Sarà una partita tutta in salita quella per il raggiungimento del quorum al referendum del 21 e 22 giugno che chiede di abrogare parti della legge elettorale. I due scogli più grandi sono rappresentati dall'astensionismo e dalla scarsa informazione dei cittadini sulla consultazione, se come segnalava due giorni fa un sondaggio la metà degli italiani non è ancora a conoscenza dell'oggetto referendario.
Il primo dato, quello dell'astensione, si evince innanzi tutto dalla storia recente: è dal 1997 che i referendum abrogativi non raggiungono la soglia del 50,1% dei votanti necessaria perchè producano i loro effetti. Gli elettori sono stati chiamati a pronunciarsi successivamente nel '99, nel 2000, nel 2001, nel 2003 e nel 2005, in tutti questi casi la percentuale di elettori che si è recata alle urne è stata inferiore alla maggioranza più uno degli aventi diritto, ed è avvenuto anche per il referendum sulla riforma del titolo V della Costituzione (7 ottobre 2001) dove il sì è passato con soltanto il 34,1%, perchè per questo tipo di consultazione, confermativa, il quorum non è richiesto.
Il trend insomma è confermato da più di 10 anni: la percentuale di elettori che ha votato al referendum è stata tra il 49% (picco più alto nel '99) quando si chiese agli italiani di abolire il voto proporzionale alla Camera e il 25,6% (picco più basso nel 2005) del referendum sulla procreazione assistita. I promotori del Comitato per l'astensione la spiegano così: "Astenersi è un diritto costituzionalmente garantito", dice Gavino Angius, che da uomo laico e di sinistra per una volta sposa le argomentazioni che furono del cardinale Camillo Ruini nel 2005. Mentre un altro dei promotori, Pino Pisicchio, ritiene che il mancato raggiungimento del quorum negli ultimi 12 anni sia dovuto "all'abuso dello strumento, si è svuotato per estenuazione".
Gli astensionisti insomma ci contano, pur conservando la prudenza d'obbligo in questi casi soprattutto perchè "ci sono anche i ballottaggi e perchè il terzo quesito, quello sull'abrogazione delle candidature multiple può riscuotere consenso tra la gente", osserva Bruno Tabacci. La proposta di chi suggerisce l'astensione è quindi quella di recarsi al seggio per i ballottaggi e rifiutare le schede per il referendum facendo annotare la non partecipazione al voto. "Alle ultime elezioni europee si è detto che il partito dell'astensione sta crescendo - ha ricordato Tabacci - questo vale ancora di più per il referendum, si esprime un giudizio anche non votando".
Intanto a favore dell'astensione c'è anche la scarsa mobilitazione dei grandi partiti politici, compresi quelli che hanno sostenuto il sì o che hanno contribuito alla raccolta delle firme: sia il Pdl, dopo l'intesa raggiunta dal premier, Silvio Berlusconi, con Umberto Bossi, che il Pd, dentro il quale cresce la componente pro astensione, non stanno dando vita a grandi campagne a favore del voto sul territorio, ragione per la quale gli animatori del comitato promotore si sono appellati al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e da ultimo anche al presidente della Rai, Paolo Garimberti, per la scarsa informazione data dalla tv pubblica. Secondo un sondaggio Ispo del 15 giugno, infatti, il 53% degli italiani non sa neppure che il 21 giugno si vota per un referendum.
Recent comments
4 anni 50 weeks ago
5 anni 3 weeks ago
5 anni 3 weeks ago
5 anni 4 weeks ago
5 anni 4 weeks ago
5 anni 4 weeks ago
5 anni 4 weeks ago
5 anni 5 weeks ago
5 anni 5 weeks ago
5 anni 5 weeks ago