Inserire nel gruppo di lavoro per l'archeologia industriale anche soggetti privati, per poter sfruttare sia capitali pubblici che privati, definire meglio gli oggetti dei finanziamenti e stilare una mappatura completa e dettagliata dei siti industriali dismessi, nonché mettere a disposizione dei Comuni strumenti a apparati conoscitivi adatti a realizzare al meglio gli obiettivi della proposta di legge di iniziativa del consigliere regionale Gianfranco Chiacchieroni (Pd) denominata “Valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale presente sul territorio regionale”, a proposito della quale si è svolta, oggi pomeriggio a Palazzo Cesaroni, l'audizione dei soggetti interessati da parte della Terza commissione consiliare del Consiglio regionale, presieduta da Massimo Buconi.

Si tratta di una legge che si propone di valorizzare e salvare dal degrado alcuni importanti siti industriali presenti in Umbria, sfruttando anche spazi oggi destinati alla demolizione, dando dignità e nuova vita a edifici che in molti casi hanno scritto pagine di storia regionale. Per quanto riguarda l'Umbria, la più importante realtà, sotto il profilo dell'Archeologia industriale, è la conca ternana. Quest'area ingloba i centri urbani di Terni e Narni Scalo e l'insieme delle loro industrie (le acciaierie, le fabbriche d'armi, gli stabilimenti elettrochimici, siderurgici, tessili e meccanici), oltre a fabbriche, villaggi e quartieri operai, stazioni e linee ferroviarie, canali idraulici, centrali e linee elettriche, cave e discariche.

I rappresentanti delle associazioni e degli enti che oggi pomeriggio si sono espressi in audizione sui contenuti e le finalità di questa proposta di legge ne hanno tutti sottolineato la bontà e la necessità, evidenziando quello che, secondo loro, ancora manca o non è ben specificato nel testo. Il professor Renato Covino, docente di Storia contemporanea all’Università di Perugia e rappresentante dell'Aipai (Associazione italiana patrimonio archeologico e industriale) ha evidenziato che sul tema “c'è una sensibilità crescente che, se sedimentata e supportata, può essere di grande aiuto per i territori. Occorre però – ha specificato – che siano messi a disposizione dei Comuni gli strumenti e i giusti apparati conoscitivi per realizzare gli obiettivi che la proposta di legge si prefigge. Necessario anche – secondo Covino – stabilire delle priorità e delineare bene le destinazioni dei contributi regionali, oltre che fare un censimento completo, che attualmente non risulta, dei resti archeologici e industriali dismessi o da riusare”.

Per il consigliere della Provincia di Terni Zefferino Cerquaglia la Commissione per l'archeologia industriale prevista dalla legge “dovrebbe comprendere, oltre alle figure dei sovrintendenti, anche rappresentanti della Direzione regionale scolastica, ed è importante che i finanziamenti siano dotati, oltre che di fondi pubblici, anche di capitali privati”.
Sulla apertura ai privati si è espresso anche Franco Giustinelli, presidente Icsim di Terni (Istituto per la Cultura e la storia d’Impresa 'Franco Momigliano', ndr), sottolineando che “per arrivare a realizzare progetti di ampie dimensioni, come quelli che servono all'Umbria, è necessario andare oltre il pubblico, viste anche le ristrettezze in cui operano, in questa fase, gli enti pubblici”.

Hanno fatto sentire la loro voce anche gli Amici delle miniere, associazione spoletina rappresentata da Bruno Mattioli, il quale ha chiesto che sia evidenziato in maniera più decisa il ruolo dell'Ecomuseo, riconosciuto dalla Regione con legge del 2007 e già dotato di un apposito Comitato scientifico, che potrebbe essere un punto di incontro fra le varie realtà interessate. Il consigliere comunale di Monteleone di Spoleto, Domenico Angelini, ha chiesto invece che sia avviata un'adeguata valorizzazione delle miniere di ferro di Monte Birbone e delle miniere di lignite di Ruscio”.

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