silvestrini-ospedale.jpg
Una madre romena ha chiesto 500mila euro di risarcimento ad un noto ginecologo del capoluogo perchè non avrebbe diagnosticato il nanismo nel feto che portava in grembo e quindi non gli avrebbe concesso la possibilità di abortire. I fatti risalgono al 2000, ma la causa in tribunale ha preso il via in questi giorni. Il medico si difende ricordando che la visita al feto fu fatta nella ventesima settimana di gravidanza: un lasso di tempo troppo breve per individuare la sindrome del nanismo. Poi la donna aveva scelto altri medici e aveva partorito al Gemelli di Roma. Le analisi effettuate dal medico starebbero a dimostrare come in quel periodo il feto aveva tutte le dimensioni giuste per un bambino normale. Ma la questione non è solo giudiziaria, è anche di ordine morale: un individuo affetto da nanismo non ha problemi cognitivi, al di là dell'altezza non ha nessuna mancanza rispetto ad un uomo cosiderato normale. Eppure la sua nascita rischia di essere considerata un errore da risarcire attraverso un assegno di 500mila euro. Condividi