maiale.jpg
Gli scandali, gli arresti del Noe per lo smaltimenti illegale dei reflui dei suini, la gestione all'insegna del malaffare della Codep - secondo la magistratura - e la chiusura degli impianti di Marsciano e di Bettona rischiano di mettere in ginocchio un settore chiave per l'agricoltura umbra: ovvero quello dell'allevamento dei maiali. E' questa la conseguenza più visibile degli scandali sulla gestione degli allevamenti che, secondo la magistratura, ha inquinato territorio e falde acquifere. Ma per salvare gli onesti e un settore economico cruciale serve un nuovo piano regionale dopo quello sballato degli ultimi 15 anni. Un piano e una soluzione immediata per non distruggere posti di lavoro e ricchezza economica. L’associazione degli allevatori della Provincia di Perugia teme le ripercussioni legate alla impossibilità di utilizzo dei due impianti di depurazione da parte degli allevatori “che, di fatto, impedirà loro di continuare a svolgere l’attività di allevamento”. “Il timore – sostiene l’associazione in una nota – è che venga di colpo cancellata una attività economica di grande rilievo per la nostra regione sia in termini di valore prodotto (circa 100 milioni di euro pari all’12% dell’intera produzione agricola regionale) e di occupazione, che in termini di qualità, in quanto gran parte dei suini allevati in Umbria vengono prodotti secondo disciplinari di qualità e vengono destinati a prodotti Dop e Igp. Infatti la gestione degli effluenti rappresenta uno degli aspetti di più grande rilevanza per gli allevamenti suinicoli e non avere certezze sulla possibilità del loro corretto utilizzo, rappresenta un elemento di fortemente condizionante l’intera gestione dell’impresa”. “È certo – continua l’Apa - che la scelta di concentrare le deiezioni degli allevamenti in grandi strutture di depurazione, fatta in Umbria nei decenni scorsi, ha oggi manifestato tutta la sua debolezza e le sue criticità. È però altrettanto sbagliato considerare che ovunque ci sia un allevamento di suini ci sia inquinamento, perché le deiezioni animali da sempre sono state una risorsa che ha favorito l’arricchimento e quindi la fertilità dei terreni e, di riflesso, un beneficio per tutta la società e non un problema. Il problema semmai nasce dalla non corretta gestione di questa ‘risorsa’”. “Riteniamo infatti – sottolinea ancora l’associazione –, come affermato da numerosi scienziati e ricercatori, che il destino delle deiezioni animali debba essere assolutamente il terreno agrario perché ciò porterebbe notevolissimi benefici a tutti: una drastica riduzione di concimi chimici la cui produzione industriale richiede enormi quantità di combustibili di origine fossile con forti emissioni di anidride carbonica in atmosfera, sia per la loro produzione che il loro trasporto, un notevole miglioramento della fertilità dei terreni per l’arricchimento in sostanza organica di cui siamo fortemente carenti. È bene inoltre non confondere la concentrazione di animali che è un aspetto puramente economico di gestione aziendale con la distribuzione degli effluenti zootecnici sui terreni agricoli. A tale proposito infatti, è bene ricordare che la densità media di animali per superficie agricola utilizzata dalle colture agrarie, in Umbria è di circa 8,3 capi per ettaro; ciò significa che con una oculata e corretta gestione, anche organizzativa, di tali effluenti, ci sarebbero amplissime possibilità per risolvere il problema del rapporto allevamenti-ambiente”. “È chiaro – conclude l’Apa di Perugia – che è necessario un grande coordinamento di tutte le realtà coinvolte a partire dalla Regione in tutte le sue articolazioni (Agricoltura, Ambiente, Arpa), alla quale chiediamo di attivare immediatamente, un tavolo specifico per la suinicoltura umbra con le organizzazioni e le associazioni degli allevatori per trovare le soluzione a questo momento veramente drammatico per i suinicoltori umbri”. Condividi