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di Isabella Rossi Dopo circa dieci ore di Camera di Consiglio il giudice, Giancarlo Massei, ha dato lettura della sentenza: ergastolo con esclusione dell'aggravante della crudeltà. L'imputato, non presente in aula, è stato ritenuto responsabile di tutti i reati a lui ascritti. Con la sentenza all'ergastolo per Roberto Spaccino si conclude, per ora, un lungo e doloroso processo. Ben 34 le udienze complessive, una lunga istruttoria dibattimentale che ha fornito un quadro piuttosto preciso dei maltrattamenti nei confronti di moglie e figli, di cui l'omicidio è da considerarsi il culmine. Non un episodio casuale, secondo il pubblico ministero, Antonella Duchini, ma il completamento di quelle fasi cicliche della violenza che caratterizzano il maltrattamento in famiglia. Diversa la convinzione degli avvocati della difesa, Luca Gentili e Michele Titoli. Secondo Michele Titoli si è concluso un primo atto, per usare un termine calcistico, "il primo tempo di una partita di calcio". "La corte", sostiene Gentili, "deve aver visto negli atti qualcosa che io non ho visto. Abbiamo motivato questo processo in tutti i suoi aspetti". Alla domanda sul perchè Roberto Spaccino non fosse in aula rispondono: "Non era in condizione, non se l'aspettava, anche se ha percepito questa situazione". Per l'avvocato Maria Cristina Ciace, che rappresenta il Telefono Rosa "la sentenza rispecchia quanto emerso in fase dibattimentale perchè le prove conducono tutte verso la responsabilità di Spaccino nonostante il pregevole lavoro della difesa non è stato possibile configurare un dubbio sulle responsabilità dell'imputato." Valeriano Tascini, che rappresenta Simonetta Pangallo, madre di Barbara e i due figli, Nicolò e Filippo, non commenta la sentenza: "Per noi ora inizia la parte più difficile, quella di spiegare ai figli cosa è successo e perchè il padre è stato condannato all'ergastolo. E' stato accertato che la sua responsabilità era così grave e consequenziale a quanto emerso negli atti d'indagine e nell'istruttoria dibattimentale. In questo ci affidiamo alla consulenza del professor Cancrini, ormai un punto fermo per i bambini". Roberta Bruzzone, la criminologa, incaricata dal Telefono Rosa di fornire una ricostruzione dell'omicidio da la seguente lettura: "Sentenza giusta che rispecchia quanto emerso durante le indagini. Non potevano esserci dubbi. Pena completamente compatibile con la gravità del delitto". Per Teresa Manente che, insieme a Paola Pasinato, rappresenta il Comitato 8 marzo, non si tratta comunque di una vittoria: "La nostra associazione lavora per evitare che si arrivi a processi come questi. Se si lavorasse sui maltrattamenti non li avremmo. Occorre che le istituzioni inizino un serio lavoro di contrasto alla violenza in famiglia." Condividi