Le politiche attuate dal governo Monti stanno distruggendo tutte le conquiste e i diritti del movimento operaio. La riforma delle pensioni che dalla sera alla mattina hanno di fatto cancellato la pensione di anzianità facendo si che a partire dal 2018 si andrà in pensione solo dopo aver raggiunto i 67 anni di età.

L'attuale confronto sul mercato del lavoro dove l'atteggiamento del governo è quello che o con l'accordo o senza accordo con il sindacato la controriforma del mercato del lavoro si farà, mette in evidenza tutta l'arroganza della borghesia italiana e dell'attuale governo che la rappresenta.

Da Pomigliano in avanti il modello Marchionne ha fatto scuola,infatti l'elemento centrale delle relazioni industriale del paese è caratterizzato dal ricatto, non c’è nessuna differenza sostanziale fra il ricatto messo in essere con il referendum di Pomigliano e l'attuale atteggiamento del governo, nella trattativa con le organizzazioni sindacali,avendo già dichiarato che con accordo o senza accordo la riforma si farà,modificando un diritto fondamentale come il diritto al reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa.

Sostenere che attraverso l'ulteriore riduzione dei diritti dei lavoratori e aumentare la flessibilità in uscita che significa maggior facilità di licenziamento, si possa rilanciare l'economia è pura miopia. Proseguire con queste politiche significa proseguire con le politiche che hanno causato la crisi. Ridurre le tutele dei lavoratori, a partire dall'articolo 18 eliminare la cassa straordinaria difronte ad una crisi economica paragonabile a quella del 29 significa dare al padronato la posibilità organizzare la più grossa espulsione dal mondo del lavoro in maniera unilaterale e senza nessuna tutela economica e sociale per i lavoratori e le lavoratrici. Tutto questo legato alla riforma delle pensioni rappresenta un mix esplosivo per le classi subalterne. Questo, da tutti definito governo tecnico, è il governo più politico degli ultimi 20 anni, prima di pensare a modificare il mercato del lavoro un governo composto da illustri professori dovrebbe dare una risposta su come creare posti di lavoro, ad 'oggi non ci risulta ci sia un minimo di programmazione e un piano industriale. Bisognerebbe ritornare a parlare di cosa produrre, come produrre e per chi produrre. E' arrivato il momento di mettere in discussione le politiche di questo governo attraverso una mobilitazione trasversale e generalizzata di tutte le categorie,e attraverso la proclamazione dello sciopero generale a salvaguardia delle conquiste dei lavoratori e della democrazia formale e sostanziale del paese, rappresentata dalla mediazione novecentesca fra capitale e lavoro che significava doveri e diritti che significava salario che significava stato sociale e ruolo del pubblico nell'economia reale e non come sta avvenendo oggi dove le risorse pubbliche vengono date al sistema finanziario per continuare a speculare continuando a mettere in ginocchio imprese e lavoratori. Sostenere che per rilanciare l'economia si debba privatizzare i servizi pubblici essenziali tagliare diritti dei lavoratori è pura ipocrisia, continuare con questa politica significa rendere i lavoratori più deboli e più ricattabili, ma significa anche minare alle fondamento il sistema democratico e la coesione sociale. La sentenza di reintegra dei lavoratori di Melfi dimostra ancora oggi la totale validità dell'articolo 18 e anzi oggi come non mai sarebbe necessario ragionare di come estendere i diritti a partire dall'articolo 18 a chi non ce l'ha. Lo sciopero della fiom del 9 marzo rappresenta un momento fondamentale per contrastare le politiche del governo Monti e l'arroganza della Fiat che nonostante la reintegra prevista dal giudice continua di fatto a negare l'accesso al lavoro dei lavoratori e delegati reintegrati, il 9 per difendere l'articolo 18 la democrazia e per lanciare la mobilitazione permanente, ma per lanciare anche un'appello alla costruzione dell'unità della sinistra.

 

Michele Agnani, Coordinatore Camera del Lavoro-CGIL Castiglione del lago
segreteria provinciale Fillea-Cgil

Condividi