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Umbria: da “polmone verde” a “laguna delle scrofe”. Sempre più inquinata perché chi deve controllare non controlla… Come tutti gli anni sto passando alcuni giorni in Umbria, a casa dei miei genitori. In nessun posto al mondo, come in Umbria, si vive(va) e si lavora(va). “E a noi che ce frega” – direte voi, amati lettori del blog. Assolutamente nulla. Avete ragione. Ma seguitemi e scoprirete qualcosa che nulla ha a che fare con i ricordi scolastici che si mandavano a memoria. Tra questi uno: “L’Umbria è il polmone verde d’Italia”. Di quell’Italia che – menti malate – vorrebbero disunire. MIO ZIO GOFFREDO, MIO CUGINO FRANCO E LE CAVE VICINE ALLE FONTI Da casa dei miei genitori vedo, giocoforza, sempre meglio la cava che sta mangiando una meravigliosa collina verde – una parte del famoso “polmone” – a pochi km da sorgenti di acqua minerale famose in tutto il mondo. Bene. Ricordo che quando ero adolescente – circa 35 anni fa – attività e traffici di quella cava portarono al coinvolgimento con la Giustizia di decine tra imprenditori e amministratori locali che – in cambio di soldi e favori – chiudevano un occhio su autorizzazioni, volumetrie e ipotesi di nuove attività estrattive. Ne seguì uno scandalo che impolverò molti: nei paesi dell’area e in regione. Gli amministratori raggiunti dalla polvere non uscirono più di casa per settimane. Mesi. Mio zio Goffredo guidava la rivolta degli ambientalisti contro altri parenti che – bontà loro – erano del partito del ciclo del cemento. I parenti, sapete, non si scelgono. Morale: alcuni politici “impolverati” si ritirarono a vita privata, altri – a esempio lo zio sindaco che ne entrò e uscì pulitissimo – continuarono fare politica per un po’. Sempre più disgustato fino ad abbandonare il Pci e la politica. Ora – ironia della sorte – il figlio, mio cugino Franco, è neo-direttore della pianificazione urbanistica del Comune di Perugia. Gliel’ho detto tre giorni fa: saranno affari suoi in quel posto chiave! Lo attendono già mille trappole, un milione di appetiti repressi e i fucili spianati di chi non vuole – tanto per partire con il piede giusto - il megastore dell’Ikea, che lì vorrebbe investire. Cemento e soldi. Soldi e cemento. Una ricetta d’oro per i politici. Per quanto mi riguarda è una ricetta che consiglia una sola cosa: occhi aperti. Anzi: spalancati. La cava, invece, è ancora lì. Sempre più vorace. Anzi. A pochi passi dalle sorgenti ce ne sono due. Una - ancora più vicina – ha ormai affettato a metà una splendida collina. LA QUESTIONE MORALE TRA I PROFUGHI DEL PCI Avrei dovuto capire già in quell’occasione che il “polmone verde d’Italia” stava respirando sostanze nocive e tossiche che l’avrebbero, sempre più rapidamente, annerito e portato a lenta agonia. Ma i polmoni nulla decidono. A farlo è l’uomo. E quando l’uomo è anche un politico, il cancro della illegalità è sempre dietro l’angolo. Avrei dovuto capire anche altre cose in quell’occasione. A esempio che la questione morale – che ora sta riesplodendo nella sinistra, compresa quella estrema – non ha colore politico. Riguarda spesso il singolo e quando il singolo è fatto di carne e portafoglio, è debole per definizione. Ma quelle cose mi sono entrate nel sangue e, anno dopo anno, ritorno dopo ritorno nel paese natio di mia madre, una cosa intanto l’ho capita: i libri di testo scolastici dovrebbero essere cambiati. Via quella frase fatta. E ho capito un’altra cosa: la questione morale, qui, in Umbria, per i profughi del Pci è devastante. Non che per gli altri – quelli a destra – non lo sia. Per carità. Ma la supremazia politica rossa in Umbria è (era) storia e con essa la supposta supremazia di condotta etica. GLI SCANDALI PERUGINI E LA “LAGUNA DELLE SCROFE” E’ la provincia di Perugia a essere particolarmente nell’occhio del ciclone. E’ la terza estate passata con elevate temperature giudiziarie. Due anni fa i medici assenteisti negli ospedali, lo scorso anno la vicenda degli appalti con i quali mangiavano in molti (la magistratura sta ancora indagando). C’è chi giura che