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Più che vittima della crisi internazionale è stato vittima della sua legittima voglia di fare sindacato per migliorare le sue e quelle degli altri condizioni di lavoro. Un impegno che, secondo la Cgil, è costato veramente caro a Claudio Sabatucci, operaio di 27 anni, da 5 al lavoro nel sito industriale di Maratta (Terni) che oggi fa capo alla multinazionale Esab, che ha perso il lavoro alla fine di novembre per il mancato rinnovo del suo contratto a termine. “Sabatucci lavora lì da 5 anni e non ha mai avuto richiami, ha sempre lavorato bene e senza problemi o lamentele – ha spiegato stamattina in una conferenza stampa Alessandro Rampiconi, della segreteria provinciale Fiom – poi all'improvviso, mentre l'azienda è in crescita e continua ad assumere, il suo contratto non viene rinnovato e la cosa gli viene comunicata due minuti dopo la fine del suo ultimo turno di lavoro, lo scorso 23 novembre, con una telefonata da parte della segretaria aziendale”. Dunque, nessuna spiegazione, nessun chiarimento, il direttore di stabilimento che non risponde al telefono. Soltanto una comunicazione secca, senza nemmeno contattare prima il sindacato, come è generalmente nella prassi delle normali relazioni industriali. Perché questo atteggiamento? Secondo la Fiom una ragione potrebbe esserci: “Nutriamo un fondato sospetto – ha detto ancora Rampiconi - che la mancata riconferma di questo lavoratore sia collegata al fatto che per un anno Sabatucci è stato la faccia della Fiom all'interno di questa azienda, prima come rappresentante nella Rsa e poi come iscritto attivo ed impegnato dentro la fabbrica. Per questo – ha aggiunto il sindacalista – sfidiamo la Esab a spiegare pubblicamente quali siano le ragioni di questo mancato rinnovo e quali le differenze con altri lavoratori che invece sono stati confermati o con i neoassunti”. Il sospetto della Fiom nasce anche dal fatto che già in altre occasioni si sono verificati problemi con la Esab. Ad esempio, da mesi non viene riconosciuta una delega sindacale (ovvero non viene detratto dalla busta paga di un lavoratore iscrittosi alla Fiom il contributo dell'1% previsto dalla legge), nonostante la Fiom abbia in ogni modo sottoposto all'azienda il problema. Su questa vicenda peraltro il sindacato ha già attivato i suoi legali. E poi, c'è la vicenda della Esab di Milano, con gli operai del sito di Mesero che hanno lottato a lungo per scongiurare la chiusura, salendo anche sul tetto della fabbrica per diversi giorni. “Praticamente tutti quegli operai che hanno venduto cara la pelle e hanno denunciato il comportamento inaccettabile dell'azienda davanti all'opinione pubblica nazionale – ha osservato Rampiconi - erano iscritti alla Fiom Cgil”. “Con la conferenza stampa di oggi – ha concluso Attilio Romanelli, segretario generale della Fiom Cgil di Terni – abbiamo voluto dare un segnale non solo a Claudio, ma a tutti i lavoratori nostri iscritti: la Fiom non lascia mai da soli i lavoratori in difficoltà e noi faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità, utilizzando ogni strumento a disposizione, per tutelare Claudio Sabatucci e ogni altro lavoratore che si venga a trovare nella sua situazione. Per questo – ha concluso Romanelli - sfidiamo l'azienda ad uscire allo scoperto”. Condividi