della presentazione del piano da parte dell’amministratore delegato di AST, Morselli, abbiamo approvato in quest’Aula una risoluzione unitaria sottolineando passaggi chiari rispetto alle politiche industriali e nel quale abbiamo invocato l’utilizzo di strumenti straordinari e strategici da parte dell’Italia. Se si chiudesse un forno non reggerebbe l’intera area a caldo e fra dieci anni non reggerebbe l’intera acciaieria. Colpevole è quindi l'atteggiamento della Commissione Europea che loda Thyssen-Krupp perché ha promesso investimenti sulla parte a freddo, dimenticando che la chiusura della parte a caldo metterebbe a rischio la tenuta dell'equilibrio finanziario e della competitività di quel sito produttivo. La Commissione Europea non sta facendo l’arbitro, ma si è schierata dalla parte sbagliata. Rispetto allo sciopero generale territoriale di venerdì tutti noi dovremo aderire esplicitamente, perché anche da una mobilitazione unitaria dell’intera regione può partire una maggiore efficacia di incidere sulla dinamica insufficiente che il Governo nazionale fino ad oggi ha espresso”.
ALFREDO DE SIO (FD'I): “DENUNCIARE A LIVELLO UE QUELLA CHE È UNA TRUFFA CON L'ITALIA SOGGETTO DEBOLE PER IL TAGLIO DELLA PRODUZIONE - Siamo sulla scena di un delitto, di stampo mafioso, ci sono tutte le caratteristiche di una cupola che gestisce, ThyssenKrupp e mandanti vari con accento fiammingo-tedesco-spagnolo, ma anche le banche, le agenzie di rating, con interessi planetari nelle mani di pochi, e quindi un mandante trans-nazionale, che ha deciso che Terni paghi il taglio delle produzioni, con le sceneggiate sulla vendita a cui abbiamo assistito, il ruolo di terzietà della Commissione antitrust che ritira il proprio parere e dice che non si può più fare la fusione con i finlandesi, tutto per mettere fuori gioco le produzione ternana. E ci sono anche i complici, che stanno nelle stanze dei bottoni, vedi la vendita-non vendita di Outokumpu, ci sono i testimoni omertosi che accettano di rimanere silenziosi. Complice anche la Commissione europea, e un ruolo ininfluente del commissario Ue all'industria Tajani e del suo piano per il rilancio della siderurgia europea. E' questo uno scenario dove servono azioni non convenzionali ma straordinarie. Il problema non è il destino degli operai e basta, ma di tutti gli altri, della città, della siderurgia italiana. Terni è paradigma di una nuova forma di gestione del lavoro, basata su licenziamenti, salari più bassi e chiusura di siti produttivi, niente politica industriale. Dobbiamo volare alto e oltre le appartenenze, non ci sono regole da rispettare. Il taglio delle quote siderurgia è una truffa, come tale va denunciata, il governo deve intervenire, le istituzioni devono denunciare la truffa come tale in Europa. Dove sono gli investimenti del Piano industriale? L'obbligo a vendere diventa condizione per evitare lo smantellamento progressivo. Uno Stato degno di tale nome deve intervenire. Basta con atteggiamenti e misure indistinte, non servono sovvenzionamenti o ammortizzatori estemporanei. Il tema è quello della capacità di rispondere con la schiena dritta in una vertenza che non è come le altre, raffigura come il Paese sta abdicando al suo ruolo di potenza industriale. Chiedere che non venga chiuso il secondo forno lascia il tempo che trova. Hai 200 persone di meno e ne mandi via altri 200 non hai più la capacità di garantire gli stessi volumi produttivi. Solidarietà e compattezza dunque, ma ci vuole un salto di qualità, denunciare la truffa a livello europeo che vede l'Italia come soggetto debole per fare il taglio della produzione”.