quest’autunno, nel capoluogo umbro, la temperatura politico-giudiziaria non si abbasserà poi di molto. I pm starebbero già riscaldando le “pratiche” per la vicenda mini-metro. E quest’estate poteva essere da meno? Ma certo che no. Ed ecco scodellato l’ennesimo scandalo (accompagnato da una serie di “scandaletti” paralleli in giro per l’Umbria, sullo stesso filone dell’ambiente tradito da un inquinamento selvaggio). Questa volta - a mio avviso – ben più grave dei precedenti perché mina non solo la credibilità delle “guardie” che – secondo l’accusa – diventano “ladri” e delinquenti, ma anche perché a rimetterci, ancora una volta, è il polmone verde. Il tutto nello scandaloso silenzio dei politici del centrosinistra. Sapete com è: il prossimo anno si va al voto in Regione e il consenso si acquisisce anche con il silenzio. E poi volete mettere: ci sono le primarie del Pd, ben più importanti! Dal centrodestra – sullo scandalo che ora descriverò – solo qualche mugolio accompagnato da frasi sconnesse che richiederebbero l’ausilio di uno psichiatra del comportamento. Con una specializzazione presa ad Arcore. O a Ponte di Legno. Fate voi. Lo scandalo è quello del depuratore di Bettona (comune attaccato a Perugia), che serve, oltre alla stessa cittadina, anche Bastia Umbra e Cannara. L’inchiesta – denominata “Laguna de cerdos”, vale a dire la “Laguna delle scrofe” - al momento in cui scrivo ha portato all’arresto di 11 persone, alla denuncia di 88 e al coinvolgimento di 60 società. I reati contestati – per amministratori pubblici, funzionari, dirigenti, allevatori, trasportatori, agricoltori e imprenditori – sono assai simpatici: associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito dei rifiuti, disastro ambientale, avvelenamento delle acque, abuso d’ufficio e falsità ideologica. Secondo la magistratura (Gip Claudia Matteini e pm Manuela Comodi) che si è basata anche su ore di intercettazioni e sulle attività del Noe dei Carabinieri – guidati dal capitano Giuseppe Schienalunga – grazie a una serie di complicità tra enti locali, Arpa (vale a dire l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ed enti vari, inquinavano e sversavano in lungo e in largo i rifiuti provenienti dagli allevamenti suinicoli, in barba a ogni accorgimento. Reggerà l’accusa? Sapranno difendersi gli attuali indagati che già puntano – attraverso i loro avvocati – a sofisticate alchimie linguistico-normative che distinguono tra rifiuti zootecnici (dei suini) e reflui? Il punto – a mio avviso – non è questo. O meglio: non è solo questo. Il valore delle indagini, dell’ordinanza e delle intercettazioni ambientali – aldilà del valore penale che non mi compete e sottolineando che tutti gli indagati, ovviamente, si professano innocenti o minimizzano le responsabilità - lanciano uno squarcio di maleodorante malcostume dal quale la classe dirigente umbra – da quella politica a quella imprenditoriale, da quella sindacale a quella ecclesiastica - si riteneva (si ritiene ancora?) immune. I DIALOGHI EDIFICANTI SU BUCACULO, FOSSI E SCATAFOSSI … Per dare l’idea riporto testualmente una notizia pubblicata su www.umbrialeft.it. E’ edificante – se riscontrata e dopo il vaglio della magistratura - sullo “spessore” di chi governa. A ogni livello. “Speriamo che ‘Bucaculo’ non vinca”. E’ con questo elegante soprannome che Polinori (Rinaldo Polinori, un consigliere della Codep, la società cooperativa tra allevatori e imprese suinicole n.d.r.) chiama, in una telefonata a Paolo Schippa (ex presidente Codep), l’ex sindaco di Bettona Stefano Frascarelli, infermiere. Il primo che nel lontano 2006, quando ancora rivestiva la carica di sindaco, denunciò che da quelle parti qualcosa non funzionava. E’ il 28 maggio 2008 e i due si augurano, in vista delle prossime elezioni, che “Bucaculo” non vinca. Gli altri sono tutti “avvicinati” e “trattabili”. Vengono poi concordate varie strategie per la gestione societaria, in particolare l’individuazione di un responsabile di impianto che sia malleabile e “stia sul rogo”. I due poi si augurano che Marcantonini (l’altro candidato sindaco) vinca le