di Maurizio Acerbo 

Oggi siamo a Ankara in Turchia al congresso dell'Hdp. Come ha detto un compagno curdo in apertura, "Ankara si trasforma oggi da centro del fascismo a centro della democrazia. Questo è il nostro obiettivo." 

Grandi applausi quando negli interventi si citano "quelli che non possono essere qui con noi perché in prigione o in esilio". 

Nonostante i 4000 detenuti, tra cui 40 parlamentari, lo spirito non è rassegnato. 

"Noi siamo quelli che resistono ai tiranni. Noi siamo forti perché abbiamo ragione.
Uniamo i differenti popoli della Turchia, i lavoratori, le fonne, i giovani", ripetono negli interventi. 

"Hdp è la speranza e la speranza è qui. Democrazia, libertà, giustizia, pace. La soluzione siamo noi.
Il successo sara' nostro".

Viene evocato "lo spirito del Newroz, dell'8 marzo e del 1 maggio". Non è un semplice congresso ma una festa popolare con musica e balli.

"Nessuno può eliminare questa speranza come ha dimostrato la resistenza di kobane."

La copresidente Pervin Buldan, vedova di un compagno rapito e assassinato nel 1994, dice:
"Un'altra Turchia è possibile. 
Noi siamo la soluzione per tutte le principali questioni del paese. 

L'hdp è qui per tutti quelli i cui diritti sono violati. 

Senza la soluzione della questione curda non ci sarà democratizzazione del paese. 

Abbiamo bisogno di dialogo, di riconciliazione democratica. 

Milioni di lavoratori vivono in povertà. 
Alle prossime elezioni non si tratta di cambiare un presidente ma il sistema. 
L'alleanza democratica è la chiave."

In sintesi Hdp propone una coalizione di tutti i partiti dell'opposizione a Erdogan. 

Il co presidente Mithat Sancar spiega molto bene il progetto dell'Hdp, unire le minoranze discriminate nel paese," i lavoratori che chiedono eguaglianza, le
donne in lotta contro la dominazione maschile". 
Rivendica "un'incredibile tradizione di resistenza", chiarisce che c'è bisogno di 
"resistenza e costruzione". 
"È il tempo di costruire una nuova vita!", ci si sforza di essere positivi nonostante la repressione.
"Più si avvicinano le elezioni e più il governo rende la questione curda irresolvibile".
Tutti gli interventi chiedono lo stop all'isolamento di Apo Abdullah Ocalan, prigioniero dal 1999 nell'isola di Imrali. Il suo nome viene accolto da applausi fragorosi, come quelli che salutano i due copresidenti del partito in galera: Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ.

Il movimento di liberazione curdo continua la essere la principale forza per la democrazia, la pace e la convivenza in questa area del mondo.

Come il popolo palestinese viene costantemente pugnalato alle spalle dall' Occidente. 

Io e Anna Camposampiero avevamo partecipato anche al precedente congresso. Molte compagne e compagni che avevamo conosciuto non ci sono oggi perché nel frattempo arrestate/i.

Noi di Rifondazione Comunista siamo oggi qui per confermare la solidarietà che lega da sempre Rifondazione Comunista al movimento curdo.

Quando i governi della NATO e dell'UE continuano a inserire il Pkk nell'elenco delle organizzazioni terroriste di fatto legittimano il fascismo di Erdogan. 

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