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La nuova politica di tolleranza nei confronti degli omosessuali a Cuba, incoraggiata dall'influente figlia del presidente Raul Castro, ha suscitato un acceso dibattito, nel quale la Chiesa cattolica ha preso una posizione molto chiara. Nella sua rivista mensile Palabra Nueva, la gerarchia ecclesiastica cattolica si chiede se Cuba "non abbia toccato il fondo" con la recente autorizzazione delle operazioni chirurgiche per cambiare sesso e con la campagna contro l'omofobia, animata da Mariela Castro e sostenuta dal Partito comunista. "Rispetto delle persone omosessuali, sì, promozione dell'omosessualità, no", si legge su Palabra Nueva, mentre l'arcivescovo dell'Avana, cardinale Jaime Ortega, sottolinea come "molti fedeli, sorpresi e disgustati", abbiano chiesto alla Chiesa di reagire contro una "campagna che è andata oltre la lotta contro la discriminazione o il maltrattamento degli omosessuali". La campagna lanciata da Mariela Castro in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia, amplificata con grande vigore dai media ufficiali, tutti controllati dal partito comunista, ha scosso gli animi della popolazione cubana, per la quale la nuova politica rappresenta una svolta a 180° dopo tre decenni di emarginazione degli omosessuali. Alcuni gruppi di difesa degli omosessuali, fra i quali "Orgoglio Gay" e la Fondazione cubana LGBT hanno annunciato, dal canto loro, di voler presentare una petizione al ministero della GIustizia per ottenere "delle scuse pubbliche di fronte agli omosessuali" vittime di discriminazioni. "Vogliamo uguaglianza di opportunità, libertà di riunione, non vogliamo più essere cacciati dai parchi, né dai luoghi di lavoro", ha dichiarato Mario José Delgado, vice presidente della fondazione. Condividi