Dal 2007 al 2014, periodo caratterizzato da norme sul contenimento del turnover e della spesa di personale, i dipendenti in servizio nei Comuni sono passati da 479.233 a 416.964 persone, con una riduzione del 13,0%, cioè poco più di 62 mila unità. Questa riduzione, ha riguardato anche le unità di personale per mille abitanti passate da 8,04 del 2007 a 6,89 del 2014 (Fonte: V Rapporto Anci-Ifel sul personale dei Comuni italiani).

Per i Comuni il 2016 doveva essere l’anno in cui allargare le maglie del turnover, grazie alla facoltà di utilizzare l’80% della “torta” dei risparmi derivanti da cessazioni, con la prospettiva di arrivare al 100% nel 2018. La legge di stabilità, invece, prevede che, nel triennio 2016-2019, Regioni ed enti locali possano procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato di qualifica non dirigenziale “nel limite di un contingente di personale corrispondente, per ciascuno dei predetti anni, ad una spesa pari al 25% di quella relativa al medesimo personale cessato nell’anno precedente”. Tradotto dal burocratese, per ogni quattro dipendenti che vanno in pensione, uno può essere assunto.

Una delle prime conseguenze di questo processo è stato l’invecchiamento della popolazione lavorativa: nei Comuni questo dato è sconfortante: meno dell’11% dei dipendenti, e solo l’1% dei dirigenti ha un’età inferiore ai 40 anni, mentre tra i dipendenti il 31,6% ha più di 50 anni”. Uno scenario che “diventa preoccupante se ci si sofferma sui dirigenti, visto che il 76,6% ha più di 50 anni” dato che impatta inevitabilmente sulla possibilità di determinare un vero cambiamento della macchina amministrativa.

I Comuni non sono meri apparati burocratici, ma enti che erogano servizi, e sono punto di riferimento per cittadini, imprese, associazioni. Da parte del Governo, sul tema del personale, come Anci dobbiamo registrare un atteggiamento sbagliato che rischia di aggravare la situazione, soprattutto per i piccoli comuni. Proprio su questo aspetto occorrerebbe differenziare la disciplina fra grandi e piccoli Enti: l'applicazione indiscriminata del blocco del turn over avrebbe effetti paradossali per gli enti che hanno un numero di dipendenti ridotto; in pratica, molti piccoli Comuni sarebbero costretti ad azzerare completamente il personale prima di poter effettuare una nuova assunzione e, contemporaneamente, dover esternalizzare i propri servizi con un maggior aggravio di spesa per i cittadini.               

Questa misura va assolutamente superata. Rappresenta uno dei più importanti ostacoli al rinnovo delle classi dirigenti e degli apparati comunali che continuano ad invecchiare. Se non riusciamo a fare qualcosa per sostituirli, i Comuni rischiano di trovarsi vicini al collasso.

Occorre dare più fiducia alle amministrazioni locali, soprattutto quelle più piccole, garantendo una maggiore flessibilità sul tema del personale. Le Amministrazioni, a loro volta, assicureranno, come è loro costume, il rispetto delle procedure selettive, consentendo in questo modo una rivitalizzazione della pubblica amministrazione anche attraverso nuove professionalità adeguate alle attuali esigenze sociali ed economiche dei nostri territori.

Il Coordinatore Piccoli Comuni Anci Umbria

Federico Gori

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