Vinti.jpg
di Stefano Vinti La spesa di tutti i giorni è sempre più cara, l'inflazione per i prodotti che si acquistano frequentamente sale del 6,1 per cento. Questo è stato il luglio più caro degli ultimi 12 anni. E non è finita; ad ottobre le bollette saranno più salate (più 6 per cento per gas e più 4 per cento per l'elettricità). Ma di tutto questo il Governo Berlusconi non si accupa. I più colpiti sono i redditi da lavoro e da pensioni: circa 10 milioni di pensionati sotto gli 800 euro mensili, circa 7 milioni di lavoratori sotto i mille euro, circa 800 mila giovani co.co.co sotto i 780 euro. E' infatti evidente che più il reddito è basso, più è alta l'incidenza dei prodotti di largo consumo. L'economia è a crescita zero, aumenta l'inflazione, è questi due fattori combinati porteranno ad un aumento netto del prelievo fiscale dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati. Altrochè se il governo non aumenta le tasse!!!! Le tasse aumenteranno per i lavoratori dell' 0,6 per cento e quelli che avranno contratti rinnovabili per una inflazione programmata all'1,7 per cento in realtà avranno aumenti per il solo 1,1 per cento perchè va appunto sottratto l'0,6 in più della pressione fiscale. Le associazioni dei consumatori prevedono un salasso annuo di oltre 2000 euro. Le famiglie con redditi sotto i 25mila euro se la passeranno davvero male, e poco conta lo spot governativo della carta di povertà: una elemosina di 40 euro al mese. Inoltre il Dpef prevede un aumento della pressione fiscale , dal 2009 al 2013, dal 43 per cento al 43,2 per cento, con ulteriori rapine per 255 euro per nucleo familiare, con contando i tributi locali. In questo quadro abbiamo Perugia che è il decimo capoluogo di Regione ad inflazione più elevata con il 3,9 per cento di aumento su base annnua e lo 0,6 per cento rispetto al mese precedente. I redditi dei lavoratori dipendenti in Umbria sono inferiori mediamente del 10 per cento rispetto alle regioni del centro-nord del paese e in Umbria registriamo la più alta percentuale di pensionati con il minimo. Se a questi due dati aggiungiamo che il tentativo di definire un accordo, a livello regionale, sul controllo dei pressi e saltato, ci troviamo di fronte ad una situazione pesante, che sta peggiorando. Rifondazione Comunista dell'Umbria ritiene prioritario definire ulteriori politiche di ridistribuzione delle ricchezze a favore del lavoro dipendente e dei pensionati e istituzionale una questione sociale sempre più allarmante e a tal fine sollecità le organizzazioni sindacali umbre ad aprire trattative serie con le controparti datoriali, mettendo sul piatto finalmente la questione salariale e se necessario avviare una stagione di lotte. Ma la politica regionale non può continuare a parlare e straparlare di tutto meno che della questione salariale e del calo del potere d'acquisto di centinaia di migliorire di lavoratori e pensionati umbri. Per questo sollecitiamo iniziative de la sinistra umbra ad un vertice delle forze politiche che hanno responsabilità di governo nella regione dell'umbria e negli enti locali. Condividi