Un mese e mezzo fa è stato lanciato il percorso di ‘Cambiare si può’, in condizioni difficili, con un paese dilaniato da conflitti sociali ma allo stesso tempo ‘stregato’ dai proclami di uscita dalla crisi di Monti o dalle dinamiche delle primarie del PD. Ma c’era un’altra Italia che chiaramente non si lasciava incantare: quell’Italia che alle regionali siciliane si asteneva dalle urne per il 50%, sentendosi lontana da schemi partitici e da quelle logiche novecentesche nelle quali non si riconosceva.

Oggi ‘Cambiare si può’ ha raggiunto 9000 adesioni sul suo sito, così come sono proliferate pagine di Facebook create da circoli locali: un’affollata e intensa assemblea il 1 dicembre al teatro Vittoria a Roma e, il fine settimana scorso, più di 100 assemblee locali con la partecipazione di  più di 15.000 donne e uomini.

 

Noi, come ALBA siamo orgogliosi di far parte di questo processo, che è parte integrante del percorso lanciato già mesi fà, ed al cui sviluppo abbiamo attivamente contribuito fin dalla proposta.

I report delle assemblee (laddove i partiti affacciatisi non hanno cercato di imporre le vecchie logiche spartitorie) riportano ovunque un sentimento comune di senso di emancipazione: movimenti, associazioni, comuni cittadine e cittadini liberati dalle vecchie logiche autoreferenziali dei partiti e felici, sì, felici di ritrovarsi per esprimere forme nuove della politica. Tutto questo in nome di un senso nuovo di comunità: quella comunità che si sente schiacciata dalle politiche di austerity promosse da BCE e Commissione Europea, che vuole pensare a forme nuove del lavoro e dell’economia, che chiede un radicale capovolgimento delle politiche del welfare in nome dei lavoratori, dei precari e dei disoccupati, dei servizi sociali, del sistema educativo e della ricerca, della sanità, della  cultura, dei servizi pubblici locali, del patrimonio pubblico. In nome di reali beni comuni.

 

Ma le 15.00 persone non si sono ritrovate solo su questioni di contenuto, pur forti e radicali: hanno posto fermamente una questione di metodo, affermando l’indispensabile esigenza di riprendersi, con dinamiche pratiche di democrazia partecipata, il diritto alla propria rappresentanza.. Il ‘Cambiare si può’ si è trasformato coralmente in un ‘Cambiare si deve’, aprendo una vera e propria rivoluzione democratica.

Per questo ALBA ribadisce che si tratta di costruire non un nuovo soggetto politico  ma una lista di cittadinanza e di società politica attiva, che come tale sia composta da singole persone,indipendentemente dalle tessere che possano avere oppure non avere, e che si fondi su una reale partecipazione al processo di creazione di questa lista e sulla parità di genere (alternando donne e uomini) come cardine primario di democrazia.

 

Proponiamo che si formalizzi un comitato Promotore e di Garanzia per la formazione della lista, che sia composto da persone riconosciute collettivamente come affidabili ed autorevoli che hanno promosso il processo politico Cambiare si può e il Movimento Arancione.

Chiediamo ai soggetti collettivi (partiti, associazioni) di credere e di stare attivamente in questo progetto ma avendo un ruolo diverso rispetto al solito, facendo due passi indietro, non ponendosi come protagonisti della lista, ma che con le proprie identità dichiarino l’appoggio al progetto (come ha già deciso ALBA stessa), formando un Comitato di sostegno sul modello dei referendum vittoriosi del 2011.

 

E che questo abbia un riflesso immediato sulle candidature, per questo abbiamo detto e ripetiamo che ciò comporta “che le persone da candidare non abbiano avuto ruoli di direzione politica né di rappresentanza istituzionale nell’ultimo decennio – a livello di partiti nazionali, parlamento italiano ed europeo, regioni.”

Tutto questo è stato ben ribadito dal nuovo l’appello che ieri è stato lanciato da vari firmatari e firmatarie (fra i quali  Fiorella Mannoia, Gino Strada, Piergiorgio Oddifreddi, Moni Ovadia, e tante di quelle persone meno note ma non meno protagoniste di quelle tante assemblee (http://www.soggettopoliticonuovo.it/2012/12/17/appello-facciamo-presto/) nel richiamarci tutte e tutti a ‘Fare presto’, chiedendo un atto di generosità ai partiti nel rinunciare a spartizioni, simboli e nomi.

 

L’onda oramai è partita e ovunque si è più volte affermato che questo processo non si ferma alle elezioni del 2013, ma vuole andare avanti, nel riconquistarsi col tempo gli spazi negati. A pochi giorni dall’assemblea del 22 dicembre (Roma – Teatro Quirino), apprendiamo del ritorno in Italia di Antonio Ingroia, la cui disponibilità è stata subito rilanciata dai giornali e fatta propria dai vari segretari di partito. Quello slogan ‘Io ci sono’ (già enunciato dallo stesso Ingroia nell’assemblea di CSP del 1 dicembre) rischia però di diventare un ‘Ci sono’ rispetto a vecchie logiche, a segretari che, incapaci di uscire dalle proprie profonde crisi, scorgono nel nuovo leader la via di salvezza, l’uomo che li riporterà in Parlamento.
Ma ALBA è convinta che anche in questo ‘Cambiare si deve’: e che Ingroia sappia bene interpretare il profondo entusiasmo che in queste poche settimane si è liberato.  Il carattere innovativo e partecipativo di questo processo non può rimanere ingabbiato dentro a meccanismi stantii: perché la rivoluzione democratica andrebbe comunque avanti, pronta a nuove sfide, in nome di un lento ma inesorabile percorso di aggregazione,  e non si riconoscerebbe  affatto in una Lista che non ne portasse responsabilmente e con coerenza i segni. Perché indietro non si può tornare.

 

ALBA – Comitato operativo nazionale

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