CITTA' DI CASTELLO - “Non c’è alcuna marcia indietro rispetto al progetto approvato dal Consiglio comunale nell’ambito del contratto di quartiere e sottoscritto da Regione Umbria e Ministero delle infrastrutture. C’è, questa sì, tutta l’attenzione possibile alle perplessità avanzate dal Comitato dei residenti e dalla Consulta del Centro storico, ed anche alle esigenze prospettate dalla proprietà Fat e Fintab di fronte alle mutate condizioni finanziarie”.
Con queste parole il sindaco di Città di Castello Fernanda Cecchini ha chiarito, in apertura di seduta, lo scopo del percorso avviato con la riunione della Commissione Assetto del Territorio convocata in accordo con il presidente Luciano Domenichini.
“Se dobbiamo dedicare qualche settimana all’obiettivo di migliorare il progetto senza che questo metta a rischio il finanziamento di 6 milioni di euro, non siamo contrari - ha detto - a valutare nuove proposte”.
“Non rimettiamo in discussione il contratto di quartiere ma cerchiamo di perseguire il meglio, dando conto ai vari soggetti che interagiscono e, nel caso in cui ci siano ipotesi da rivedere, dando al Consiglio comunale gli elementi per valutare con piena coscienza ciò che comporta ciascuna soluzione alternativa e ricercare la migliore mediazione tra i punti di interesse”.
“Con il ministero dovremo verificare - ha affermato Giuliana Mancini, dirigente della regione, responsabile dei programmi di riqualificazione urbana - quali sono i margini entro i quali si possono proporre modifiche. Sicuramente vanno comunque salvaguardati tutti quei criteri che hanno dato diritto all’assegnazione di punteggi e che hanno portato il progetto in testa alla graduatoria di merito per accedere ai finanziamenti regionali e statali. Tra gli elementi da rispettare ci sono il perimetro dell’intervento, le finalità di riqualificazione del centro storico, le proporzioni tra le diverse destinazioni degli spazi e degli edifici”.
Indirettamente, una risposta a chi, come il consigliere Ivano Rampi, ha riproposto “l’eventualità di andare incontro alle attese dei cittadini servendosi della cosiddetta perequazione urbanistica”, ossia della possibilità di demolire edifici del centro compensando la proprietà con il diritto di costruire cubature in un’altra zona della città.
Come elemento preliminare di discussione, il dirigente del settore urbanistico Federico Calderini ha presentato, confrontandolo con il progetto già approvato, lo studio di fattibilità di una soluzione diversa messo a punto ed illustrata nel dettaglio dall’architetto Tiziano Sarteanesi, come tecnico di fiducia della proprietà Fat e Fintab. La nuova ipotesi contempla la rinuncia a demolire i fabbricati esistenti e costruirne di nuovi, scegliendo di ristrutturare ai fini residenziali e commerciali i vecchi capannoni. Non cambierebbe il rapporto delle altezze tra gli edifici e il complesso di San Domenico. Il progetto alternativo comprende soluzioni diverse dalle attuali per gli appartamenti che in parte saranno di maggiore pregio e disposti su due piani, per la piazza dell’archeologia con la copertura dei reperti e l’eliminazione dell’attuale dislivello che accentua alla vista l’altezza capannoni oltre le reali dimensioni, per le aree destinate a parcheggio con la diversa distribuzione ed organizzazione e la modifica degli itinerari di accesso veicolare e pedonale.
Gli amministratori di Fat e Fintab, Fabio Rossi e Francesco Nardoni, hanno evidenziato che “le nuove soluzioni vanno principalmente incontro ad esigenze prospettate dai cittadini e si cautelano rispetto all’eventualità di dover interrompere i lavori di scavo per ritrovamenti imprevedibili”. “Le due società sono comunque pronte - hanno detto - a dare attuazione al progetto già approvato con ogni possibile garanzia di non andare incontro a stop del tipo di quello già subito e l’assicurazione di poter localizzare nell’area destinata a terziario commerciale una tipologia, come l’alimentare, collocabile con immediatezza sul mercato per garantire il parziale autofinanziamento per la costruzione di appartamenti che dovranno essere affittati a canone concordato per un minimo di otto anni, scaglionando in tempi lunghi un adeguato rientro economico”.
Le ipotesi di modifica e le argomentazioni della proprietà hanno suscitato interventi sia da parte dei rappresentanti dei cittadini che da parte dei singoli consiglieri comunali sia di opposizione che di maggioranza.
Federico Del Gaia del Comitato dei residenti ha evidenziato che “non vi sono dati sufficienti per valutare l’impatto e le conseguenze del progetto approvato o di quello eventualmente modificato sulla vita dei cittadini e sull’organizzazione del quartiere”. Gaspare Pierangeli, presidente della Consulta Centro Storico ha riferito come siano state “accolte alcune tra le più importanti esigenze avanzate dai cittadini in assemblea e rivolte dalla Consulta all’amministrazione comunale”. Tra queste, “la preoccupazione per le piccole dimensioni degli appartamenti che ora saranno per la gran parte di oltre 80 metri quadrati, l’assicurazione di interventi di pregio architettonico che rivalutino la zona, la politica di reinsediamento di una residenzailità familiare e stanziale. La preferenza per la ristrutturazione del vecchio piuttosto che la costruzione del nuovo. La necessità di eliminare il dislivello dove giacciono i reperti”.
Tra i consiglieri comunali, Sandro Busatti e Nicola Morini hanno richiesto informazioni e chiarimenti, Franco Ciliberti ha sottolineato che “l’interesse pubblico e privato possono coincidere ma devono essere contemperate la compatibilità economica della proprietà e la qualità e né i parcheggi né gli insediamenti commerciali danno qualità”, per Roberto Lensi “siamo di fronte a soluzioni raffazzonate con finalità buone sviluppate in fretta tanto da giustificare l’ipotesi di rinunciare a questo progetto”, Felice Granci ha chiesto “se le vecchie strutture dei capannoni potranno mai reggere il peso delle abitazioni e se c’è chi può comunque garantire che la soprintendenza archeologica non ponga divieti in caso ritrovamenti fatti con i capannoni in piedi”.
Quanto ai consiglieri di maggioranza, per Maurizio Rapaioli e Bruno Allegria “bisogna fare presto e partire, se necessario anche con il progetto alternativo concordato”, per Mauro Alcherigi “c’è un progetto approvato ed un contratto sottoscritto che, se del caso, deve essere fatto valere senza sottostare a richieste fuori luogo della proprietà, che possono mettere a rischio il finanziamento”, per Domenico Caprini “l’incontro è stato utile ed ha messo in evidenza elementi di una soluzione condivisa con la Consulta che è un intelocutore istituzionale rappresentativo e privilegiato”. “È giunta l’ora - ha affermato - di chiudere quella buca”.
Prossimo appuntamento in Commissione tra una decina di giorni per entrare nel dettaglio delle singole opzioni: vecchio o nuovo, piazza coperta o scavo a cielo aperto, vecchio o nuovo accesso ai parcheggi. E così via.
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