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Dopo i quasi due anni del Governo Prodi, passati più a contrattare che a protestare, torna la Cgil in piazza. Non sarà mica il solito effetto Berlusconi? "Non si tratta di una semplice ragione politica. Eppoi nel febbraio del 2008 avevamo indetto uno sciopero nazionale per chiedere al Governo Prodi un maggiore impegno su salari, tasse, e potere d'acquisto. Non se ne fece più nula per via della caduta di quell'esecutivo di centrosinistra. Ma da quel Febbraio la situazione è di molto peggiorata. L'inflazione è salita al 4 per cento, l'economia è ferma. Per questo sabato prossimo saremo presenti con tre cortei dislocali in alcune città simbolo dell'Umbria". Lei ha detto anche che è in corso un attacco del Governo e di Confindustria per smantellare lo stato sociale. Può farci alcuni esempi concreti? "Di esempi purtroppo ce ne sono moltissimi. Mi limito a farne tre. Il primo riguarda la scuola: i tagli che sono stati nascosti dietro il maestro unico non solo producono una moria di posti di lavoro per gli insegnanti e il blocco delle assunzioni future. Ma uccidono quel progetto di formazione che, come sanno tutti, è alla base della richezza di domani. Secondo esempio: la sanità. La popolazione invecchia sempre di più e il Governo non trova meglio da fare che tagliare su un settore di prima necessità per gli individui e le famiglie. Morale della storia: molte prestazioni, per maggiore celerità, dovranno essere fatte con il privato. E prestazioni di base saranno a carico del cittadino. La precedo io: e l'ultimo esempio? I salari e l'occupazione. Non solo siamo sempre più precari ma lo siamo per due lire. Nessun aumento di stipendio, nonostante l'inflazione che si mangia tutto. Governo e Confindustria inoltre stanno stringendo un accordo per arginare sempre di più le concertazioni per il rinnovo dei contratti. Vogliono ottenere il massimo alle spalle dei lavoratori". Fino a qui le linee nazionali, ma in Umbria la situazione com'è? "E' certamente difficile. La crisi della Merloni è ancora più grave di Alitalia. Ma questo il Governo non lo capisce e non interviene nonostante sia stato sollecitato. Togliere 2mila posti di lavoro tra indotto e aziende ad un territorio di 80mila persone già provati dalla crisi dell'edilizia e della ceramica. Senza Merloni il territorio di Nocera-Gualdo-Foligno rischia il crack economico. Senza poi contare che nella nostra regione molte cooperative sociali rischiano il tracollo per i tagli alla sanità e agli enti locali". Condividi