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di Nicola Bossi Una lezione lucida, avvincente e soprattutto qualificante per chi ha realmente intenzione di capire dove andrà l'Umbria e come sta reagendo a due processi ineluttabili: la globalizzazione e la destruttualizzazione dello sviluppo. Claudio Carnieri, testa pensante della sinistra umbra di ieri oggi e domani, ha portato avanti questo ragionamento alla presenza dei quadri intermedi di Rifondazione Comunista e di Sinistra Democratica. "Il futuro dell'economia e dello sviluppo dell'Umbria - ha spiegato Carnieri - sarà anche per il 2008 di riflessione. Ovvero i dati indicheranno una leggera flessione rispetto alla media nazionale. Il periodo positivo che dal 2003 alla fine del 2006 ha segnato il passo regionale per il momento si è chiuso". Carnieri, con grande semplicità, ne spiega anche i motivi: "Quando a livello nazionale parlano di fondi e di investimenti nazionali dovete immaginare che di quella cifra, sempre e dico sempre, l'1,40 per cento spetta all'Umbria. Per quanto riguarda gli investimenti, sempre pubblici, grazie alle università noi raccogliamo 1,7 per cento. Quanto investono i privati, gli industriali, nella fase di ricerca e innovazione richiesta dal processo mondiale definito destruttualizzazione dello sviluppo? Tra l'0,3 e l'0,5. C'è un gap chiaro e crudo. Anche se gli industriali sono soliti diri che, avendo strutture limitate, sono soliti acquistare nei macchinari la tecnologia. Dunque si compra ma non si cerca di individuare con ricerce in house". Un'economia di riflessione in Umbria che spingerà ad una unione delle aziende medie - che per la prima volta grazie alla globalizzazione si stanno formando in Umbria - che si metteranno in rete tra loro per creare un prodotto e qualificare il lavoro - intenso come formazione ed eccellenza - in grado di competere su gran parte dei mercati. Insomma il grafico dell'Umbria tornerà in crescita una volta che saranno iniziati questi processi di filiera e riqualificazione delle forze lavoro. Carnieri invita a non avere paura della globalizzazione perchè ci sono talmente fenomeni che la agitano che possono anche ribaltare la situazione in positivo. "Quando sei, sette anni fa la globalizzazione aveva preso il via, e settori storici per l'Umbria come il tessile sembravano ormai fuori dai mercati, nessuno avrebbe scommesso una lira. Poi invece paesi concorrenti hanno prodotto come in Cina 400milioni di nuovi ricchi, che hanno incominciato a richiedere prodotti di qualità nel campo del faschion e del food. E la situazione anche per l'Umbria si è ribaltata. Persino l'esportazioni dopo la crisi hanno incominciato a muoversi dall'0,8 del passatto siamo all'1 per cento attuale". Carnieri infine ha dedicato una parte importante della sua conclusione al ruolo della politica di sinistra in Umbria. "L'Umbria è una regione in movimento e che sta cambiando pelle. E forse per la prima volta ha bisogno di un rinnovamente chiaro. La Sinistra si deve candidare a guidare questo cambiamento tenendo presente una linea di scuola chiara anche in virtù dei dati imprenditoriali che abbiamo esposto: lo sviluppo viene pensato e aiutato dal regionalismo pubblico. Ovvero da chi amministra la Regione" Condividi