PatumiRanaConferenza.jpg
di Daniele Bovi “L’epoca delle favole” finirà il 10 giugno alle 15.30 quando verranno aperte le buste (se ci saranno) relative all’asta per l’acquisto del Perugia calcio dichiarato fallito dal tribunale del capoluogo umbro il 20 maggio scorso. A chiamarla “l’epoca della favole” è stato oggi il curatore fallimentare Francesco Patumi che, insieme al giudice Umberto Rana, ha illustrato alla stampa il bando di cui tanto si è chiacchierato nel corso degli ultimi giorni. Il prezzo base, sotto il quale dunque non si può scendere, è stato fissato in 665mila euro. Il giorno dell’asta poi, come detto espressamente da Patumi, “vogliamo vedere in faccia chi compra”. Nessun “procuratore speciale” sarà ammesso. LA PROCEDURA Innanzitutto chi si presenterà dovrà aver già costituito una società con “Perugia” nella ragione sociale e avere un capitale sociale almeno pari alla base d’asta. Chiunque sia interessato alla vendita poi, che avverrà con la cosiddetta “procedura competitiva”, “dovrà depositare in Cancelleria entro le ore 12,00 del giorno 9 giugno 2010, formale domanda che, a pena di inammissibilità, dovrà contenere l’indicazione del prezzo offerto, che dovrà essere pari o superiore al su indicati prezzo base ed essere accompagnata da deposito cauzionale di Euro 500.000,00 (cinquecentomila), da effettuare mediante assegni circolari non trasferibili su piazza”. Una gara che, precisa subito Patumi a scanso di equivoci, “sarà unica e irripetibile” visti i tempi strettissimi che separano il giorno dell’asta da quello del 28 giugno, data ultima per iscriversi alla Lega Pro. Se il giorno dell’asta ci saranno più offerte si procederà in questo modo: seduta stante, di fronte al giudice Rana, verrà preso come prezzo base la cifra più alta offerta e da lì in poi si va a rialzi minimo da 10mila euro. Per replicare ad ogni rialzo ci sono tre minuti di tempo scaduti i quali, se non ci sono altre controfferte, Rana aggiudicherà il titolo. Tutto fatto? Manco per idea. A questo punto colui che sarà ritenuto “miglior offerente” dovrà aspettare altri tre giorni che Rana e Patumi si sono presi per fare tutte le valutazioni “circa la stipula o meno del contratto di cessione, stipula che sarà autorizzata dal giudice delegato, su istanza del curatore e sentito il comitato dei creditori”. Solo a quel punto si andrà da un notaio scelto dalla curatela per sottoscrivere il contratto di cessione. ”TEMPI DA GUINNESS” Rana e Patumi hanno poi voluto fare un espresso ringraziamento a tutti coloro che hanno permesso “di raggiungere questo primo obiettivo in tempi da guinness”. “L'obiettivo che si era prefissato il nostro Ufficio - ha aggiunto Rana - era quello di individuare i parametri per la cessione in modo tale da permettere al miglior offerente di potersi iscrivere al prossimo campionato. Ci siamo riusciti grazie allo sforzo e al gran bel lavoro fatto da tutti i soggetti coinvolti. In tempi brevissimi e' stato raggiunto un obiettivo importante''. IL NODO DEL DEBITO SPORTIVO A surriscaldare però immediatamente l’animo dei tifosi ci sono i cosiddetti “debiti sportivi” (verso tesserati, ammende e quant’altro, debiti verso l’erario compresi) che il tribunale ha stimato “sulla base delle scritture contabili” in 3 milioni e 667mila euro. “Adempimenti che a noi – specificano Patumi e Rana – non interessano minimamente: li abbiamo indicati a livello informativo. Chi vuole comprare sa a che cosa deve ottemperare”. Di questi 3,7 milioni 2,4, secondo indiscrezioni, atterrebbero agli stipendi dei giocatori al netto delle tasse. Il restante, appunto, sarebbe la somma dovuta all’erario. Il curatore, a norma di legge (i giocatori infatti non sono pagati in nero), ha messo nel conquibus del debito sportivo gli stipendi lordi dei giocatori. Escluderli non si può. Il versamento di questa cifra però, va specificato e ribadito, non è una condizione che il curatore pone per partecipare all’asta. E’ una semplice informazione. Nel bando di vendita per il fallimento del Pescara la cifra non c’era ma si faceva semplicemente riferimento all’art 52 comma 3 delle Noif, che impone l’assolvimento di “tutti i debiti sportivi della società cui è stata revocata l’affiliazione ovvero di averne garantito il pagamento mediante rilascio di fideiussione bancaria a prima richiesta”. La cifra non c’era ma il concetto è quello. Quello che non torna all’avvocato Walter Biscotti, in qualità di tifoso e legale desideroso di salvare il titolo sportivo del Perugia, è il passaggio del bando in cui si fa riferimento al fatto che i 3,7 sono desunti “sulla base delle scritture contabili della Società fallita, senza che ciò implichi riconoscimento dell’esistenza e/o dell'ammontare del debito medesimo”. “Poiché è incerto l’esatto ammontare è assolutamente necessaria – dichiara Biscotti ad Umbrialeft - una immediata verifica tra curatela e Federazione per accertare l’esattezza del debito sportivo. Quindi si auspica che immediatamente, già nella giornata di domani mattina, la curatela prenda contatti con la Federazione per chiarire questa grave incertezza del bando. Poiché non vi è stato sul punto nessun confronto tra curatela e Federazione, un confronto è ritenuto indispensabile dalla stessa Federazione affinché si possa fare in tempo per il 10 giugno. Si tratta di un passaggio indispensabile”. “Nel caso di Pescara – dice l’avvocato Donato di Campli ad Umbrialeft – io ho pagato solo l’Irpef e non l’Enpals. Non vedo perché Irpef ed Enpals debbano essere più creditori di altri. Si violerebbe la par condicio creditorum”. Il fatto che le tasse non fossero state inserite nel bando per gli altri fallimenti, è questo il succo del ragionamento di Patumi, è una verità a metà. Sarebbe meglio dire che poi la Figc non li ha richiesti. Il passaggio è delicatissimo anche perché nei giorni scorsi sia Di Campli sia Bagattini (l’altro avvocato della cordata Pieroni) avevano fatto capire che un milione in più o in meno non sono roba da poco. La palla, a questo punto, passa sui piedi della Federazione, alla quale la nuova società eventualmente interessata deve richiedere l’affiliazione e il titolo sportivo del fu Perugia di Covarelli. Coloro che sono interessati all’acquisto del Perugia dovrebbero bussare alle porte della Figc, farsi dire con precisione a quanto ammonta il debito e in caso intavolare una trattativa sul debito sportivo. Va bene che si parla di una società di C e che con queste cifre, forse, si può rilevare un’altra squadra di B, ma è davvero un milione di euro a bloccare un progetto a lunga scadenza come deve necessariamente essere quello per la rinascita del Grifo? Dall’altra parte, se veramente esiste un partito politico-imprenditoriale che mira ai dilettanti, in caso di vittoria di quest’ultimo i tifosi promettono lotta dura senza paura. Condividi