Se venisse confermata l’ipotesi di poter di nuovo manovrare l’addizionale comunale Irpef a partire dal 2011, potrebbero verificarsi possibili aumenti medi di 23 euro annui per contribuente a Perugia e di 40 euro a Terni (su un reddito medio imponibile di 26mila euro). E’ quanto calcolato dalla Uil a seguito della rielaborazione delle aliquote applicate in 8.072 Comuni - comprese le 113 città capoluogo di Provincia italiane, quindi anche Perugia e Terni - calcolate sulla base di un probabile e possibile aumento medio dello 0,2%. “Simulando un aumento medio dello 0,2% - sottolinea il segretario generale regionale della Uil, Claudio Bendini – l'aliquota nel comune di Perugia arriverebbe a quota 0,8%, a Terni 0,7%. A Perugia, così, il gettito fiscale pro capite crescerebbe da 161 a 184 euro (+14,3%), mentre a Terni da 115 a 161 euro (+40%). Per la Uil – sempre Bendini - questi possibili aumenti sarebbero intollerabili, considerando che i costi della politica – tra funzionamento di giunte, consigli e consulenze - nei comuni di Perugia e Terni ammontano a decine di milioni di euro”. Questi, nel dettaglio, i costi dei comuni di Perugia e Terni. Il capoluogo dell'Umbria – dove vige l'esenzione per i redditi fino a 12.500 euro – registra una spesa complessiva pari a 227 milioni di euro (tra spesa corrente, investimenti e rimborsi mutui); il funzionamento del consiglio e della giunta impegna risorse per otto milioni e 900mila euro; collaborazioni, incarichi e consulenze esterne costano un milione e 160mila euro; infine le spese per il personale esterno degli uffici della giunta ammonta a 490mila euro. A Terni (esenzione per i redditi fino a 10mila euro), la spesa totale è di 240 milioni di euro; quella per consiglio e giunta sei milioni e 800mila euro; collaborazioni, incarichi e consulenze esterne costano un milione e 320mila euro. “A fronte di simili cifre – sempre Bendini – sarebbe opportuno che la politica, prima di introdurre ulteriori gabelle per i contribuenti, si ponesse un tema etico, morale e civile: abbassare i propri costi”. Costi che, come elaborato dalla Uil, possono essere ridotti del 30%. “Ad esempio – afferma Bendini – si può rivedere e ridurre il numero degli assessorati, molto spesso pletorici, diminuire e razionalizzare il numero delle commissioni consiliari, risparmiare sui costi delle segreterie personali degli assessori, ridurre le cosiddette auto “blu” e “grigie”. Sono, queste, tutte cose che i comuni possono già fare da quest’anno senza aspettare leggi e decreti nazionali, grazie all’autonomia statutaria e regolamentare di cui già oggi godono. Si tratta di risorse risparmiate con la razionalizzazione della spesa, che possono essere dirottate ad abbassare il carico fiscale per i lavoratori e pensionati”. I Comuni possono, infatti, alleviare il peso fiscale sui redditi fissi con facilitazioni, detrazioni e deduzioni. O ancora meglio con l’esenzione parziale per questi redditi. “Il rischio – conclude Bendini – è che da una riforma come quella del federalismo fiscale, che avrebbe dovuto riordinare l’assetto tributario del Paese, abbassando le tasse sul lavoro e sulle imprese, si corre il rischio di andare in tutt’altra direzione”.

Ufficio stampa Uil Umbria
 

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