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Proposta di legge di iniziativa del consigliere regionale VINTI "Modificazioni della Legge Regionale 16.4.2005, n. 21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)" RELAZIONE L’acqua costituisce un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti. Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i tre miliardi. E, tuttavia, le pressioni ai diversi livelli (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, continuano imperterrite e travalicano trasversalmente le diverse culture politiche ed amministrative. Anche per questo affermiamo che arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua assume, nel XXI secolo, sempre più le caratteristiche di un problema di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini, che chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future. Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche, che per decenni hanno creato il degrado delle risorse naturali e l’impoverimento idrico di migliaia di comunità umane oggi dicono che l’acqua è un bene prezioso e raro e che solo il suo valore economico può regolare e legittimare la sua distribuzione. Ma gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future. Il 10 Settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto 135/09. Il Senato, il 04 Novembre, ha modificato e approvato il decreto. Successivamente il testo è stato discusso dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati a partire dal 10 Novembre. Il 18 Novembre ha ottenuto la fiducia della Camera e giovedì 19 Novembre è stato approvato definitivamente. La sua conversione in legge sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile domestica. Occorre che le istituzioni regionali e gli enti locali si dotino di normative specifiche per scongiurare questo rischio sia per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, sia per le ripercussioni disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione della crescita delle tariffe. La proposta di modifica della Legge Regionale n. 21 del 16.04.2005 si pone proprio l’obiettivo di inserire nella Carta fondamentale della Regione Umbria un principio, quello che dell’acqua quale bene comune, un bene per tutti, non suscettibile di una mercificazione a vantaggio dei profitti di pochi ed a scapito del diritto delle cittadine e dei cittadini ad accedere alle risorse idriche. La proposta inoltre considera il servizio idrico privo di rilevanza economica, nel pieno rispetto della Costituzione e dell’autonomia che Essa riconosce alle Regioni. Disegno di Legge "Modificazione alla legge regionale 16 Aprile 2005, n. 21 (Nuovo Statuto della Regione Umbria)" Art. 1 (Istituzione dell’articolo 11-bis) 1. Dopo l’articolo 11 della legge regionale 16 Aprile 2005, n. 21 (Nuovo statuto della Regione Umbria) è inserito il seguente: "11 bis. (Risorse naturali) 1. La Regione tutela le risorse naturali, con particolare attenzione a quelle idriche. Considera l’acqua un bene comune e un diritto umano universale, ed informa la propria azione alla sua più ampia fruibilità. Il servizio idrico è privo di rilevanza economica.” Il Consigliere regionale Stefano Vinti Condividi