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Il capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, critica la decisione della società Umbria Acque di “imporre ai consumatori un deposito cauzionale in relazione al pagamento delle bollette”. Secondo il consigliere regionale si tratterebbe di un “ricatto al quale Umbria Acque ha sottoposto i suoi clienti-utenti, mettendoli davanti alla scelta fra il depositare una cauzione per poter continuare a pagare le bollette secondo i metodi tradizionali (pronto cassa o tramite bollettino postale), oppure domiciliare tale pagamento tramite conto corrente ottenendo quale premio l’esenzione da questo odioso obbligo”. Secondo Vinti “è chiaro a tutti che l’azienda ha inteso imporre coattivamente, per il suo esclusivo interesse, una scelta particolare di pagamento, privando i cittadini della libertà da sempre riconosciuta di decidere in piena autonomia la forma a loro più confacente. Una misura discriminatoria – aggiunge - perché a subirla sono esclusivamente quanti, a causa delle loro disagiate condizioni economiche, non sono in grado di sostenere le spese legate all’apertura e al mantenimento di un conto corrente e che si vedranno perciò caricare da un ulteriore iniquo balzello”. Nel “levare forte la sua protesta nei confronti di un atteggiamento che denota quanto la prassi privatistica della ricerca del massimo profitto sia ormai dilagata anche nella gestione di beni comuni fondamentali, qual è senz’altro l’acqua” Stefano Vinti chiede all’azienda di soprassedere dal portare avanti questa iniziativa impegnandosi, in caso contrario, a trasferire questa battaglia “in tutte le sedi istituzionali competenti”, ricordando “a chi di dovere l’opportunità di promuovere altre e più meritorie iniziative a favore degli utenti, fra le quali la restituzione dell’Iva indebitamente applicata per anni sulle bollette della Tia, visto che la Corte Costituzionale ha definitivamente stabilito che trattasi di una tassa e non di una tariffa, ergo è assolutamente illegittimo tassare una tassa” Condividi