MASSIMO BUCONI (Socialisti): “RIVENDICARE CON FORZA E UNITÀ DI INTENTI IL RUOLO DI TERNI E DELL'ITALIA NELLA SIDERURGIA - Pieno mandato all'azione che si vuole portare avanti e voto favorevole alla strategia illustrata dalla presidente. Solidarietà ai lavoratori e alla città di Terni, anche al sindaco per ciò di cui è stato oggetto, un livello di esasperazione che non consente di sviluppare nessun tipo di ragionamento. Di sicuro quando il fronte dei lavoratori si spacca non si rafforzano le posizioni, e c'è la sensazione che i lavoratori non riconoscano più nessuno ed alcuna interlocuzione, mentre l'unitarietà degli intenti è necessaria. Magari rinunciare a qualcosa purché tutti si persegua lo stesso obiettivo. Preoccupa che chi anima la protesta non abbia fatto una proposta, non dica il proprio pensiero. Non ci si fida più dei sindacati, figuriamoci del sindaco, nemmeno della regione e il governo è nemico. Qual'è la proposta allora? Lavoratori lascino spiragli alla speranza che con la strategia si possa arrivare a un buon risultato, ma bisogna che ci aiutiamo. Puntare alla soluzione della questione ma da subito aiutare i rappresenti dei lavoratori a continuare a rappresentarli, ci vuole gioco di squadra. Aumentare azione forte per far percepire ai cittadini e lavoratori l'azione positiva delle istituzioni che c'è, ma non è percepita come tale. In questi casi è necessaria un po' di partigianeria, per affermare con maggiore forza l'obiettivo principale, il mantenimento del sito produttivo di Terni e il ruolo strategico dell'industria pesante italiana. A meno che non ci sia una strategia che suggerisce minor vigore nella rivendicazione della questione Terni rispetto ad altre. Perciò la presidente faccia tutto il possibile per porre la questione al governo nazionale e rivendicare con forza il ruolo dell'Italia nella siderurgia”.
PAOLO BRUTTI (IDV): “IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO E SENSO DI RESPONSABILITÀ DEVE ANDARE IN DIREZIONE DI UN ACCORDO E DI UNA INTESA. Voterò a favore della risoluzione unitaria per non dare il senso di divisione. Ma mi auguro che si lavori per la riapertura della trattativa e per una prospettiva di accordo, altrimenti sarà difficile uscire da questa situazione. Spero che si prenda una strada ragionevole, che porti ad una intesa corredata da strumenti di sostegno sociali e che dia una prospettiva per il futuro delle acciaierie ternane. Questa mattina ho sentito segni di un linguaggio antico e molto vecchio che non si addice a questa circostanza. Se non concediamo nulla di quello che sta nel piano di Thyssen-Krupp siamo persi. Uscire da questa vertenza senza aver modificato l'assetto produttivo di Terni è impossibile. Il riassetto sarà profondo, ma non devono pagarlo i lavoratori. Quindi lavoriamo per avere ammortizzatori sociali di lungo periodo per permettere una ristrutturazione che non provochi danni sul breve periodo. Escludiamo dal tavolo la prospettiva di chi pensa ad una nuova proprietà. Il governo ha il dovere di discutere, anche in forma riservata, con la Tk per trovare un punto di mediazione ed esserne poi garante. La Giunta regionale deve lavorare per smussare le spigolosità del piano e individuare un uscita. La traversata nel deserto sarà lunga”.
MANLIO MARIOTTI (Pd): “THYSSEN NON HA INTERESSE A RIMANERE A TERNI - Si tratta di una vertenza particolare, con caratteristiche e ripercussioni che riguardano l'intero Paese. L'autonomia e il ruolo delle parti sociali non può prescindere dal ruolo e dalle azioni del Governo nazionale e delle istituzioni. Siamo ad un passaggio critico e drammatico, come si è capito durante il Consiglio comunale di ieri a Terni. C'è la sensazione che questa volta non se ne uscirà con un semplice accordo, come avvenuto nel 2004 con il Magnetico. Servono strumenti di analisi e di azione adeguati ai tempi e al momento, terribilmente complicato. In discussione non c'è il riposizionamento dell'azienda ma l'eventuale futuro dell'azienda stessa. I lavoratori stano percependo la drammaticità di questo passaggio in modo molto più chiaro di quanto non facciamo noi. Stiamo pericolosamente consumando il contratto sociale che regge questa comunità.
