Articolo 18, oggi la resa dei conti in direzione Pd

Giulia Nitti
La resa dei conti è per stasera alle 17, quando la direzione Pd si riunirà e dovrà discutere il "nodo" articolo 18, che Renzi sembra determinato ad abolire, ma che la minoranza Pd è pronto a difendere con ogni mezzo.
Il clima è già teso: ieri Renzi a rifiutato l’incontro con le minoranze e ha fatto capire in ogni modo che lui non è pronto a scendere a compromessi, nonostante in tanti lo abbiano avvertito che una frattura all'interno del partito sarebbe assai controproducente per l'immagine dei Democratici.
Lo scoglio Parlamento
Anche perché, benché Renzi detenga il controllo del 68% del "parlamentino" Pd, i democratici nel Parlamento - quello vero, dove si discuterà il job act a colpi di emendamenti e di votazioni - appartengono per lo più a quella minoranza che il premier potrebbe schiacciare oggi pomeriggio, e che fu eletta a Camera e Senato dalle liste scelte da Pierluigi Bersani. Lo stesso Bersani che oggi invita Renzi al dialogo.
"I sindacati sono gli unici a non avere l'articolo 18"
Ieri da Fazio il premier ha attaccato duramente anche i sindacati: "Quando hai un disoccupato non devi fare una battaglia ideologica sull’articolo 18 ma devi fare in modo che trovi un lavoro. L’unica azienda al di sopra dei 15 dipendenti che non ha l’articolo 18 sa qual è? È il sindacato, che poi ci viene a fare la lezione".
"Nuove regole per i prossimi 30 anni"
"Il governo - ha aggiunto - scriverà le nuove regole del lavoro per i prossimi 30 anni" e ha parlato della costruzione di "un mercato libero e flessibile". "In direzione lunedì - ha aggiunto Renzi - dirò che cancelliamo i co.co.pro e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto del precariato" la forma prevalente del lavoro. Per poi aggiungere che "l’art.18 è soltanto una tutela ideologica". Per il premier non si può mettere nelle mani dei giudici la decisione sulla sorte dei lavoratori nelle aziende.
Renzi ha poi aggiunto che per tenere fede agli impegni del job act lo Stato spenderà un miliardo e mezzo, la previsione di spesa verrà inserita nella legge di stabilità, senza che i contribuenti paghino un euro in più di tasse.
Un voto decisivo
Anche oggi, in direzione, il premier chiederà ai 200 componenti del "parlamentino" a valutare nel complesso la riforma senza fermarsi all’articolo 18. La minoranza, che potrebbe dividersi sul grado di intransigenza, non ha le forze per capovolgere un epilogo già scritto, ma, come si è detto, alla Camera e al Senato (dove il Pd ha solo 7 voti di maggioranza), la situazione si potrebbe rovesciare.
Tra gli altri, oggi risuona l'invito di Gianni Cuperlo al premier: "Io ho posto questioni con spirito collaborativo per rendere efficace la riforma e fino all’ultimo continuerò a sperare che, da parte del segretario, ci sia l’impegno a trovare una soluzione condivisa".

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