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Lo stanziamento della Regione di 44 milioni di euro per i cassa integrati non può non ricevere un giudizio positivo. Questo a fronte della crisi che sta colpendo le famiglie e le imprese italiane e umbre e a fronte delle politiche del Governo Berlusconi, anzi, dell'assenza di queste, che di fatto ha riversato sulle regioni l'onere di dare risposte alle migliaia di lavoratrici e lavoratori che o hanno già perso il lavoro oppure lo stanno per perdere. Le misure adottate dal governo nazionale coincidono con iniziative a sostegno del credito che nella maggior parte dei casi, come denunciano anche le principali associazioni dei consumatori, non si riflettono su un sostegno ai redditi ed alle imprese. In definitiva le uniche iniziative assunte dal Governo sono a favore degli istituti di credito, che negli anni e nonostante tutto hanno visto aumentare i profitti, con buona pace di chi invece sta pagando il prezzo più alto della crisi e delle regioni chiamate a stornare cifre sempre più consistenti dai propri bilanci per evitare una vera e propria macelleria sociale. Positivo dunque che anche l'Umbria si prodighi per un sostegno reale a chi rischia il proprio posto di lavoro; ciò nonostante non possiamo non sottolineare come questo programma di interventi rischia di rimanere un semplice palliativo a fronte dell'urgenza di interventi strutturali e profondamente innovativi del sistema degli ammortizzatori sociali. Senza misure di ampio respiro infatti il pericolo che le somme stanziate vengano ingoiate dal pozzo senza fondo della crisi è più che reale. Rifondazione Comunista dell'Umbria è impegnata in queste settimane in una battaglia a sostegno della proposta di legge per l'istituzione del reddito sociale nella nostra regione, misure di sostegno ai disoccupati, agli inoccupati ed ai precari. La proposta di legge oltre a voler essere uno strumento efficace di risposta a questa crisi economica e per evitare il ripetersi di simili congiunture, prende atto delle profonde modificazioni e trasformazioni che il sistema del lavoro ha subito negli ultimi decenni. Il lavoro a tempo pieno e per tutta la vita è stato fortemente messo in discussione da una radicale trasformazione delle forme della produzione e di regolazione dei rapporti fra impresa e lavoro, dalla decentralizzazione della produzione e dalla flessibilità della prestazione. Una vera e propria rivoluzione in negativo che ha di fatto reso insufficienti gli ammortizzatori sociali che abbiamo conosciuto fino ad ora. Oggi non sono solo gli operai in senso stretto che vedono messi a rischio futuro occupazionale e reddito: gli artigiani, i piccoli esercenti, gli impiegati negli studi professionali rappresentano un pezzo importante del mondo del lavoro che la politica e le istituzioni non possono ignorare. Per questo riteniamo, insieme alle forze della Sinistra di Alternativa, che accanto a misure giuste come quella adottata dalla Regione in favore dei cassa integrati, occorrano interventi di sistema per dare risposte concrete ad una società e ad un mondo del lavoro in continua modificazione. L'introduzione del reddito sociale, come per esempio già ha fatto il Lazio, può rappresentare un elemento importante per invertire la tendenza degli ultimi anni, dove la dequalificazione del lavoro, il crollo del potere di acquisto dei redditi e il venir meno di tutele e garanzie per le fasce più deboli della società sono stati una costante a scapito della dignità e della qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Stefano Vinti Condividi