I lavoratori hanno bisogno di qualcuno che restituisca un'idea di futuro della fabbrica e del loro impiego. Ieri il sindaco di Terni è stato brutalmente azzittito, con una reazione contro le istituzioni, che non avrebbero saputo evitare questo tragico futuro a quei posti di lavoro.
Quello che sta accadendo era già scritto, con il surplus di capacità produttivo, con l'assenza di una politica industriale nazionale, per la debolezza italiana verso l'Europa. Ma non possiamo aspettare di risolvere tutte queste cose prima di affrontare la crisi Thyssen. C'è una ambiguità di fondo che non ci consente di ottenere un accordo migliore di quello scritto ma rifiutato da azienda e sindacati. In una parte di quel testo c'è scritto che la cessione di Ast non rientra nelle medie di breve-medio periodo. Ma la proprietà si comporta come se quel sito non fosse più necessario. Il punto è che deve essere chiarito con Thyssen se davvero vuole mantenere la proprietà oppure no, dato che il sindacato gli ha offerto un accordo che riduce i costi del lavoro in misura maggiore di quanto richiesto, con tanto di contributi nazionali. Thyssen non lo ha accettato e non ha riproposto la questione delle infrastrutture perché non c'è interesse a rimanere a Terni. Neppure la scelta di investire può garantirci sulle reali intenzioni della multinazionale”.
SANDRA MONACELLI (UDC): “SERVE UNA RISPOSTA ISTITUZIONALE FORTE PER LA RIPRESA DELLA TRATTATIVA E PER LA RICERCA DI UN ACCORDO. Sono pronta a sostenere un documento unitario che vada in questa direzione. È questo il ruolo che devono avere la politica e le istituzioni, soprattutto quando l'esasperazione prende il sopravvento. Invocare la statalizzazione dell'Ast è una prospettiva improbabile e contro la storia. Ma anche la tentazione di sperare in una nuova proprietà più umana è un'utopia. È più conveniente stare con i piedi per terra e lavorare per l'unitarietà delle istituzioni. Stiamo parlando della crisi dell'Umbria e del suo sistema produttivo, con la crisi delle acciaierie di Terni che si interseca con altre pesanti situazioni come la fine della cassa integrazione per i lavoratori della ex Merloni. Noi tutti stiamo invocando un recupero del ruolo strategico dell'industria italiana, indispensabile per la ripresa del Paese”.
ORFEO GORACCI (Comunista umbro): “PREVEDERE FORME DI STATALIZZAZIONE PER NON RINCORRERE LE SCELTE DELLE GRANDI AZIENDE - C'è una sentita preoccupazione per una sconfitta irreversibile. Alcune delle proposte avanzate trovano condivisione e gli eccessi che si sono verificati ieri a Terni vanno ricondotti all'incertezza dei lavoratori che hanno il futuro a rischio. L'Ast non è il solo caso drammatico in Umbria. La Merloni di Colle di Nocera ha un numero di disoccupati maggiore di quelli che ci saranno a Terni, ma quella situazione non ha ricevuto una attenzione adeguata. E anche quelli sono padri di famiglia che hanno perso il posto di lavoro. Fino ad ora il Governo nazionale si è mostrato inadeguato. Le tanto criticate partecipazioni statali non prescindevano dai territori mentre le multinazionali si muovono senza badare alle conseguenze delle loro azioni. Se ci sono realtà, banche o grandi aziende, che hanno un valore strategico sarebbe il caso di prevedere forme di statalizzazione per non rincorrere le scelte delle grandi aziende e delle multinazionali, senza alcuno strumento per incidere”.

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