consultazioni, cosa che peraltro, in un’altra conversazione, danno per scontata. Polinori, come si dice nell’ordinanza, ad un certo punto della vicenda ha avuto la necessità di dimostrare la disponibilità di alcuni terreni su cui sversare. Terreni che reperì anche “nel contesto familiare, nella piena consapevolezza della loro assoluta inutilizzabilità”. Terreni infatti mai utilizzati. Illuminante a tal proposito la telefonata del 28 giugno 2007 fra Igor Cruciani e la geologa Federica Fiorucci la quale afferma, lamentandosene, “mi hanno dato fossi e scatafossi”. Fiorucci si riferiva ai terreni situati in una zona boschiva di montagna a Trevi messi in disponibilità da Polinori. La scarsa attitudine di quei terreni, e la loro scomoda e lontana collocazione vengono poi sottolineate il 31 agosto dello stesso anno in un’altra telefonata che Siena (Graziano Siena, attuale presidente Codep n.d.r.) fa alla segretaria dell’azienda. Dalla telefonata emerge come Siena fosse a conoscenza della loro inutilizzabilità e insufficienza (fonte: www.umbrialeft.it, 4 agosto ore 12.16). …E IL SILENZIO DELLA REGIONE UMBRIA Mentre maggioranza e opposizione se le danno (verbalmente) di santa ragione, il silenzio della Regione guidata dall’ex sindaco di Foligno ed ex plurideputata Pci, Maria Rita Lorenzetti, è imbarazzante per lo scaricabarile e i distinguo che fanno ridere anche…le scrofe coinvolte loro malgrado nell’operazione “Laguna de cerdos”. Riporto testualmente dall’agenzia Umbria notizie. (AGENZIA UMBRIA NOTIZIE) – Perugia, 01 ago. 09 - “La Regione Umbria promuoverà tutte le iniziative necessarie per tutelare l’interesse della comunità regionale compresa, in caso di processo penale, la costituzione di parte civile”. Lo ha annunciato l’assessore regionale all’Ambiente e sviluppo sostenibile, Lamberto Bottini, in riferimento alla indagine relativa al depuratore di Bettona. “Ciò – ha aggiunto - in linea con le politiche regionali che da sempre hanno posto particolare attenzione alla tutela dell’ambiente, alla salvaguardia della salute dei cittadini e alla lotta contro ogni forma di inquinamento, con l’obiettivo di coniugare la qualità della vita allo sviluppo economico e territoriale dell’Umbria”. “Va comunque ricordato – ha detto l’assessore - che compete all’amministrazione regionale esclusivamente definire la programmazione e le norme che regolano e individuano con precisione compiti e soggetti chiamati ad assolverli. Ogni soggetto titolare di ruoli e competenze, soprattutto se si tratta di questioni legate alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica, è quindi chiamato al rigoroso rispetto delle regole”. “Come Regione – conclude Bottini - auspichiamo che si faccia luce al più presto su ogni tipo di responsabilità legate alla vicenda, esprimendo piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine”. MC/CM ASTER/AMB 40 Ora a me non frega nulla né del centrosinistra né del centrodestra ma – gentili lettori – vi sembra questa una risposta? A me sembra una cosa indegna e fa piacere che come me la pensi chi questa regione la respira e la descrive ogni giorno. La direttrice del Corriere dell’Umbria (che sta seguendo splendidamente, per mio conto, la vicenda), Anna Mossuto, il 9 agosto ha scritto un editoriale illuminante fin dal titolo: “La politica si sollazza pure se l’inchiesta impazza”. “…Insomma quello che sta accadendo a Bettona, Bastia e Marsciano – scrive Mossuto a pagina 3 – non è una bazzecola, una cazzata o un gossip del solleone ferragostano. Aldilà degli accertamenti della magistratura che porteranno a verificare eventuali responsabilità, esiste un problema politico, serio, che riguarda prima di tutto la pelle dei cittadini che abitano in quelle comunità. Possibile che il nostro consiglio regionale non senta moralmente il peso e l’urgenza di dire qualcosa, di indagare su scelte sì fatte per e da decenni ma neppure il tentativo di rimediare, di metterci una toppa, di salvare la faccia?”. Possibile, cara collega. Possibile. Anzi: certo. roberto.galullo@ilsole24ore.com p.s. Buon Ferragosto a tutti. Scrofe comprese. Condividi