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Da Gubbio ci siamo impegnati sulla tragica realtà delle morti sul lavoro con alcuni contributi concreti. Nel VI Forum dell’informazione, organizzato nel giugno 2007, dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) ed ospitato nella Sala trecentesca del Comune, è stato trattato il tema “Lavoro precario in un’informazione precaria”. Si sono succeduti vari interventi, tutti autorevoli, ed anche il sottoscritto in qualità di sindaco della città di Gubbio ha dato il suo apporto. Alla fine, le organizzazioni sindacali, d’intesa con le associazioni dei giornalisti, hanno predisposto “la Carta di Gubbio”, un vero e proprio manifesto dedicato al tema della prevenzione e al ruolo dei media nell’informazione e nella denuncia di quanto avviene nel mondo del lavoro. Un atto di indirizzo per chiedere a voce alta a tutti i mass-media la promozione di iniziative non episodiche, per accendere i riflettori su questi temi. Non solo quando avvengono le tragedie come quelle della Thyssen Krupp di Torino, delle morti per asfissia nel depuratore di Mineo a trenta chilometri da Catania o a Porto Marghera, degli incidenti all’interno dello stabilimento di Terni a quelli di Campello sul Clitunno. Ma la lista è spaventosamente lunga … Sono due milioni le persone che ogni anno muoiono nel mondo a causa di incidenti o malattie professionali, secondo i dati dell`International Labour Organization (Ilo) e ogni anno in Europa si verificano 4 milioni di incidenti sul lavoro, con una perdita economica di un miliardo di euro l`anno. L`80% delle aziende ignora i rischi di incidenti sul luogo del lavoro, mentre una su tre non rispetta i requisiti previsti dalla legge. Questo mentre le scelte dell’attuale Governo tendono a deresponsabilizzare e a non punire le imprese… I numeri dell`emergenza italiana delle vittime sul lavoro parlano chiaro: 1.260 le morti bianche nel 2007; nei cantieri gli infortuni mortali nelle costruzioni sono stati 235 nel 2007 dei quali il 16,6% immigrati; le cause degli infortuni mortali nei cantieri vanno dal 42,55% di chi cade dall`alto al 20,85% di chi è travolto da mezzi meccanici al 14,89% di coloro che sono travolti da materiali di lavoro. I costi dei danni derivati dagli infortuni sul lavoro sono valutati in oltre 45,44 miliardi di euro: un prezzo altissimo in termini economici e incommensurabile in termini di perdite di vite umane. La logica dell`impresa esercita una pressione enorme sui lavoratori. I lavoratori chiedono sistemi di vigilanza più incisivi nei cantieri e nelle fabbriche, vogliono un controllo sugli orari di ingresso ai cantieri: chi fa troppo straordinario rischia di più. Vogliono la piena agibilità, in tutti i cantieri, anche per i delegati alla sicurezza. Tenendo conto che le strutture deputate al Controllo e alla Vigilanza sui luoghi di lavoro in Italia, esistono in TUTTE le ASL, occorre vedere il rapporto forza lavoro e attività svolta. Risulta che sono 853 i medici del lavoro (1 ogni 6.000 aziende circa) e che 266 sono i tecnici laureati (ingegneri, chimici, biologi, ecc.), (1 ogni 20.000 aziende circa) e 2.150 tecnici delle prevenzione NON laureati (1 ogni 2.790 aziende circa). Sono dati che dovrebbero farci "ragionare" anche sulla "capacità" sia "quantitativa" sia "qualitativa" delle ispezioni. Un’ipotesi è che le "entrate" delle sanzioni dovrebbero andare alle ASL per potenziare le attività sia di intervento/assistenza sia di formazione sulla sicurezza sul lavoro. Purtroppo questa prescrizione (obbligatoria!) è disattesa dalla stragrande maggioranza delle Regioni e le entrate finiscono in capitoli di bilancio che nulla hanno a che fare con la sicurezza sul lavoro. Le Regioni dovrebbero, inoltre, convocare i soggetti interessati per un protocollo d`intesa che garantisca a un delegato alla sicurezza la possibilità di intervenire nella zona appaltante dei vari cantieri. Ci piacerebbe che le emittenti radiofoniche e televisive realizzassero una sorta di palinsesto comune capace di promuovere non solo lo sdegno del momento ma anche la promozione di una vera e propria campagna informativa per promuovere ‘la cultura della prevenzione`. Ma la sicurezza deve anche e soprattutto entrare nella cultura, nel modo di agire, nei libri di scuola. Occorre che il mondo politico persegua un’azione comune, non solo nazionale ma internazionale, per elaborare direttive comuni sulla sicurezza e sanzioni adeguate per i contravventori. L’impegno mio e del mio gruppo (GUE), una volta presenti nel Parlamento Europeo, sarà quello di lavorare alla predisposizione di una direttiva europea che abbia come riferimento le considerazioni sopra riportate. Questo non è solo una dichiarazione d’intenti e una battaglia politica ma una vera battaglia di civiltà. Condividi