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di Isabella Rossi I rifiuti sono un costo per la comunità. Vero. Ma i rifiuti sono anche una ricchezza. Ciò che per alcuni rappresenta un onere finanziario per altri è un’ infinita fonte di guadagno, un business sicuro nel tempo. Perché finché esisterà l’uomo sulla terra, una cosa è certa, non cesserà mai di produrre monnezza. Il business dei rifiuti, di per sé, non è solo lecito ma sacrosanto. Si fa per dire. Se la comunità ha bisogno di smaltire i suoi rifiuti è giusto e necessario che qualcuno se ne occupi. Ci sono tuttavia elementi che devono essere chiariti. Se è un privato ad occuparsi dei rifiuti non si può pretendere che vada contro i suoi interessi. Il suo primo obbiettivo, infatti, non è il bene della comunità. Come in ogni business l’interesse dell’imprenditore è soltanto uno: il lucro. Tutto il resto viene dopo. Un imprenditore vigila sul suo capitale come lo Stato dovrebbe vigilare sui beni della comunità. E’ possibile, e purtroppo probabile, che i due interessi non coincidano. Può capitare che mentre la comunità è interessata a differenziare sempre di più la raccolta dei rifiuti, cercando di riciclare il più possibile per abbattere i costi e tutelare la salute, il privato sia ben contento di ricevere ogni giorno tonnellate da incenerire. Il piano dei rifiuti firmato all’unanimità dalla giunta qualche giorno fa ha sancito la necessità di un inceneritore a Perugia. Per non finire come la Campania allarmano i politici. Lo stesso documento ha espresso la ferrea volontà di proseguire sulla strada della differenziazione dei rifiuti. Tra meno di cinque anni, nel 2013 si dovrà raggiungere il 65% di raccolta differenziata. Il 35% residuo andrà smaltito attraverso un impianto di incenerimento a recupero energetico. Peccato che tanta paura espressa in drammatici comunicati e pur condivisa dalla totalità dei consiglieri, con le dovute riserve di Stefano Vinti (Prc) e Oliviero Dottorini (Verdi), non abbia corrisposto in passato e non corrisponda ad una altrettanto effettiva azione di sensibilizzazione della cittadinanza al problema rifiuti, alla creazione attraverso una rete efficiente di una adeguata distribuzione di cassonetti, all’applicazione di sanzioni per i trasgressori o alla elargizione d’incentivi seri per i cittadini virtuosi. L’emergenza rifiuti in Umbria è una paura, diciamo così, intima che usurpa solo il giusto sonno di bravi politici. La cittadinanza, invece, dorme tranquilla e continua, ad esempio, a buttare nei cassonetti di differenziata tutto ciò che gli capita a tiro. I bei poster attaccati ai portoni che inneggiano ai buoni propositi lasciano indifferenti. Del resto i problemi sono altri e le tasse sono in aumento. L’ignaro cittadino non sospetta che inserendo rifiuti non differenziati nei cassonetti di carta, vetro e plastica può “inficiarne” l’intero contenuto che non più differenziato si sta già preparando, bello, bello ad entrare nelle fauci di un inceneritore. Ci si chiede, allora, se la paura è davvero così tanta dato che le azioni preventive sono state drammaticamente inesistenti, mentre esiste una cosiddetta cosmetica del rifiuto. Un allegro stampare di volantini, un chiacchierare bello e vuoto, un festoso celebrare di virtù ancora tutte da dimostrare. Mentre la necessità di un inceneritore è già sancita. L’inceneritore sebbene a recupero energetico è dannoso alla salute. Lo dimostrano autorevoli studi di scienziati italiani ed esteri. Ad esso, nel ternano, è collegato il tragico aumento dei tumori che colpisce drammaticamente tutta la nostra regione. Si è fatto tutto per evitare la costruzione di un nuovo inceneritore? Per avere un' idea di quello che dovrebbe essere basti vedere quei piccoli comuni dove la cittadinanza, opportunamente informata, guidata e stimolata con premi e sanzioni, riesce ad arrivare a differenziare fino al 82% dei rifiuti prodotti e in un solo anno. Fantascienza? No realtà. Scrive in un comunicato il Comune di Capannori, in Toscana: “sono bastati 11 mesi di porta a porta con il 23% della popolazione complessiva del nostro comune coinvolta, per far schizzare in alto la percentuale di raccolta differenziata dal 37% del 31 dicembre 2005 al 48% al 31 dicembre 2006 (+11%)... A gennaio 2007 abbiamo raggiunto il 52,5% di RD sull’intero comune, al 31 marzo 2007 siamo al 54% , l’82% dato consolidato in un anno nelle frazioni di Lammari e Marlia e 83% nelle nuove zone di estensione. Questi risultati sono stati raggiunti in solo 12 mesi.” Del resto si sa, dove c’è una volontà si trova sempre una strada. Finora a Perugia l’unico a trovare una strada è stato l’inceneritore. Condividi